La carica dei catanesi che ambiscono all’Ars Inizia caccia al voto nel caos liste e coalizioni

Tutto sarà più chiaro dopo ferragosto. Quando, cioè, non solo gli elettori che non hanno ancora ceduto all’astensionismo, ma anche e soprattutto le gerarchie provinciali a vario titolo di partiti e movimenti di centrodestra e centrosinistra, sperano che si sarà finalmente diradata la nebbia sulle candidature alla presidenza della Regione Sicilia. Tutti aspettano, «vediamo che succede» è il refrain che va per la maggiore, in attesa di capire dove potersi giocare al meglio le possibilità di rientrare tra i magnifici tredici deputati che verranno eletti nella provincia etnea. 

Quel che appare certo, finora, è che dal «nome del presidente» passeranno gran parte delle chance di maggiore attrattività di liste e coalizioni, specie nei confronti del pulviscolo centrista – densissimo anche nel Catanese – che i due poli si stanno contendendo. 

Una dinamica di cui potrebbe giovarsi in particolare il centrodestra, impantanato sul dilemma Nello Musumeci sì-Nello Musumeci no, se a spuntarla alla fine fosse proprio l’ipotesi della convergenza unitaria a sostegno dell’ex missino, forte di un’indiscutibile popolarità. Ma anche a sinistra, con un candidato di matrice trasversale e moderata, per il Partito democratico sarebbe ancor più facile attrarre a sé gran parte dei centristi in cerca di un tetto.

Musumeci, in ogni caso, sarà in campo con o senza Forza Italia al suo fianco. Da ciò dipende il suo rafforzamento nella corsa alla presidenza così come quello della «sua» creatura in cantiere, la lista #Diventeràbellissima. Nel cui alveo – oltre alle nuove adesioni favorite dalla possibile nomination unitaria – saranno ricompresi prima di tutto i candidati fedelissimi dell’ex presidente della provincia di Catania e le nuove reclute ammaliate dall’ispirazione «civica» sempre rimarcata da Musumeci. Tra questi figurerà senz’altro qualche autorevole «nome nuovo», da tenere però criptato fino all’ultimo. Ci sarà poi spazio per i candidati di Fratelli d’Italia – come il consigliere catanese Carmelo Nicotra e l’assessore di Mascali Alberto Cardillo – e del gruppo di Noi con Salvini, capitanato dal duo di sindaci Filippo Drago (Aci Castello) e Anastasio Carrà (Motta Sant’Anastasia). 

Con Musumeci candidato, poi, a godere di rinnovato magnetismo sarebbe anche l’indeciso partito di Silvio Berlusconi, che potrebbe così rinfrescare un elenco di candidati già consolidato per quanto riguarda i nomi di punta. Si va dal capogruppo all’Ars Marco Falcone all’ex sindaco di Belpasso Alfio Papale – cui farà bene il supporto dell’europarlamentare Salvo Pogliese – al consigliere comunale a Catania Riccardo Pellegrino e a Dario Daidone, già candidato nel 2012, fino a Giovanni Grasso, ex vicesindaco di Aci Catena, in quota Basilio Catanoso e a Massimiliano Giammusso, consigliere a Gravina. 

Malgrado comunque gli strali «contro i traditori» che arrivano dai settori più intransigenti del centrodestra, la soluzione al dilemma Musumeci sì-Musumeci no passa anche per Angelino Alfano. Il cui partito, Alternativa popolare, a Catania poggia quasi del tutto sulle spalle del sottosegretario Giuseppe Castiglione e del di lui suocero, l’intramontabile ex senatore Pino Firrarello. Il duo sembra intenzionato a puntare soprattutto su Nuccio Condorelli, in pista già da tempo, e sul fedelissimo Giovanni La Magna, già candidato alle Politiche del 2013 e membro del direttivo Confesercenti. Al loro fianco, poi, anche qualche giovane rimasto devoto alla segreteria firrarelliana. In provincia, quasi certa la candidatura di Francesco Longo, presidente del Consiglio a Giarre, mentre è stata smentita quella dell’ultimo gioiello di famiglia, il figlio di Castiglione, Carlo Maria. Se però la crisi d’identità di questi centristi dovesse risolversi pendendo a sinistra – il professore Giovanni La Via, sempre più distante da Castiglione, è comunque un nome caldo per la presidenza – la lista di Ap aprirebbe le sue porte agli ex Udc di Giampiero D’Alia, oggi Centristi per la Sicilia. A giocarsi la riconferma, sotto quest’egida, ci sarà il deputato Marco Forzese, impegnato da mesi in una paziente opera di scouting nei consigli comunali di mezza provincia. 

