Cominciano a venire fuori i primi elementi dell’inchiesta della Dia sul Cas, il Consorzio autostrade siciliane, ente che fa capo alla Regione siciliana. Da quello che si capisce dalle prime battute, i fatti contestati dalla magistratura non dovrebbero riguardare il periodo che va dal 2001 al 2011 – quando le autostrade gestite dal Cas versavano in uno stato di abbandono – ma vicende più recenti. Ovviamente, su questi particolari si saprà di più dopo la conferenza stampa convocata in mattinata a Messina dagli inquirenti.
Per ora, stando a quanto scrive l’Ansa, sono otto gli arresti domiciliari disposti dal Gip di Messina, nell’ambito dell’operazione Tekno, questo il nome dell’inchiesta sul Cas. Le indagini coinvolgono imprenditori e funzionari del Consorzio autostrade siciliane. I provvedimenti, eseguiti dalla Dia di Catania, riguardano cinque imprenditori: i fratelli Giacomo e Antonino Giordano, di 43 e 46 anni, Francesco Duca, 46 anni, Rossella Venuto, 43 anni, Giuseppe Iacolino, 32 anni.
L’ordinanza è stata notificata anche al dirigente del Cas, Letterio Frisone, 61 anni, e a un funzionario dello stesso Consorzio autostrade siciliane, Filadelfio Scorza, 55 anni. Agli arresti domiciliari è finito anche un componente del Consiglio di amministrazione della Fondazione Irccs Policlinico di San Matteo di Pavia, Filippo Filippi, di 72 anni. Per lui l’accusa è di induzione indebita: avrebbe imposto all’imprenditore Giacomo Giordano l’assunzione di un romeno nella sua ditta che aveva vinto l’appalto di pulizia nell’ospedale lombardo. Questo in cambio della liquidazione per lavori eseguiti dalla società.
Il Gip ha disposto l’interdizione dall’attività imprenditoriale, per due mesi, di Andrea Valentini, 54 anni e Antonio Chillè, di 53 anni. Il Giudice per le indagini preliminari ha anche disposto il sequestro preventivo dei beni di Letterio Frisone fino ad un massimo di 100 mila euro. Somma che non è altro che la stima di una presunta tangente che il dirigente del Cas, in qualità di responsabile del provvedimento della gara d’appalto al centro dell’inchiesta, secondo la Procura di Messina, avrebbe ottenuto, oltre alla ristrutturazione di un proprio immobile. Il tutto per far ottenere lavori a imprenditori a lui vicini.
In questa storia c’è anche il rifiuto di una tangente. Il protagonista di tale dazione – stando sempre a quanto emerge dalle indagini, accuse che comunque dovranno essere confermate in un eventuale dibattimento – sarebbe Giacomo Giordano, che è stato posto agli arresti domiciliari dalla Dia di Catania, nei confronti di un dirigente della Aeroporti di Roma (Adr) che era preposto alla gestione dell’appalto di pulizia nello scalo Leonardo da Vinci di Fiumicino svolto da una società riconducibile all’imprenditore, la Meridional service. Per ottenere eventuali riduzioni sulle penali contrattualmente previste in caso di inadempimenti nella prestazione del servizio, Giordano avrebbe lasciato una busta con buoni carburanti per 500 euro. Il funzionario dell’Adr, non soltanto ha rifiutato la tangente, ma ha provveduto ad informare superiori e collaboratori dell’accaduto e a restituire successivamente la busta. Il reato ipotizzato dalla Procura di Messina è di istigazione alla corruzione.
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