La Consulta delle culture non vuole l’attivista di Salvini Lui: «Gli immigrati in Sicilia dovrebbero venirci in vacanza»

E’ la Consulta delle Culture, l’organo voluto dal sindaco Leoluca Orlando per promuovere le politiche relative all’immigrazione a Palermo, il terreno dove si tenta l’integrazione forse impossibile. Soprattutto se è quella tra Lega e immigrati, come dice il presidente della Consulta, Adham Darawsha, a fine consiglio: «Due rette che non si incontreranno mai».

La Lega, infatti, siede al tavolo dell’organo degli immigrati cittadini, dopo che il consigliere Giorgio Calì tra i tanti suoi cambi di casacca alla fine è passato tra le fila del movimento Noi con Salvini. Sorpresa per i migranti che fanno parte dell’organo amministrativo. «Un leghista tra i migranti?». Parole che stonano tra loro per i consiglieri della consulta i quali senza troppi giri di parole esprimono durante l’ultimo consiglio il proprio dissenso. Ma Calì non si perde d’animo e rivendica il diritto di non mollare la sua poltrona all’interno della Consulta: «Credo che non ci sia nessuna differenza tra me e voi». 

Il presidente palestinese Darawsha lo incalza: «Si dissocia dalle esternazioni del suo leader?». E l’attivista di Salvini: «Mi dissocio da tutto e da tutti». E tra tutti ci tiene a sottolineare la sua distanza soprattutto da Borghezio, dissociandosi a tal punto da chiamarlo Bergozio. Insomma, nega e non molla Calì, tanto che l’altro consigliere comunale, Giovanni Lo Cascio, unico italiano doc oltre a lui in quella sala, all’orecchio gli sussurra: «Ti stai difendendo bene». 

Ad ogni modo, merito al coraggio, come sottolinea il presidente della Consulta che aggiunge: «Magari il consigliere Calì potrebbe provare, proprio da qui, a cambiare la Lega». Ci riuscirà? Intanto il consigliere, dopo aver ammorbidito i toni con i colleghi, si riallinea nell’intervista ai nostri microfoni, e rispetto «all’invasione» degli immigrati, ribadisce la tesi leghista del «aiutiamoli a casa loro», «perché gli immigrati in Sicilia dovrebbero venirci in vacanza». 

Maurizio Zoppi

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