“E’ stata la decisione piu’ sofferta nei miei 54 anni”. Cosi’ Antonio Ingroia, leader di Azione Civile in un’intervista pubblicata, oggi, su Repubblica, e poi in conferenza stampa a Roma, ha annunciato il suo addio alla toga. “Ho deciso a malincuore di abbandonarla. Non ci sono piu’ le condizioni perché la tenga ancora indosso e ci sono invece delle gravi ragioni per le quali e’ venuto il momento di dedicarsi a tempo pieno all’attivita’ politica”.
“Lo dico perche’ in queste ore si comincia a giocare una partita decisiva per il futuro della democrazia nel nostro Paese e dello Stato di diritto come delineato dai padri costituenti- aggiunge Ingroia- mi sono sempre dichiarato partigiano della Costituzione, l’ho difesa strenuamente da magistrato, ma mi sembra chiaro che stiamo andando verso la soluzione finale perche’ si sta per mettere mano ai suoi capisaldi. Certo – prosegue -, sono cosi’ affezionato a questa toga che sarei rimasto in magistratura se mi fosse stata data la possibilità di mettere a frutto la mia esperienza ventennale di pm antimafia in Sicilia. Ma c’e’ chi non vuole, il Csm in testa”.
Ingroia torna sulla decisione del Csm di mandarlo ad Aosta “una scelta punitiva con motivazioni politiche. Il Csm poteva, anzi doveva, destinarmi alla procura nazionale antimafia, ma ha voluto tenermi alla larga da fascicoli connessi alle stragi e alla trattativa”.
“Adesso sono convinto – conclude Ingroia – che la magistratura, nelle condizioni in cui si trova, non possa fare grossi passi avanti se non cambia la politica”.
E ancora: “E’ sotto gli occhi di tutti che appena l’inchiesta sulla trattativa e’ partita e si e’ capito che non sarebbe stata archiviata, ho avvertito forte prima un senso di allarme e preoccupazione rivolta contro di noi, poi un’ostilita’ strisciante, che alla fine e’ diventata avversione evidente, isolamento, ostacoli a ripetizione, fino ai ripetuti tentativi di neutralizzare le indagini, bloccando quei pm troppo ostinati nella ricerca della verita’.
L’ormai ex pm, ieri aveva dato questa lettura anche alla decisione del Csm di avviare una procedura di trasferimento d’ufficio per incompatibilita’ ambientale, per il Procuratore Capo, Francesco Messineo:
“Cosi’ adesso si e’ realizzato quello che voleva un imputato eccellente dell’inchiesta trattativa, Nicola Mancino: fermare i magistrati di Palermo” ha detto Ingroia.
In effetti turba, e non poco, assistere alla quotidiana demolizione di quei magistrati che stanno indagando sulla trattativa Stato- mafia, come vi abbiamo raccontato qui e negli articoli in allegato.
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