Diciamoci la verità, entrare allo stadio Barbera in occasione di Italia-Albania non è stato affatto facile. Diversi infatti gli step da dovere superare: innanzitutto la viabilità nella zona pesantemente condizionata dall’evento internazionale e il traffico definitivamente andato in tilt nelle ore più vicine alla gara e non sono mancati in tal senso confronti, anche abbastanza accesi, tra automobilisti e vigili. Poi il prefiltraggio, con i primi controlli e i poliziotti che riuscivano a dirigere le operazioni soltanto quando a passare dovevano essere le auto blu. Infine gli ingressi. Ai tornelli file abbastanza estese, con tifosi italiani e albanesi che scorrevano senza alcun cenno di tensione tra loro. Una volta superati i cancelli, ecco i controlli.
Controlli però assolutamente sommari, all’ingresso viene chiesto se abbiamo un accendino e in caso di risposta affermativa ecco che ti invitano gentilmente a buttarlo. Così, sulla fiducia, anche perché in molti casi non avviene proprio nessuna perquisizione. La stessa cosa avviene con le bottigliette: se ti va bene ti tolgono il tappo, se ti va male ti invitano a farne a meno, se non ti controllano, riesci a introdurti nell’impianto con il “pericoloso” manufatto. Quello che sembra un controsenso è che, quantomeno in tribuna, la bottiglietta puoi comprarla al bar. Con tanto di tappo.
L’inizio della gara si avvicina ed ecco subito un primo aspetto che non va: l’inno albanese riceve dei fischi da parte di alcuni tifosi azzurri, pochi ma distinti. Bello il gesto del resto dello stadio che ha scelto di accompagnare l’esecuzione degli ospiti con gli applausi. Nessun problema di sorta per l’inno di Mameli, cantato a gran voce da gran parte del Barbera. Gran parte, sì, anche perché i tifosi albanesi non sono soltanto nel settore ospiti, ma grandi macchie rosse si possono individuare in tutti quanti i settori del Barbera, per un totale di oltre cinquemila supporter balcanici. Tifosi in maglia rossa molto calorosi e molto coreografici.
Forse troppo. Poco dopo l’inizio della ripresa, infatti, sono diversi i fumogeni accesi e i petardi lanciati in campo, con la visibilità ridotta e l’arbitro costretto a sospendere per poco più di cinque minuti la gara, mandando temporaneamente le squadre negli spogliatoi. Qui sono venuti fuori tutti i classici e inevitabili paragoni: si va dal «Minchia, ma picchì hannu a fari accussì, su sempre iddi» al «A mia mi ficiru iccari puru l’acqua e chisti trasunu armati?». In ogni caso, critiche indirizzate ai controlli giudicati un po’ troppo leggeri.
La situazione si calma soltanto dopo l’intervento del capitano albanese che al microfono chiede ai tifosi di comportarsi bene. In tal senso, non sono escluse sanzioni e provvedimenti nei confronti della Federazione albanese. Intanto ciò che è certo è che la Digos ha arrestato un tifoso albanese, beccato in video mentre lanciava alcuni petardi in campo. Inoltre, grazie all’impianto di videosorveglianza, le forze dell’ordine hanno potuto individuare e identificare altri 77 tifosi balcanici le cui posizioni sono al momento al vaglio degli inquirenti.
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