«Sono un insegnante e anche io sono stato denunciato per aver difeso il diritto alla salute e alla pace, sanciti dalla Costituzione italiana». Enzo Traina, 57 anni, il 9 agosto era tra le centinaia di manifestanti che hanno invaso la base militare Usa di Niscemi, dove è in costruzione il Muos, il sistema militare di antenne satellitari. Anche per lui, professore di matematica al liceo scientifico Leonardo da Vinci della città nissena, è scattata la denuncia per invasione di suolo militare. «Ho compiuto un atto di disobbedienza civile e ne sono consapevole- spiega – ma quella manifestazione sembrava organizzata dal ministero degli Interni: la polizia è rimasta a guardare, non c’erano più cartelli di divieto di ingresso e nessuno ci ha intimato di uscire».
Traina è tra i primi attivisti che hanno preso parte al comitato locale No Muos, sin dal 2008. Ma non si riconosce nel Coordinamento regionale dei comitati. «Non riesce più a dare voce a tutte le realtà che lottano contro il Muos, come invece accadeva all’inizio – sottolinea – Ci sono state speculazioni politiche da più parti, le divisioni hanno indebolito il movimento». Nonostante le delusioni per quelli che considera «errori di strategia, simili a quelli commessi da altri movimento come i No Tav», il professore di matematica non smette di lottare. Fuori e dentro la sua scuola. Il comitato di cui fa parte sta portando avanti un attività di ricerca scientifica sugli effetti delle onde elettromagnetiche nel territorio di Niscemi, in collaborazione con docenti universitari di diversi atenei italiani. «Cominciano ad arrivare i primi risultati, purtroppo negativi per noi, ma verranno resi pubblici soltanto tra qualche tempo», aggiunge. Mentre per quanto riguarda la sua attività scolastica, Traina precisa: «Il mio compito non è soltanto quello di insegnare le equazioni, ma di educare, aiutare i ragazzi a capire la realtà che ci circonda. Nelle varie assemblee quindi cerco di informare e fare chiarezza su tutte le posizioni e i punti di vista, soprattutto di fronte al disorientamento dei ragazzi di fronte alle divisioni del movimento».
Tornando alla denuncia per l’invasione della base Usa dello scorso 9 agosto, il professore ricorda un aneddoto a supporto della sua tesi. «Durante la manifestazione vidi un telo che nascondeva qualcosa, lo segnalai alla polizia che trovò uno zaino con arnesi per tagliare la rete metallica. Era una cosa evidente, segno che a mio avviso la zona non era stata nemmeno bonificata come di solito avviene in questi casi. Era come se non ci fosse nessuna volontà di controllare». Adesso la parola passa agli avvocati. «Non sarà una denuncia a fermare il nostro impegno – conclude Traina – questa lotta ormai fa parte della mia vita».
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