«Ciao, scusa ma volevo sapere se il cornetto ti è piaciuto». Così domanda Francesco Lo Iacono a un cliente. Altre volte sono loro stessi a pretendere mezza ananas, una bottiglia di vino o una birra grande. Lo Iacono, però, non commercia nella ristorazione ma è uno spacciatore, soprattutto di cocaina. Assieme alla moglie Lorena Vitale e un’altra coppia, Ernesto Gulotta con la compagna Anna Bonfardino, hanno messo su un mercato fiorente di spaccio, nella zona Zisa, all’interno del mandamento della Noce. Gli inquirenti, che ieri hanno eseguito 16 arresti, non hanno esitato a definirlo una sorta di call center della droga, aperto h24, con centinaia di clienti sparsi per la città.
Le due coppie agiscono muovendosi a proprio agio tra i locali notturni della Palermo bene, scattando da un capo all’altro del capoluogo per soddisfare le richieste dei clienti che, puntali, giungono al cellulare, anche come semplici messaggini whatsapp. Il linguaggio non è mai esplicito ma criptico, con un uso disinvolto di termini riconducibili al cibo e ai vestiti. Nel corso di una telefonata intercettata dagli inquirenti ad esempio Lo Iacono, per accertarsi del quantitativo desiderato dal cliente, domanda: «Come la vuoi? Bianca o rossa la palla, come la porto?». Mentre in un’altra occasione, si fa riferimento a una «birra grande» o a «bottiglie di vino rosse o bianche».
Il termine grande, in questo caso, si riferisce alla bustina da un grammo o due di cocaina, contraddistinta da un nastro isolante di colore bianco, mentre le confezioni più piccole da mezzo grammo, sono sigillate con del nastro di colore rosso. Ecco perché in un altro caso, per aver contezza del quantitativo necessario, sempre Lo Iacono si rivolge a una cliente domandandole «tu sei milanista o juventina?». Il tutto per un gigantesco giro d’affari che fruttava ai membri della banda dai 500-600 euro al giorno durante la settimana, somma che poteva crescere anche fino a 1000-2000 euro nei fine settimana con introiti non inferiori ai 30 mila euro al mese, stimano gli investigatori.
Spesso, però, il linguaggio in codice usato dai pusher è zeppo di allusioni ai vestiti. Durante una conversazione tra Gulotta e Vitale, impegnati a fare il conteggio del numero di dosi da consegnare agli acquirenti, il primo invitava la moglie a preparare «due o tre bei regalini», poi indicati come «magliette scadenti», ovvero stupefacente di scarsa qualità da regalare a qualche cliente. Così il marito dopo aver comunicato di essere in procinto di lasciare i «jeans», lei rispondeva: «Ah sì, quelli comprati oggi! Belli sono, penso che gli piaceranno». E ancora, Ernesto esorta Lorena: «Fammeli due o tre bei regalini, due magliettine scadenti, capito?».
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