Una condizione finanziaria a dir poco preoccupante. E una cornice generale che non aiuta, con il Comune a serio rischio default e il Governo nazionale partorito dopo due mesi di tribolazioni. Rallentamento che potrebbe pesare. L’istituto musicale Bellini è nei guai: ricorrendo al massimo livello di anticipazione di cassa – poco più di un milione di euro – è riuscito a liquidare gli stipendi e i contributi previdenziali dei dipendenti per il mese di luglio. Se le cose rimarranno così, però, dal mese prossimo non potrà più spendere un centesimo. E la stagione 2018/2019 è ora in bilico. Uno stato di crisi che ormai avrebbe raggiunto dimensioni strutturali. E che, secondo i dirigenti, potrà sbloccarsi in un solo modo possibile: concludere il processo di statalizzazione avviato nel 2004. La legge è già stata approvata lo scorso anno. Ma mancano i decreti attuativi, e non è chiaro quando verranno adottati. Senza dimenticare i 14 milioni di euro che, secondo la procura di Catania, sarebbero stati sottratti alle normali attività didattiche dai 23 indagati dell’inchiesta The band. Anche soltanto la metà di quella somma – sequestrata per equivalente dalle forze dell’ordine – oggi sarebbe ossigeno puro.
«La legge di Stabilità dello scorso anno – spiega a MeridioNews Graziella Seminara, presidentessa dell’istituto – che ha stanziato 50 milioni di euro in tre anni per tutti i “paritari”, ma per l’appunto mancano i decreti». Per altro, scade alla fine di luglio anche la convenzione che istituì il Consorzio (composto da Comune e Provincia) che fino a oggi ha finanziato quasi tutte le attività dell’ex liceo musicale. L’altra fonte di incasso è rappresentata dalle rette degli studenti, che sono circa 800. «Non è stata rinnovata – prosegue Seminara – perché si riteneva che, con la statalizzazione alle porte, il rapporto con il Comune sarebbe cambiato». Mercoledì mattina la professoressa Seminara incontrerà la prefetta Silvana Riccio. Giovedì, nel pomeriggio, sono invece previsti i «faccia a faccia» con i sindacati e con il sindaco Salvo Pogliese.
Proprio sui decreti si gioca la partita principale, che è essenzialmente una partita contro il tempo. Secondo fonti di Palazzo degli elefanti, nelle scorse ore Pogliese avrebbe avuto un primo contatto telefonico con li ministro per l’Istruzione e la Ricerca Marco Bussetti. Un secondo abboccamento dovrebbe avvenire nei prossimi giorni a Roma, di persona. La richiesta che il primo cittadino porterà nella capitale è semplice: accelerare sull’emissione dei decreti attuativi che riguardano il passaggio allo Stato dell’istituto etneo. Dal canto suo, il Comune deve al Bellini tre quarti (per l’esattezza nove dodicesimi) del suo contributo per l’anno 2017, che in tutto consiste in circa 800mila euro. Denaro che di certo aiuterebbe, per lo meno a sbarcare il lunario, ma che l’amministrazione non può liquidare adesso. Di fronte all’ipotesi del dissesto finanziario, infatti, è obbligatorio per legge pagare i creditori in ordine cronologico, senza deroghe o eccezioni.
Si muove anche il sindacato. Un grido d’allarme alle istituzioni è stato lanciato oggi dalla Flc Cgil Sicilia. «Nell’attesa che si concluda il processo di statizzazione – scrive in una nota la segretaria Grazia Maria Pistorino – c’è una fase di transizione che va governata, al fine di garantire la continuità delle attività didattiche. Il Governo ed il ministero dell’Istruzione – aggiunge la sindacalista – non possono consentire che un ente così prestigioso ed importante subisca le ripercussioni delle difficoltà finanziarie degli enti locali ai quali spetta il compito di sostenerlo». Il conservatorio Bellini, come ricorda anche la Cgil, è il più grande d’Europa tra quelli non statali.
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