«Seguo le vicende dell’Eni da quando ne ho memoria, anche perché sono figlio di un metalmeccanico che ha lavorato alla Raffineria di Gela per oltre 20 anni». Il redattore di Meridionews Andrea Turco ha da poco dato alle stampe un libro, edito da Villaggio Maori, che si intitola La città a sei zampe. Nato proprio nella città del golfo, il nostro collaboratore ha seguito e continua a farlo, anche da Palermo, le vicende dell’ex stabilimento petrolchimico, ex raffineria, ora un colosso industriale apparentemente quieto. E ora ha raccolto le vicende che ha seguito per la nostra testata, ampliandole e approfondendole, in un’opera che verrà presentata per la prima volta a Palermo al Porco Rosso, il circolo Arci di Piazza Professa, a Ballarò.
«Da quando il cane a sei zampe ha annunciato la chiusura degli impianti, il 02 luglio del 2014 – continua Turco – ho raccontato la narrazione tossica, è proprio il caso di dirlo, che l’azienda e le istituzioni hanno continuato a fornire: per loro andava tutto bene, loro parlavano di riconversione (mai partita) e di posti di lavoro che non si sarebbero persi (e invece se ne sono persi a centinaia), parlavano di bonifiche (mai effettuate) e di palliativi spacciati per grandi soluzioni. Questo libro è il tentativo di spiegare perché ancora Gela rimane, nonostante tutto, la città dell’Eni».
In Italia esiste un antico e controverso rapporto tra industria, territorio e popolazione: e le vicende siciliane ne rappresentano certamente una pietra miliare. Da Gela a Milazzo, passando per Termini Imerese e il triangolo Augusta-Priolo-Siracusa, il mito del dopoguerra di un’industria che facesse rima con progresso si è arenato ad appena 60 anni di distanza. E Gela rappresenta in questo senso un caso emblematico. «Del sogno di Enrico Mattei, di industrializzare il Mezzogiorno – dice ancora Turco – oggi sono rimaste solo le scorie».
E il libro del nostro cronista non tralascia nessun aspetto: la storia del cane a sei zampe e le sue politiche industriali, l’impatto ambientale e gli omissis in materia di prevenzione e risanamento, la trasformazione urbana e simbolica del territorio, la retorica delle istituzioni e le promesse mancate, le memorie personali, la vita operaia e l’emergenza sanitaria. Storia pubblica e privata al contempo, attuale e paradigmatica, che racconta come l’azienda di Mattei abbia affondato le sue zampe in Italia, modernizzandola e intrappolandola al tempo stesso.
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