La crisi di Meridi, nessuna decisione nell’udienza Il collegio potrebbe esprimersi tra qualche giorno

Per sapere la sorte che toccherà a Meridi, la società del patron del Catania Calcio Antonino Pulvirenti, si dovrà attendere ancora. L’azienda al suo interno conta la catena dei supermercati Fortè. E sono proprio i quasi 500 dipendenti dei punti vendita in tutta la Sicilia a rischiare il proprio posto di lavoro, per una situazione che ormai sembra arrivata al capolinea. Dopo l’opposizione della procura alla richiesta di amministrazione controllata avanzata dallo stesso Pulvirenti, stamane il giudice della sezione fallimentare del tribunale di Catania avrebbe dovuto decidere se avviare le procedure per mandare un funzionario del tribunale per ripianare i conti della società o se decretarne il fallimento. La questione, però, è slittata a data da destinarsi. Tutto si è svolto davanti gli avvocati dei creditori, alle sigle sindacali confederali Filmcams Cgil, Uiltucs e Fisacat Cisl, a cui si aggiungono Usi e Sinalp. Nell’attesa, potrebbe essere di rivalutato il piano di ristrutturazione presentato dalla società.

Va avanti così una crisi nera, fino ad ora senza nessun punto di svolta. Secondo quanto sostenuto dalle sigle sindacali, molti dipendenti sono in attesa di ricevere spettanze del 2018 e del 2019, i versamenti relativi al Tfr e i rimborsi sui 730. A questi si aggiungono fornitori e i locatori, anche loro alla finestra ad attendere

Molti punti vendita, almeno per il momento, hanno chiuso battenti per inventario: come quelli di Catania (via Guglielmino e via Renato Imbriani), Misterbianco, Paternò, Mascalucia e Giarre. Diversa è la situazione dei supermercati di Gela e San Pietro Clarenza, dove le saracinesche si sono abbassate per avvenuto sfratto. In stand by la possibile trattativa con Apulia, altro colosso della grande distribuzione, che aveva avanzato l’ipotesi di prendere in locazione circa settanta punti vendita e rifornirli di merce. Tuttavia, la decisione di Pulvirenti di richiedere l’amministrazione controllata della società avrebbe raffreddato la trattativa, che rimane comunque in piedi. Sono quaranta fino a questo momento i punti vendita che potrebbero chiudere definitivamente, mentre molti supermercati non vengono più riforniti di merce. La vicenda nel frattempo è seguita anche dalla prefettura di Catania, che ha già messo a sottoposto la questione al ministero dello Sviluppo economico.

A questo scenario si aggiungono anche le diverse posizioni delle sigle sindacali. Se da un lato qualche settimana fa i sindacati confederali hanno dichiarato lo stato di agitazione proclamando lo sciopero dei lavoratori, dall’altro lato le sigle sindacali minori hanno forzato il tiro affinché i punti vendita rimanessero aperti, invitando i dipendenti ad occupare il proprio posto di lavoro così da evitare la definitiva chiusura.

Carmelo Lombardo

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