La denuncia delle libraie della Legatoria Prampolini «Zona in balia di personaggi poco raccomandabili»

«L’ennesimo episodio di molestie in libreria». Lo hanno denunciato ai carabinieri le proprietarie della Legatoria Prampolini, le sorelle Angelica e Maria Carmela Sciacca che, da circa due anni, hanno ridato vita allo storico salotto culturale che ospitò Giovanni Verga, Luigi Capuana, Federico De Roberto, fino a Vitaliano Brancati ed Ercole Patti. «Qualche giorno fa quattro ragazzini del quartiere, di non più di otto anni ciascuno, sono entrati mentre la libreria era aperta con un atteggiamento da bulletti e hanno portato via degli auricolari che erano dietro il bancone accanto alla cassa e ai nostri strumenti di lavoro». E non è la prima volta che l’attività di via Vittorio Emanuele subisce invasioni di questo tipo. «Da due che sono entrati a chiedere una mascherina, sono diventati tre e poi quattro che si aggirano per la libreria», racconta Maria Carmela a MeridioNews.

Dopo l’ultimo fatto, le due libraie hanno deciso di aprire soltanto dalle 10 alle 14 per tutta questa settimana. «Da lunedì prossimo riprenderemo i nostri soliti orari – dicono – Questa mattina siamo andate a denunciare quanto accadute ai carabinieri che si sono dimostrati molto disponibili nei nostri confronti». In un primo momento, però, non era stato così: da un funzionario le commercianti si erano sentite rispondere che «è compito nostro sorvegliare meglio la libreria e che, al massimo, possiamo sporgere denuncia». Il punto non è solo la vicenda in sé, quanto piuttosto che «da piazza Mazzini e fino al Fortino, nel pomeriggio, specie dopo una certa ora, la zona diventa meno viva – descrive Maria Carmela – Molte attività sono chiuse o poco frequentate per via delle misure di contenimento del coronavirus e il quartiere resta in balia di personaggi poco raccomandabili che disturbano il nostro lavoro in svariati modi». 

Sulla base di questo, le due libraie – accompagnate dall’associazione Asaec antiestorsione di Catania – hanno chiesto alle forze dell’ordine «sopratutto di essere più presenti per le strade. Non per creare uno stato di polizia – precisano – ma perché noi commercianti e imprenditori, che stiamo continuando a lavorare anche per dare un’aria di normalità alla città in questo periodo particolare, abbiamo bisogno di sentirci tutelati. Quando si spengono le luci, succedono le cose». Per questo, dall’inizio di novembre, le due sorelle Sciacca hanno deciso di lasciare accese le luci anche dopo la chiusura della libreria. «Un modo per non lasciare completamente al buio la strada e – concludono – per fare in modo che le persone si sentano più al sicuro quando passano da lì».

Marta Silvestre

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