«L’ultimo Rapporto europeo pubblicato a giugno 2019 da Transport & Environment, riguardo ai dati sulle emissioni inquinanti delle grandi navi da crociera, evidenzia che nei mari europei, tali navi, da sole, emettono 10 volte in più le sostanze inquinanti rispetto a 260 milioni di veicoli circolanti nell’Unione europea». Comincia così l’interrogazione a risposta orale, presentata lo scorso 18 giugno alla Camera dalla deputata pentastellata Angela Raffa e rivolta al Ministero dell’Ambiente. Un’interrogazione che solleva un annoso problema, ovvero quello dell’impatto del turismo da crociera sulle città portuali. Come ricorda la stessa Raffa, «l’Italia risulta tra i Paesi più esposti e tra le 50 città portuali più inquinate ben 10 sono italiane (Venezia, Civitavecchia, Napoli, Genova, La Spezia, Savona, Cagliari, Palermo, Messina, Bari)».
Il capoluogo siciliano è esattamente al 35esimo posto in Europa per indice di inquinamento, con le sue 33 navi da crociera transitate nel 2017: poco meno di un terzo rispetto a Barcellona, che si trova al primo posto della classifica redatta da Transport & Environment. «Tale indice di inquinamento così alto – osserva la deputata del M5s – è dovuto in gran parte alle emissioni delle grandi navi da crociera che attraccano nei nostri porti, in quanto per garantire tutti i servizi a bordo, devono mantenere i motori sempre accesi, emettendo, anche da ferme, ingenti quantità, di ossidi di zolfo, ossidi di azoto, polveri sottili e anidride carbonica».
Per una città come Palermo, che sempre più mostra di voler puntare sul turismo crocieristico (come confermato recentemente dai nuovi progetti dell’autorità portuale), ciò quindi può diventare un problema. Soprattutto se si considera che secondo le previsioni dell’approdo di navi da crociera, redatte proprio dall’autorità portuale, solo nel mese di giugno ne sono arrivate 19, altrettante ne sono previste a luglio, col boom previsto per il mese di ottobre (ben 25, tre solo il primo ottobre). Un allarme lanciato più volte da Legambiente Sicilia.
«Finora siamo rimasti inascoltati – dice il presidente Gianfranco Zanna – D’altra parte noi ci rifacciamo alla direttiva europea 2012/33/UE, che invita gli Stati membri dell’Unione europea all’utilizzo per le navi di un sistema elettrico di terra o energia elettrica prodotta a terra mentre sono in porto così da evitare le emissioni inquinanti. Cioè basterebbe che le navi da crociera, arrive nei pressi del molo, spegnessero i motori e che si rifornissero dell’energia elettrica che dovrebbe fornire l’autorità portuale. In modo che il porto di Palermo sia davvero un porto green. E sottolineiamo da tempo come gli aliscafi per le isole minori o i traghetti per Napoli sono vecchi e molto inquinanti, alimentati ancora dall’olio combustibile pesante».
Senza considerare poi i picchi di smog, registrati lo scorso febbraio sempre dall’associazione ambientalista. Il monitoraggio è stato realizzato in otto punti critici della città di Palermo, dove sono state portate avanti misurazioni hotspot di un’ora delle polveri sottili (Pm10), con particolare attenzione ai picchi di inquinanti registrati. La situazione più critica è quella registrata all’entrata del porto su via Francesco Crispi, dove i valori di polveri sottili (Pm10) registrati sono stati di 59,4 µg/mc. Qui si sono registrati anche i picchi più elevati: per qualche minuto si sono raggiunti i 143µg/mc e in altri momenti i valori sono arrivati anche intorno ai 120 µg/mc.
Anche il recente Piano regionale di tutela della qualità dell’aria, approvato esattamente un anno fa dalla giunta Musumeci, auspica misure dal «carattere strutturale. È evidente che alcuni interventi di attuazione, quali l’adeguamento degli impianti a seguito della revisione delle AIA (autorizzazioni integrate ambientali), nonché l’elettrificazione delle banchine dei porti di Palermo, Catania e Augusta, richiedono tempi di attuazione lunghi e pertanto questi andrebbero avviati nel minor tempo possibile. Anche la riduzione del volume del traffico veicolare nei comuni di Palermo, Catania, Messina e Siracusa – si legge ancora nel rapporto dell’Arpa – richiede un’attività pianificatoria per il rafforzamento del trasporto pubblico, sebbene alcune misure (piste ciclabili, ZTL, bike e car sharing) potrebbero però essere adottate dai comuni in tempi più brevi».
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