Ismett, salvata neonata con tumore al fegato Professor Spada: «Rete assitenziale ha funzionato»

Eccellenza vuol dire essere tra i migliori e nella sanità siciliana, tra i migliori, c’è l’Ismett, l’Istituto mediterraneo per i trapianti e terapie ad alta specializzazione. Non abbiamo certo fatto chissà quale scoperta, ma viste le critiche alla sanità regionale, a torto o a ragione, vale la pena ricordarlo e vale la pena raccontare quello che medici straordinari, perché straordinaria è la loro professionalità, riescono a fare per i loro pazienti. Grandi e piccoli che siano. Interventi così delicati, come quello che vi stiamo per raccontare, che sembrano infrangere quel confine a volte così sottile tra scienza e miracolo.

Poche ore dopo la sua nascita, A. ha dovuto subire un delicatissimo intervento al suo minuscolo fegato. Dopo lo screening post natale, i medici dell’ospedale nella provincia di Trapani, in cui è venuta al mondo, hanno capito subito che qualcosa non andava. E quindi quel fagotto di appena tre chili è stato trasportato d’urgenza in un altro ospedale, a Palermo.

Si è attivata così la rete tra le varie strutture ospedaliere, che ha salvato la bambina. «Una rete assistenziale sanitaria straordinaria ed efficaceracconta a Meridionews il professore Marco Spada, responsabile della Chirurgia addominale e dei trapianti pediatrici e responsabile trapianti di fegato dell’adulto all’Ismett, che, con la sua equipe, ha operato A. -. E in questo caso particolarmente delicato, la rete ha funzionato molto bene perché la bimba è nata in provincia di Trapani in un ospedale periferico. Lì sono stati fatti gli screening post natali usuali e di fronte a una cosa inaspettata come questa, la bambina è stata trasferita in altro ospedale del capoluogo per ulteriori conferme ed è stato riscontrato il problema neoplastico al fegato».

«La neonata è stata portata alla terapia intensiva neonatale dell’ospedale Civico, che ha le maggiori competenze per gestire un neonato in queste condizioni – racconta ancora Spada -. Sono state completate le indagini ed altri esami come la tac e valutata anche dall’ Oncoematologia pediatrica dell’Ospedale dei bambini. E si è giunti così a stabilire che aveva una neoplasia del fegato e questo è stato possibile anche attraverso la biopsia del fegato fatta all’Ismett. Si è giunti al completamento diagnostico multidisciplinare e serviva quindi un intervento chirurgico per asportare la porzione di fegato».

Un intervento delicatissimo proprio per le piccole dimensioni della parte da operare e per l’età della neonata, che è durato circa 2 ore oltre alla preparazione: «Con tre chili di peso la resezione epatica (asportazione di una parte del fegato, ndr) si è resa delicatissima proprio per le piccole dimensioni. La complessità non è stata solo chirurgica, ma anche anestesiologica e di gestione del periodo postoperatorio che la bambina ha trascorso di nuovo in Terapia Intensiva Neonatale. Non è usuale nel neonato riscontrare queste patologie, noi facciamo trapianti di fegato nei bambini ma almeno di qualche mese in più e dunque di qualche chilo in più».

Patologie rare, dunque, ma che è possibile a volte riscontrare prima del parto. «Non sono patologie molto frequenti e possono essere anche sospettate prima delle nascita e programmare così una gestione subito dopo – spiega Spada – In altri casi invece questi problemi non sono evidenziabili prima della nascita, perché a volte la neoplasia si sviluppa dopo. Ma come abbiamo dimostrato c’è un sistema che funziona, che consente, di fronte ad un problema rilevante di poter fare interventi, così come per le patologie malformative del fegato, che possono essere gestite sul territorio, perché le strutture lo permettono».

Va sottolineato che vi è anche la possibilità di avere consulenze a distanza. «Il nostro centro è collegato all’Università di Pittsburgh e questo genere di connessione è molto importante in queste situazioni, perché ci si confronta con colleghi, altri specialisti. Nel caso specifico – spiega – questo collegamento è stato utilizzato per la valutazione istologica della neoplasia che è stata esaminata. Proprio perché non sono frequenti, abbiamo avuto conferma dal centro di Pittsburgh, il Children hospital, un ulteriore conforto sulla diagnosi. La gestione di questi casi funziona – conclude Spada – questo è l’importante e questo tipo di competenze richiedono la collaborazione di più centri. Purtroppo, troppo spesso ci si concentra solo sulle cose che non vanno…». 

Marta Genova

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