La congrega laica con la passione per la politica Tra familiari e fedeli, tanti ex e attuali assessori

Un’associazione di fedeli unita nella preghiera a tinte carismatiche e cresciuta fino ad annoverare almeno
cinquemila adepti, secondo le stime della Procura di Catania. Finita adesso alla ribalta non per i suoi scopi comunitari, ma per le gravi accuse che hanno investito i vertici dell’associazione cattolica Cultura e ambiente. Nata quarant’anni fa all’ombra del santuario Maria Santissima Ritornata di Aci Bonaccorsi ed estesasi sempre più, forte della sua natura paraecclesiastica, fino a lambire con la sua influenza anche la Piana di Catania. Se adesso sulle accuse di presunti abusi nei confronti di sei minorenni deciderà la giustizia, resta il peso dello scandalo che ha travolto una congrega nota ben oltre i confini dell’esperienza religiosa, tanto da ritagliarsi una posizione anche nel campo della politica. Nulla di anomalo in questo, ma a suggerirlo non c’è soltanto il legame di sangue tra il principale accusato nell’ambito dell’operazione 12 apostoli, «l’arcangelo» Pietro Alfio Capuana, e il figlio Daniele, funambolo del panorama partitico provinciale con un denso curriculum di incarichi pubblici. Diversi sono infatti i politici che – non coinvolti nell’indagine – hanno avuto o hanno ancora a che fare con l’associazione in maniera diretta o tramite familiari.

Rotella: L’elettorato è dinamico, e io lì vedevo solo gente che pregava

Mentre Capuana senior, da funzionario bancario, diventava sempre più la guida spirituale di quella che i magistrati hanno definito «una setta con selezione d’ingresso ed organizzazione di tipo fortemente gerarchico», Capuana junior cominciava il suo percorso tra le file della scomparsa formazione di centrosinistra Rinnovamento italiano. Consigliere comunale a Catania fra il Bianco II – accreditato fra i più vicini all’ex ministro – e la prima consiliatura Scapagnini, Daniele Capuana inaugura poi la sua carriera alla Provincia con il movimento Nuova Sicilia per poi transitare nell’Mpa da assessore sia con Raffaele Lombardo che con Giuseppe Castiglione. La rottura con gli autonomisti, condita da un’espulsione, coincide con il lancio del movimento Scelta giovane e un traumatico passaggio al Pd. Traumatico perché diventa uno dei motivi della scissione che si consuma a Motta Sant’Anastasia in occasione delle Amministrative del 2014. Lì dove la comunità Cultura e ambiente detiene un’affollata enclave di seguaci in tutti i pezzi di società, Capuana diventa il candidato voluto dalla segreteria provinciale del partito. La base locale si schiera invece con Danilo Festa, esponente della sinistra. Tra i due litiganti, privati entrambi del simbolo, a godere per soli sette voti in più rispetto all’ex autonomista è l’attuale sindaco, leghista di Noi con Salvini, Anastasio Carrà. Un fiasco mai realmente digerito dalle parti dei dem e proprio da Capuana, che intanto alla fine del 2016 ha lasciato anche quel partito. Nel 2012, candidato alle Regionali nella lista Pd, aveva sfiorato i 5 mila voti. Ieri, dopo la notizia degli arresti, il politico ha scelto di rimanere in silenzio. Contattato da MeridioNews, il suo telefono squilla a vuoto.