Che non siano tempi buoni per le dinasty in politica, comunque, lo conferma quanto accade in casa autonomista. Raffaele Lombardo, infatti, c’è anche se non si vede. Una lista dell’ex presidente della Regione ci sarà, ma senza che vi compaia il suo cognome. Il figlio Toti non si ricandida e nemmeno dovrebbe esserci il nipote Giuseppe, per la verità dato in costante allontanamento dall’orbita dello zio. Nome certo, per il momento, è invece l’uscente Dino Fiorenza. L’Mpa finora ha comunque guardato al centrodestra, e potrebbe restarci anche senza coalizione vasta. Lo stesso dovrebbe fare quel che resta dell’Udc isolano, fra le cui fila si segnala l’attivismo in chiave Regionali del consigliere comunale Carmelo Sgroi

Nel pulviscolo centrista si muovono, ma con molti meno dubbi, gli uomini di Sicilia futura. I moderati a trazione renziana di Nicola D’Agostino e Nico Torrisi lavorano per andare, il prossimo 5 novembre, oltre le più rosee attese. Restando al fianco del Pd. Il deputato acese sarà ricandidato, assieme ad un altro consigliere catanese, Carmelo Coppolino, ed alla novità dell’ex sindaco di Tremestieri, Ketty Rapisarda Basile. Un altro ex sindaco potrebbe poi entrare in lista, Andrea Messina, e chissà che la schiera dagostiniana non possa ulteriormente accrescersi in caso di candidato autorevole per il centrosinistra, pescando ad esempio fra gli orfani del compianto Lino Leanza. Viene da qui l’ex assessore di Belpasso Giuseppe Zitelli, che appartiene anche alla curiosa categoria dei candidati a prescindere. Quelli cioè che hanno già ufficializzato la propria corsa pur senza proporsi agli elettori con un simbolo di partito. Tra questi figli dell’incertezza politica isolata c’è anche Gaetano Galvagno – nipote dell’ex consigliere provinciale dell’Mpa Mimmo – già candidato conteso da Forza Italia ed alfaniani. 

Capitolo Pd. I primi tre posti della lista appaiono già blindati da tre campioni di preferenze in odor di riconferma. Luca Sammartino, nel 2012 diventato deputato regionale con l’Udc, oggi corre per diventare il primo degli eletti dem sfidando l’ex Mpa, assessore regionale uscente, Anthony Barbagallo, e l’uomo dell’area Cgil Angelo Villari. Stando così le cose, in casa Pd quello che si teme è l’effetto svuotamento che potrebbe causare un equilibrio così già ben delineato. Chissà che allora altri candidati in pectore come Gianfranco Vullo e Alessandro Porto – quest’ultimo nome che sarà diretta emanazione del sindaco di Catania Enzo Bianco – non trovino ospitalità dalle parti della lista di centrosinistra che dovrebbe aggregarsi intorno al sindaco di Palermo Leoluca Orlando. 

Destino analogo alla lista di Musumeci sembra avere Idea Sicilia, il movimento dell’altro candidato presidente che ha scelto la via della forzatura per imporre il proprio nome, Roberto Lagalla. Senza sinistra o destra intorno all’ex rettore, difficile che possa rinvigorirsi ulteriormente la lista catanese di questa forza politica. Dove figureranno comunque l’ex consigliere provinciale acese Santo Primavera e, forse, il professore Maurizio Caserta. Mentre dalla provincia potrebbe arrivare il consigliere comunale di Mascali Carmelo Caltabiano. Non saranno più del gruppo, dopo un’inattesa rottura con Lagalla, i superstiti di Scelta civica, guidati da Settimo Minnella. Quest’ultima pattuglia centrista cerca un approdo dalle parti del primo degli indesiderati, il presidente Rosario Crocetta. A guidare nel Catanese la sua lista Riparte Sicilia ci sarà il luogotenente del governatore Giuseppe Caudo

Il «vediamo che succede», infine, non è affare per il Movimento 5 stelle. I grillini, sondaggi alla mano e in caso di boom confermato, potrebbero anche prendersi quattro o cinque dei tredici eletti. Tra questi potranno esserci gli uscenti Gianina Ciancio, Angela Foti Francesco Cappello, ricandidati, oltre alle possibili new entry Lidia Adorno, ex candidata sindaca a Catania, e Jose Marano per il gruppo di attivisti di Misterbianco. 

Francesco Vasta

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