«Abbiamo intrapreso questo viaggio dopo avere letto I Leoni di Sicilia». È stato il romanzo storico di Stefania Auci, che ripercorre la saga dei Florio, a ispirare il giro della Sicilia a bordo della storica Fiat 500 di una coppia di catanesi: insegnante di Storia dell’arte in un liceo classico lei e operatore turistico lui, Valeria Sanfilippo e Thomas Barbagallo hanno percorso oltre mille chilometri attraversando l’Isola da un capo all’altro. «Con una macchina diversa non sarebbe stata la stessa cosa», racconta Valeria a MeridioNews. Bagagliaio pieno e una valigia attaccata sul cofano posteriore, i due per l’estate della pandemia hanno scelto una vacanza «di prossimità, di lentezza (non abbiamo mai superato gli 80 chilometri orari) e di autenticità». Ma pure economica, considerato che «un pieno costa solo 24 euro».
La vera protagonista è stata Celestina. «Quando l’abbiamo comprata a Roma, circa due anni fa, era blu – ricorda la donna – poi abbiamo deciso di dipingerla di celeste che è il colore del cielo e della libertà». Un viaggio lungo tredici giorni percorrendo strade alternative. Partita da Catania a metà luglio, la coppia ha percorso la strada statale 120 che va da Fiumefreddo a Cerva alla ricerca di una vacanza alla scoperta di territori e comunità dove, per certi versi, il tempo sembra essersi fermato e che l’assenza del turismo di massa ha, in qualche modo, preservato.
Da Cesarò a Cerami e da Troina a Nicosia, da Sperlinga alle Madonie (Castelbuono, Castellana Sicula, Collesano, Gangi, Isnello, Petralia Soprana e Sottana, Scillato), poi una tappa a Palermo prima di ripartire verso Piana degli Albanesi e Portella della Ginestra fino a Trapani, Marsala, Mazara del Vallo e Castelvetrano. Sempre percorrendo strade secondarie e, qualche volta, anche trazzere Valeria e Thomas sono arrivati anche a Burgio, Caltabellotta, Palazzo Adriano, Vallelunga e Valledolmo. «Tante tappe, è vero, ma non abbiamo mai corso», ci tengono a sottolineare. «Non abbiamo iniziato con un percorso già pianificato – spiega la coppia appassionata di campeggio ed escursionismo – ma ci siamo fatti consigliare su come proseguire, tappa dopo tappa, dalle persone del posto. In questo senso – aggiungono – è stato un viaggio anche dal punto di vista umano». Deflettori e cappottina aperti e un ombrellino per ripararsi dal sole, «nelle ore più calde abbiamo sempre cercato un posto al fresco in cui attaccare le nostre amache per riposarci».
In luoghi che non rientrano nei circuiti più classici del turismo anche le spese per mangiare e dormire sono piuttosto contenute. «La sorpresa più grande per me, il posto da cui sono rimasta maggiormente suggestionata è senza dubbio Caltabellotta (in provincia di Agrigento, ndr) perché – racconta Valeria – è il paese da cui si vedono più paesi della Sicilia, circa una ventina. Quando si arriva in cima, sembra di essere su un elicottero». Altra tappa interessante per la coppia è stata Burgio, sempre nell’Agrigentino, «dove abbiamo potuto visitare una fonderia di campane del 1500, una delle poche esistenti in Italia». Nel viaggio nato per ripercorrere tutte le tappe della targa Florio, la coppia ha notato anche delle criticità. «Alcune strade non sono indicate, in alcuni tratti la segnaletica è inesistente o sbagliata e la cosa che più ci è dispiaciuta – concludono – è che ci sono ancora troppi luoghi che non si possono visitare: musei chiusi, luoghi inaccessibili, pezzi di storia e di arte non curati o poco fruibili. È bello che alcuni posti non vengano snaturati ma è giusto che siano comunque accessibili».
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