IL PROBLEMA DELL’ACQUISTO DI BENI E SERVIZI DI AZIENDE SANITARIE PROVINCIALI, AZIENDE OSPEDALIERE E POLICLINICI NON SONO GLI AFFIDAMENTI DIRETTI. IL GIOCO E’ UN ALTRO. ANZI, SONO ALTRI…
di Paracelso III
Lungi da noi l’idea di salire in cattedra per illustrare ai magistrati della Corte dei Conti per la Sicilia ciò che dovrebbe essere fatto per porre fine – o magari per porre un limite – alle ‘pastette’ e, in generale, agli imbrogli che oggi caratterizzano il mondo delle forniture nella sanità siciliana.
Noi, oggi, vorremmo solo provare a raccontare ai nostri lettori – tra i quali ci sono anche i giudici contabili – quel poco che sappiamo di appalti & forniture che vanno in scena nelle Aziende sanitarie provinciali, nelle Aziende ospedaliere e nei tre Policlinici universitari della Sicilia.
Sappiamo tutti che uno dei grandi affari della sanità siciliana è costituito dalle forniture. Di mezzo, ogni anno, ci sono centinaia e centinaia di milioni di euro che finiscono chissà dove.
Ecco, le cose che vi racconteremo oggi fanno capire, a chiare lettere, che la montagna di soldi per le forniture sanitarie e ospedaliere della Sicilia non serve soltanto per l’acquisto di materiali sanitari, ma alimenta un circolo truffaldino che sarebbe bene spazzare una buona volta e per tutte.
I giudici della Corte dei Conti, qualche giorno fa, nella relazione di ‘parifica’ del Bilancio regionale 2013, a proposito delle forniture sanitarie e ospedaliere, si sono soffermati sugli affidamento diretti.
In realtà, gli affidamenti diretti non sono affatto il problema dei problemi delle forniture delle strutture pubbliche della sanità siciliana.
Le gare di appalto per le forniture sanitarie che, invece, dovrebbero essere, già da tempo, nel mirino della Corte dei Conti – ma anche della Finanza, della Polizia, dei Carabinieri e della magistratura – sono quelle che vanno sotto la dizione “Qualità/prezzo”.
Si tratta, per capirci, di uno dei più grandi imbrogli a norma di legge messi in piedi dalla politica negli ultimi vent’anni. Vediamo, per sommi capi, di che cosa si tratta.
Le gare per le forniture di articoli sanitari bandite con la dizione “Qualità/prezzo”, sulla carta, dovrebbero essere le più affidabili, perché dovrebbero prendere in considerazione il migliore rapporto qualità/prezzo di una fornitura. In realtà, come ora proveremo a illustrare, succede l’esatto contrario.
Intanto al prezzo del bene da acquistare vengono assegnati 40 punti. Mentre alla qualità vengono assegnati 60 punti. Già questo ci dice che sarà la qualità e non il prezzo a determinare la vittoria di una ditta ad una gara per la fornitura sanitaria.
Morale: la gara non verrà vinta da chi presenterà un’offerta più conveniente per la pubblica amministrazione – in questo caso per le Asp, per le Aziende ospedaliere e per i Policlinici universitari – ma verrà vinta da chi presenterà la ‘migliore’ qualità dell’offerta…
Visto che è la qualità a determinare, per il 60 per cento, il punteggio da assegnare ad una ditta che presenta un’offerta, l’individuazione della “qualità” di un’offerta dovrebbe essere quanto di più oggettivo possibile.
Invece – e qui sta l’inghippo – non c’è cosa più arbitraria della “qualità” di un’offerta di una fornitura sanitaria!
Basterebbe andare a verificare, solo per il 2013, quante gare – presso le Asp, presso le Aziende sanitarie e presso i Policlinici universitari della nostra Isola – sono state celebrate con il metodo “Qualità/prezzo”. Si scoprirebbe:
1) che le gare sono tante;
2) che sotto la dizione “qualità” si nascondono formule arbitrarie che, di fatto, hanno consentito di assegnare forniture a tante ditte a prezzi elevati all’insegna della massima arbitrarietà!
Si scoprirà, ad esempio, che ci sono delle gare dove si è presentato un solo offerente. Proprio perché la “qualità” richiesta era veramente particolare…
Dietro la dizione “qualità” si nascondono formule bizzarre e imprevedibili che, in molti casi – se non in tutti i casi – servono a individuare una precisa ditta. facendo fuori tutte le altre.
Ovviamente, non siamo solo a noi a sapere queste cose: tutti sanno tutto. Il gioco consiste nel conoscere il politico ‘giusto’, che ti accompagna dal manager ‘giusto’ per individuare la ‘qualità’ giusta…
Insomma: con le gare per forniture di beni e di servizi nella sanità siciliana, la politica – quella politica che controlla la sanità pubblica con i manager – si è fatta letteralmente i ‘bagni’… A prezzi esorbitanti, visto che la migliore offerta, in termini di prezzo, è stata eliminata d’ufficio con la “qualità”.
I riferimento ai manager della sanità è d’obbligo: perché sono proprio di direttori generali delle Asp, delle Aziende ospedaliere e dei Policlinici a nominare le “Commissioni per la qualità”.
Ragazzi, altro che affidamenti diretti!
Ci sono, poi, altre due metodologie di gara molto ‘gettonate’, che riguardano certe particolari forniture, là dove, ad esempio, ci possano essere di mezzo lavori da effettuare: si tratta delle note “Perizie di variante” e del “Quinto d’obbligo”.
Le perizie di variante sono note a chi ha un minimo di dimestichezza con i lavori pubblici: una ditta vince una gara e poi, quando iniziano i lavori, si scopre che si debbono eseguire altri lavori: così la stazione appaltante (Asp, Azienda ospedaliera o Policlinico di turno) ne prende atto e ‘caccia’ altri soldi per i nuovi lavori da effettuare.
In genere, una perizia di variante è oggetto di un contenzioso.
A quanto pare, nella sanità siciliana, queste varianti si ottengono senza il ricorso al contenzioso.
Il quinto d’obbligo è, per certi versi, simile alla perizia di variante: dopo che una ditta ha vinto una gara, la stazione appaltante decide che i lavori debbono essere ampliati di un ulteriore quinto: e ‘caccia’ altri soldi.
Dov’è l’inghippo, direte voi? Semplice: queste sono gare dove l’assegnazione di un appalto avviene senza “qualità”, ma al migliore offerente.
Supponete che una ditta – d’accordo con la stazione appaltante – sappia in anticipo che, in quella particolare gara, sono previste perizie di variante o quinto d’obbligo: potrà presentare un’offerta più bassa, perché tanto sa che ci guadagnerà lo stesso.
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