L’altro legame strettissimo tra politica e laica militanza cattolica passa per l’arrestata
Rosaria Giuffrida, tesoriera dell’associazione e, per gli inquirenti, una delle «manipolatrici» – le altre donne ai domiciliari sono Fabiola Raciti e Katia Concetta Scarpignato – che avrebbero agevolato la caduta di alcune «minorenni fragili» nella presunta spirale di violenze sessuali di Pietro Capuana. Nipote del fondatore della congregazione padre Stefano Cavalli – morto due anni fa e sul cui eventuale coinvolgimento gli inquirenti dicono che «non è possibile fare supposizioni» – Giuffrida è moglie di Mimmo Rotella, vecchia conoscenza ormai decaduta della politica catanese. Rotella alle Regionali del 1996 portò sempre in dote a Rinnovamento italiano, particella centrista dell’Ulivo creata da Lamberto Dini, oltre quattromila preferenze. Buone per aprirgli le porte dell’assessorato del Turismo nel primo governo di Totò Cuffaro. I voti diventano settemila cinque anni dopo, quanto Rotella si inventa l’antenato dell’Mpa, il movimento Nuova Sicilia tra i cui volti di punta figurava il pluriassessore provinciale etneo Daniele Capuana. 

Fassiolo: Noi facciamo apostolato e incontriamo le famiglie

Rotella ha intanto chiuso il cursus politico con una candidatura alle regionali, nel 2012, con il Cantiere popolare di Saverio Romano e Mimmo Sudano, e, prima ancora, con l’ultimo assessorato che Giuseppe Castiglione gli accorda alla Provincia. Ruolo poi passato a Viviana Pardo, che nel suo curriculum istituzionale si descrive come «dal 1994 impegnata in attività a favore del sociale e membro dell’associazione cattolica Cultura ambiente». Per Rotella la politica adesso è lontana, così come qualche vicenda giudiziaria e il rapporto con l’associazione cattolica oggi nella bufera. «Non ho mai avuto ruoli nell’associazione, né mi ero mai accorto di qualcosa di strano, ho sempre visto soltanto gente che pregava – dice l’ex onorevole a MeridioNews – ma so che chi è a posto con la coscienza non ha nulla da temere». Per Rotella dire che la presunta setta era il bacino di consensi suo o di qualcun altro ha poco senso: «L’elettorato è dinamico, e poi io ho preso voti dappertutto».

Chi fa invece politica attiva è la vicepresidente dell’associazione,
Candida Fassiolo, assessora di Anastasio Carrà sempre a Motta. Prima dell’ingresso in giunta, Fassiolo era stata eletta nella coalizione dello sconfitto Daniele Capuana. Ma dietro il salto in maggioranza ci sarebbe solo «un’amicizia personale con il sindaco», come chiarisce a MeridioNews mentre racconta delle attività della congregazione. «Noi facciamo apostolato e incontriamo le famiglie, rispettando le regole e nella massima trasparenza, sostentandoci soprattutto grazie ai soci – dichiara – Da trent’anni sono lì dentro e non posso credere alle accuse, siamo distrutti e costernati ma abbiamo fiducia nella giustizia». Per Fassiolo il cuore pulsante dell’associazione resta la sede di Aci Bonaccorsi, «dove ci incontriamo per pregare nel nostro cenacolo». 

Non solo in ambienti privati, ma anche durante qualcuno di questi incontri, secondo i magistrati, sarebbe avvenuto qualche episodio ambiguo tra delle minorenni e Pietro Capuana. Che affida all’avvocato
Mario Brancato la sua professione d’innocenza. «Il Gip – afferma il legale – non ha tenuto nella giusta considerazione il rapporto dell‘ampia attività difensiva attivata dopo la perquisizione disposta dalla Procura». Allontana ogni ombra anche la Diocesi di Acireale, retta dal vescovo Antonino Raspanti, precisando in una nota che «la natura dell’associazione in questione è civile». Nessun sospetto sul «perpetrarsi occulto di fatti criminali» avrebbero avuto i sacerdoti che si sono trovati a «collaborare» con la congregazione. Nell’ambiente ecclesiastico, però, c’è anche chi ricorda che il problema dell’inquieto attivismo dell’associazione, giudicata una «scheggia impazzita», era comunque approdato sul tavolo delle gerarchie ecclesiastiche, sebbene tra il clero e «l’impenetrabile» congrega non vi fosse alcun legame formale che rendesse necessario un controllo diretto.

Francesco Vasta

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