La cultura in via San Michele, senza le auto Parte l’esperimento di Centrocontemporaneo

«Un percorso per i sensi e la mente all’insegna dell’arte». Questo, nelle parole del comitato spontaneo di residenti, operatori culturali, attivisti del sociale, ristoratori ma soprattutto artisti che hanno ideato l’iniziativa, è Centrocontemporano. I primi sabato degli ultimi tre mesi del 2013 – 5 ottobre, 2 novembre e 7 dicembre -, la zona del centro storico che ha il suo fulcro nella via San Michele, verrà chiusa al traffico a partire dalle 14. Ospitando, senz’auto, una moltitudine di mostre e di eventi in rappresentanza dell’arte e della cultura. «Ma non vogliamo solo riempire la strada di eventi e contenuti – spiega l’ideatore dell’iniziativa, l’artista Antonio Recca – Vogliamo che tornino i bambini con il passeggino, le famiglie a piedi, i vecchietti sulle panchine: qui rischiamo di ammalarci di smog».

Un esperimento dunque, per tentare  di fare a Catania quello che si fa un po’ ovunque: vivere il centro storico a piedi. «Non c’è bisogno di andare a Parigi per capire quel che vogliamo fare, basterebbe andare a Scicli», continua Recca, che ha oggi un atelier sulla via San Michele, ma che in passato è stato anche un gestore di locali. Nel 1994 l’artista, appena ritornato nell’isola, aprì il primo vero pub in Sicilia. «Quello a cui assistiamo oggi in centro è il peggio della movida: è un delirio di macchine, che non fanno altro che strombazzare e suonare. E vediamo molte attività chiudere. Molti commercianti dovrebbero capire che guadagnerebbero il triplo senz’auto», commenta Recca. Auto che, per l’occasione, potranno essere posteggiate gratuitamente nell’area Amt della vicina via Sturzo.

Tutti gli eventi del 5 ottobre in Via San Michele e dintorni

L’area in cui si svolgeranno le attività di domani, organizzate in concomitanza con la IX Giornata del contemporaneo, comprende anche le via Paternò, via Montesano via Carcaci e piazza Manganelli, e ha al proprio interno botteghe artigiane, ristoranti, trattorie, associazioni, atelier, librerie, studi di fotografia e gallerie d’arte. Una vocazione turistica e culturale che senza un intervento deciso in direzione di una riscoperta rischierebbe di subire il processo di svuotamento già in atto da anni a favore dei comuni dell’hinterland etneo. «Qui da qualche anno si respira aria di cultura, che nulla ha a che vedere con la carne di cavallo e il rum e pera», continua Recca. Che, nonostante il grande sforzo collettivo fatto, con 19 punti di aggregazione lungo le strade della zona e almeno un centinaio tra banchetti ed eventi – tutti a ingresso libero -, ha un grande rammarico. «Purtroppo faremo tutto in un momento di grave lutto per la morte dei migranti in mare a Lampedusa. Ma la macchina organizzativa ormai non si poteva fermare», conclude.

Leandro Perrotta

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