Italkali: i soci privati vogliono liberarsi della Regione E sull’Eni Linda Vancheri tira dritto

L’Italkali vuole rilevare le quote ancora in mano alla Regione Siciliana. Solo a queste condizioni, la società sarebbe disponibile ad investire ulteriormente nel territorio e ad assorbire i dipendenti della Italcementi di Porto Empedocle.

La notizia è venuta fuori oggi, nel corso dell’audizione dell’assessore regionale alle Attività produttive, Linda Vancheri, in terza Commissione (Attività produttive, appunto) dell’Ars. Parliamo di una società che opera nel settore minerario (salgemma, in particolare) conosciuta in tutto il mondo. 

Attualmente, oltre al socio Regione siciliana che detiene il 51 per cento, le restanti azioni della società sono così divise: il 24 per cento, o giù di lì, alla Minco, gruppo che fa capo all’avvocato Francesco Morgante; 8 per cento a un gruppo francese (questo 8 per cento faceva capo ad imprenditori siciliani che, quattro anni fa, hanno deciso di vendere); mentre il restante 17 per cento è diviso tra una pluralità di soggetti pubblici e privati.

Ora i soci privati avrebbero deciso di prendere in mano tutte le quote, facendo arrivare nelle casse regionali un bel po’ di soldi (prossimo passo sarà la nomina di una advisor per la stima del valore delle quote). Tra gli obiettivi, oltre a disfarsi di un socio pubblico ingombrante)  riprendere il progetto dell’estrazione di kainite (una sostanza dalla quale si estrae il solfato di potassio).

Per inciso, già con il Governo di Raffaele Lombardo c’era stato il tentativo di vendere le quote regionali, ma l’affare non si concluse. 

L’Italkali vede la luce nei primi anni ’80. La società opererà per anni sia nell’estrazione e commercializzazione del salgemma (la miniera di Realmonte, in provincia di Agrigento, e una seconda miniera sulle Madonie), sia nell’estrazione e nella lavorazione della kainite nella ormai famosa miniera di Pasquasia, in provincia di Enna –forse uno dei più grandi giacimenti di kainite d’Europa – che chiuderà i battenti alla fine degli anni ’80 dopo aspre polemiche.

Per il resto, l’audizione dell’assessore Vancheri in Commissione Attività produttive, non ha riservato grandi sorprese. 

Come da copione, c’è stata una difesa a spada tratta dell’accordo firmato da lei stessa e dal Presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta, con l’Eni e con l’Assomineraria. 

L’assessore ha annunciato l’istituzione di un comitato paritetico che dovrebbe vigilare sul rispetto delle normative ambientali, ma non sappiamo ancora da chi dovrebbe essere composto. 

Ciò che è certo che alcuni deputati della Commissione hanno chiesto all’assessore di riferire in Aula su questo accordo. Tra questi il capogruppo di Sicilia Democratica (la nuova formazione politica di Lino Leanza), Totò Lentini: «L’assessore Vancheri ha difeso a spada tratta l’accordo con l’Eni, parlando di precise prescrizioni ambientali e annunciando l’istituzione di un comitato paritetico.  Staremo a vedere- dice a Meridionews- intanto noi le abbiamo chiesti di riferire in Aula per avere maggiori dettagli. In particolare vorremmo capire come intendono fare rispettare quel punto dell’accordo che prevede che solo le società che hanno sede legale in Sicilia potranno procedere con le attività estrattive». 

Per quanto riguarda l’articolo 38 del decreto Sblocca Italia (il famigerato articolo che liberalizza le ricerche di idrocarburi nel Canale di Sicilia) Lentini ha una sua idea: «L’unico modo per bloccarlo, trattandosi di una legge statale, è approvare una legge voto da sottoporre poi al Parlamento nazionale. Nella speranza che i deputati eletti in Sicilia lo appoggino». 

Antonella Sferrazza

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