«Un cuciniere siciliano in terra etrusca». Si definisce così lo chef Lorenzo Iozzia, tra i premiati dalla Guida Michelin lo scorso 16 novembre a Parma. Originario di Lentini ma residente in provincia di Viterbo da 20 anni, è il proprietario di Casa Iozzia, un ristorante siciliano nel cuore della campagna viterbese che «fa parte di Villa San Michele – spiega a MeridioNews lo chef – un complesso di circa 750 metri quadrati, che comprende anche l’osteria Basilicò, dove facciamo cucina mista tra quella siciliana e quella viterbese, dalla caponata alla parmigiana, pizzoli siciliani, arancini, alla matriciana. La stella? Non me l’aspettavo, non sapevamo di essere sotto attenzione– rivela – il nostro è un locale di un certo livello, sia da un punto di vista funzionale che estetico, ma la stella è soprattutto nel piatto come si suol dire, perché oltre all’ambiente ciò che conta davvero è quello che mangi».
Al centro dei criteri per l’assegnazione del prestigioso riconoscimento, c’è difatti la qualità del prodotto ma anche la creatività dello chef. In poche parole, «la cucina deve essere perfetta», sottolinea Iozzia, che nei suoi piatti mette le ricette della tradizione siciliana, accuratamente rivisitate, ma anche gli odori e i luoghi dell’Isola: «L’emozione di un ricordo in riva al mare tornando da una battuta di pesca con mio padre, i profumi di zagara e di agrumi maturi raccolti in campagna con mio nonno, il sapore di ricotta quando la domenica si andava dai pecorai a mangiarla calda con il pane duro, la gioia di una ‘nguantera di pasticcini, settembre a Castelluccio contemplando il mare da solo. Il rumore di quelle onde sugli scogli lo riconoscerei ad occhi chiusi, questa è l’essenza dei miei piatti».
Un bagaglio, come lo definisce lo chef, che si porta dietro dai tempi in cui era studente universitario di Scienze Agrarie, e da oltre quindici anni in cucina, quando ha aperto prima l’osteria e nel 2007 il ristorante, oggi gourmet, a Vitorchiano. «Mi sono fermato qui dopo l’università, ma sogno di tornare nella mia terra, la Sicilia è tutto ciò che sono e a Lentini ho la mia famiglia – racconta – però qui ho ancora tanti percorsi importanti da fare e la valigia da riempire di tante esperienze. Un giorno la porterò a casa per intraprendere un percorso nuovo, non so quando avverrà».
Tra i nuovi chef stellati siciliani, c’è anche Alessandro Ingiulla, originario di Santa Maria Licodia, che dopo aver lavorato in varie parti d’Europa ha deciso, invece, di restare a Catania. Un trend sempre più in crescita, quello per la cucina di qualità, che nella regione vede crescere consensi e riconoscimenti. Ma è corretto definirlo trend? «Secondo me no – afferma Iozzia – credo che fino a qualche anno fa, nonostante la grande cultura gastronomica presente in Sicilia, mancava l’attenzione nei confronti di tutti quegli elementi che servono per ottenere la stella Michelin, dal personale qualificato in sala, alla sala stessa che come il servizio deve essere di un certo livello, fino ad arrivare ai piatti che oltre a rispettare la tradizione devono avere una tecnica di preparazione particolare – evidenzia – oggi questa attenzione è maturata. Dietro la stella c’è un lavoro differente da quello che siamo abituati a conoscere».
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