Anche se ormai il peggio sembra passato riguardo la crisi idrica che nelle scorse settimane ha tenuto sotto scacco Palermo e provincia, il tema adesso è cercare di evitare che si ripeta di nuovo. Quest’anno la mancanza di piogge ha portato alla dichiarazione di emergenza sancita dal Consiglio dei ministri dell’8 febbraio scorso. La delibera è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale nei giorni scorsi e c’è anche l’ufficialità da Roma. In pratica oltre a stabilire lo stato di emergenza e assegnare 3,8 milioni per il rifacimento di una parte della condotta di Scillato, non sono previste chissà quali risorse per portare avanti la gestione organizzativa della crisi. Messa anche nero su bianco la nomina della prefetta Antonella De Miro quale sub commissario di Nello Musumeci.
E le realtà presenti nel Palermitano in questi giorni non sono rimaste a guardare. Anche se grazie alle piogge gli invasi hanno riportato la capienza dei bacini ad oltre settanta milioni di metri cubi di acqua, c’è chi non vuole restare in attesa che l’anno prossimo si ripresenti il problema e ha deciso di portare all’attenzione anche della Regione una piattaforma con delle misure specifiche.
È il caso del Comitato invaso Poma che si è formato qualche mese fa e che è riuscito a riunire attorno alle problematiche legate al bacino un tavolo cittadini, agricoltori, imprenditori e rappresentanti sindacali e di categoria come Coldiretti, Cia,Cidec, Cgil, Cisl e Uil. Gli sforzi messi in campo in questi mesi hanno contribuito a fissare un Consiglio comunale aperto che si terrà mercoledì 14 marzo, aperto agli agricoltori, al quale parteciperanno undici Comuni interessati dalle sorti dell’invaso Poma: San Giuseppe Jato, San Cipirello, Trappeto, Partinico, Balestrate, Terrasini, Giardinello, Montelepre, Monreale, Alcamo, Cinisi. «Si affronteranno le problematiche sollevate in occasione della costituzione del Comitato – spiega Antonio Lo Baido portavoce del Comitato invaso Poma -. La vicenda verrà osservata in tutti i suoi aspetti partendo dalla questione dell’agricoltura nel comprensorio del Partinicese ma la zona, come stabilito da un decreto regionale è anche un’oasi naturale». L’invaso fino a un mese fa «era arrivato a contenere solo cinque milioni di metri cubi d’acqua – afferma Lo Baido – perché la città di Palermo, anche se nella stagione del 2017 parte delle risorse idriche sono state destinate all’irrigazione dei campi, ha praticamente svuotato il bacino. Grazie alle ultime piogge ora si parla di una capienza pari 30-32 milioni di metri cubi d’acqua. La questione ora diventa non commettere più gli stessi errori».
La posizione del Comitato è di apertura al dialogo: «Non vogliamo assumere un atteggiamento di sfida ma confrontarci in dibattiti e incontri perché finalmente si arrivi al giusto equilibrio di distribuzione idrica per l’agricoltura e per la città. Non pensiamo certo di tagliare l’acqua a Palermo – sottolinea Lo Baido – ma bisogna assolutamente garantire le necessarie risorse idriche all’agricoltura perché l’invaso è nato con questo fine». Nelle intenzioni c’è quindi l’idea che venga istituito un tavolo tecnico con il Comitato, la Regione siciliana e in particolare l’assessorato all’Agricoltura, l’Amap, il Consorzio di bonifica e i Comuni interessati per stilare un piano di gestione. In questo modo «Ogni anno si potranno stabilire le quote d’acqua assegnate per l’agricoltura, per la città e per mantenere l’oasi in vita», aggiunge Lo Baido.
Altro tema all’ordine del giorno del Consiglio comunale congiunto sarà il rifacimento della rete di distribuzione irrigua. «È un colabrodo, perché è stata fatta nel ’71 e quindi ha necessità di essere ripristinata. Stiamo parlando di un’estensione di 7.500 ettari». Nella zona sono presenti infatti pescheti, uliveti, agrumeti ma anche e principalmente la coltivazione stagionale di ortaggi che può essere compromessa se non viene garantita l’acqua. «L’agricoltura è la fonte di sostentamento economico principale. Non abbiamo industrie o un artigianato particolarmente sviluppato. Quindi per garantire un futuro ai giovani puntiamo su questo. Devo dire che stiamo trovando le porte aperte in tutti gli enti interessati da questa problematica, in primo luogo dai Comuni. Nei prossimi giorni avremo un incontro con l’assessore regionale all’Agricoltura e presenteremo una piattaforma di proposte incentrate sul ridurre il quantitativo di acqua prelevato dalla città, dare preferenza all’agricoltura, avere la possibilità di fare defluire quante più risorse idriche all’invaso Poma anche dalla diga Garcia che finora non è stata sfruttata al massimo. Inoltre tratteremo la questione delle acque reflue dei vari Comuni da utilizzare nell’agricoltura grazie all’attivazione degli impianti che sono già presenti a Borgetto e a Partinico».
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