#IOnonMIammazzo, la protesta dei commercianti in crisi «Disubbidienza fiscale ad oltranza, ma non siamo evasori»

«Vorrei pagare le tasse, ma non posso. Ho un piccolo chiosco bar in centro, e la pressione fiscale è arrivata al 70 per cento». Pippo Barresi, 54 anni, commerciante di Scordia, spiega così la sua protesta, lanciata a fine novembre «dopo l’aumento della Tari, la tassa sulla spazzatura, del 110 per cento». Un episodio che, dopo mesi di crisi e proteste contro la gestione dei rifiuti e la dichiarazione di dissesto del Comune del Catanese, è sfociata in una foto con un cartello in mano, diffusa via Facebook, che recita, con un hashtag, «#IOnonMIammazzo». Un segnale di arresa, contro «i privilegi della classe politica che ci governa, vera protagonista di questa crisi economica», ma anche di speranza. «Appena potrò pagare, pagherò tutte le tasse: io non farò mai un gesto estremo, sono un padre di famiglia, un nonno. Ma fino a quel momento – prosegue Barresi –  mi appello all’articolo 53 della Costituzione e all’articolo 54 del codice penale: “Non è punibile chi ha commesso un atto in stato di necessità”. E io al momento non posso pagare».

Barresi si definisce «un fervente attivista del Movimento 5 stelle», ma specifica che la protesta «è apartitica: in questi mesi ci hanno dato ascolto, senza far diventare i problemi economici dei commercianti del paese una bandiera personale in chiave elettorale, sia i parlamentari pentastellati Francesco Cappello e Giancarlo Cancelleri che l’ex candidato a sindaco di Scordia Bene comune Pierpaolo Montalto», spiega. E il commerciante ha già dei seguaci: sono altri cinque i colleghi che si sono fotografati anche loro con il cartello in mano, e hanno creato una pagina Facebook. Si chiama Comitato commercianti ed artigiani Scordia, e «dal 16 dicembre, ha già raccolto più di 500 like in un giorno, a dimostrazione di quanto il problema sia sentito e diffuso», spiega Massimiliano Marchese, uno di quelli che ha seguito l’esempio di Barresi. 

«Io al momento ho 50 euro in tasca, e devo fare una scelta: pago le tasse o do da mangiare ai miei figli? Credo che la risposta sia scontata». Barresi la sua iniziativa la definisce «una guerra, e quando verrà un ufficiale giudiziario a chiudere un negozio, ci faremo trovare lì in 200, per rimandarlo indietro. E’ una disobbedienza fiscale a oltranza». Una disobbedienza che, ribadisce «finirà quando avrò i soldi per pagare i 12mila euro che devo. Giorni fa mi ha avvicinato un conoscente, e mi ha detto: “Ho ricevuto una cartella da 140 euro del 2008, la pago?”. Gli ho detto di pagare subito, perché è nelle condizioni di farlo: noi non siamo evasori, siamo contro gli evasori», conclude Pippo Barresi.

Leandro Perrotta

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