La beffa: addio alle riduzioni di aliquote Irap e Irpef Mutuo da 2 miliardi: ancora penalizzate famiglie e imprese

In un’atmosfera da Prendi i soldi e scappa ieri sera la commissione Bilancio e Finanze dell’Ars ha approvato il disegno di legge che impegna la Regione siciliana a contrarre un mega-mutuo da oltre 2 miliardi di euro. 

Nei giorni scorsi sembrava che, in un sussulto di dignità istituzionale, il Parlamento dell’Isola avesse posto una condizione: affrontare la questione mutuo contestualmente alla presentazione, da parte del governo di Rosario Crocetta, del Bozzone con il progetto di Bilancio e Finanziaria 2015. L’altro ieri, addirittura, alcuni parlamentari regionali del Pd, in difesa di famiglie e imprese siciliane, avevano chiesto la riduzione delle aliquote Irpef e Irap. 

Insomma, sembrava che il Parlamento siciliano e la politica avessero ritrovato, improvvisamente, coraggio e dignità istituzionale. Invece, ieri sera, è arrivato lo sbracamento totale dopo una riunione-fiume della commissione Bilancio e Finanze: il mutuo di oltre 2 miliardi di euro si farà prima dell’approvazione di Bilancio e Finanziaria; mentre famiglie e imprese dell’Isola si potranno dimenticare la riduzione delle aliquote Irpef e Irap, che resteranno le più elevate d’Italia.

A conti fatti, ieri sera è passata la linea dell’assessore-commissario del Bilancio regionale, Alessandro Baccei: nuovi sacrifici per i siciliani già martoriati dal governo Renzi e dalle tasse comunali. Ovviamente, andava trovata la formula per prendere in giro le famiglie e gli imprenditori della nostra regione. E l’hanno trovata: governo e Ars diranno che l’aliquota Irap verrà abbassata nel 2017, mentre l’aliquota Irpef verrà ridotta nel 2018…

Per dirla con Ennio Flaiano, in Sicilia la situazione è grave ma non seria. Che c’è di serio, infatti, in una Regione che, per pagare stipendi e debiti si indebita ulteriormente? Anzi, indebita ulteriormente famiglie e imprese siciliane? 

Nella relazione tecnica di accompagnamento al disegno di legge sul mutuo il governo regionale avrebbe dovuto illustrare, con documenti ufficiali, dove sono finiti questi 5 miliardi di euro non erogati alle strutture sanitarie pubbliche. Lo stesso governo ha detto che Asp e Aziende ospedaliere, non ricevendo tutti i fondi annuali dalla Regione, si sarebbero indebitate con le banche con onerose scoperture di tesoreria. Tutto questo dovrebbe essere certificato da documenti ufficiali forniti dagli uffici delle strutture sanitarie. Invece, nulla: tutto sulla parola di un governo regionale che, negli ultimi venti giorni, ha fornito, di questa storia, tre o quattro versioni.

Al’inizio Crocetta e compagni hanno detto che la Regione ha cominciato a non pagare più correttamente Asp e Aziende sanitarie a partire dal 2001. Poi si sono corretti e hanno precisato che i problemi sono cominciati nel 2006. Lo scorso aprile hanno detto che questo buco sanitario ammontava a 600 milioni di euro. Ma due mesi prima, cioè a febbraio di quest’anno, a Roma, nel corso di una riunione con il governo nazionale (questo si scoprirà solo una ventina di giorni fa), ammettevano che il debito della Regione verso il proprio sistema sanitario regionale ammontava a 2,6 miliardi. Ma ad aprile, a Sala d’Ercole, Crocetta e compagni mentivano, dicendo che il debito era solo pari a 600 milioni di euro. 

Venti giorni fa, la mezza verità: il governo Crocetta annuncia che il debito, al 31 dicembre 2011, è pari a 2,6 miliardi. Da qui la richiesta di un mutuo da 2 miliardi. Tocca all’ex assessore regionale al Bilancio, Franco Piro, ristabilire la verità: se quello che dice il governo Crocetta è vero, mettendoci dentro il 2012, il 2013 e il 2014, il buco dovrebbe essere di circa 5 miliardi. Numero certificato dal governo in una relazione consegnata qualche giorno fa alla commissione Bilancio e Finanze. 

Tirando le somme, si scopre che la Regione, tra il 2008 e il 2009, per fronteggiare il deficit della sanità, ha contratto un mutuo da 2,6 miliardi di euro, portando ai massimi livelli le aliquote Irap e Irpef. Con l’impegno che tali aliquote sarebbero state ridotte dopo tre anni. Impegno non mantenuto. Tra aprile e maggio di quest’anno, nuovo mutuo della Regione di quasi un miliardo di euro, per coprire, con 600 milioni di euro, gli eterni debiti della sanità (degli altri 300 milioni di euro di tale mutuo non si hanno notizie: dovevano andare ai Comuni, ma i Comuni siciliani, questi soldi, non li hanno mai visti). Ieri sera, terzo mutuo – anzi mega mutuo – da oltre 2 miliardi di euro, sempre per la sanità. 

Il tutto mentre la sanità pubblica siciliana, negli ultimi anni, è peggiorata: tagli di interi reparti, tagli selvaggi di posti letto, retribuzioni dei dirigenti medici bloccate da quattro anni, dieci ospedali medi e piccoli che nel 2016 dovranno essere sbaraccati. Per non parlare dei servizi socio-sanitari, che negli ultimi due anni hanno subito tagli del 60 per cento e oltre. 

C’è qualche cosa che non quadra in queste ricostruzioni del governo Crocetta, peraltro non suffragate da documenti ufficiali: cosa, questa, che segnala il degrado culturale, prima che politico, del parlamento siciliano.

Il dubbio è che tutte queste ricostruzioni fantasiose nascondano un’altra verità: e cioè che i pesanti tagli operati negli ultimi anni dai governi nazionali in danno della Sicilia (un miliardo e 300 milioni di euro solo quest’anno) abbiano fatto saltare tutti i conti. E che governo e Ars stiano utilizzando la sanità per giustificare buchi finanziari di altra natura, mentendo a 5 milioni di siciliani. E, soprattutto, coprendo Roma invece di difendere la Sicilia.  

Se è così non c’è che un solo modo per accertarlo: vincolare la spesa di questi due miliardi di euro che entreranno con il mega-mutuo al risanamento di questi presunti buchi della sanità siciliana. Che è quello – a quanto ci dicono – che qualche parlamentare dell’Ars sta già approntando con un emendamento. Se questo emendamento diventerà legge, i buchi potranno essere ascritti alla sanità; se Sala d’Ercole lo boccerà, si scoprirà che governo e Ars, su questo buco di 5 miliardi di euro, hanno solo raccontato bugie.  

          

Giulio Ambrosetti

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