Incendi, per Crocetta servono più canadair che forestali «Responsabili? Non escludo attacco politico della mafia»

Più mezzi che uomini. È quanto il presidente della Regione, Rosario Crocetta, vorrebbe per contrastare gli incendi che stanno continuando a mettere a dura prova la Sicilia. La considerazione è emersa durante l’audizione, svoltasi poche ore fa, in commissione Ambiente del Senato. Davanti ai parlamentari, Crocetta ha rimarcato la sensazione di solitudine rispetto al governo nazionale e in particolar modo nei confronti della Protezione civile nazionale che non avrebbe fatto a sufficienza per sostenere la campagna antincendio siciliana. 

I riferimenti di Crocetta vanno all’assenza di una flotta aerea a disposizione della Regione. «La mia è una chiara denuncia. Abbiamo avuto uno Stato che non ha rispettato la convenzione che avevamo circa la fornitura di mezzi aerei, lasciandoci improvvisamente disarmati rispetto agli incendi, quando non era più possibile ricorrere a mezzi alternativi senza violare le norme sugli appalti», ha detto il presidente, ricordando che da due anni la Sicilia non ha convenzioni proprie neanche con i privati. «Nel febbraio 2017 – ha proseguito – abbiamo chiesto la conferma della convenzione con i vigili del fuoco, ma alla fine di maggio ci è stato comunicato che non poteva essere rinnovata perché lo Stato non aveva mezzi. Abbiamo scoperto che erano passati ad altri servizi e dei dieci elicotteri a disposizione della Regione solo quattro potevano essere reperiti, perché sei erano in manutenzione. Alla fine di maggio però – ha attaccato Crocetta – ci è stato comunicato che questi mezzi non c’erano più, che non avevano modo di trovarli e che dovevano metterli a disposizione di tutte le Regioni».  

Da parte del presidente nessun riferimento alle attività di prevenzione che quest’anno sono partite in forte ritardo, e in alcuni casi addirittura non sono state effettuate, in seguito allo stanziamento tardivo dei fondi regionali dovuto all‘approvazione del bilancio soltanto a fine aprile. Sul personale a disposizione della Regione, Crocetta ha detto che la Sicilia dispone di cinquemila ausiliari che sono «insufficienti e inutili nei casi in cui gli incendi assumono particolari dimensioni perché si può intervenire solo con mezzi aerei». 

A riguardo il governatore ha ricordato che fino a tre anni fa la Regione «appaltava il servizio di canadair ai privati, svolgeva gare che servivano, però, ad alimentare gli incendi», richiamando l’inchiesta del 2015 della procura di Peruga su «una società italiana che aveva la particolarità di essere l’unica a vincere tutte le gare per la fornitura di mezzi di spegnimento aereo. Facemmo allora – è andato avanti Crocetta – la scelta di non ricorrere ai privati, soprattutto in un territorio come quello siciliano a rischio di infiltrazioni mafiose». Decisioni che però a oggi non hanno pagato per quanto riguarda la tutela dei boschi e dei paesaggi isolani, con diversi casi in cui a rischiare sono state anche i centri abitati. «Tutti dobbiamo collaborare, ma il corpo specializzato è quello dei vigili del fuoco, e come lo Stato non rinuncia alla tutela dell’ordine pubblico, lo stesso deve accadere per gli incendi», ha specificato. 

Per quanto riguarda i responsabili dei roghi – spesso liquidati con l’espressione generica di piromani – Crocetta ha fatto riferimento agli interessi della criminalità organizzata ma anche a quelli dei pastori che, bruciando i terreni, ottengono nuove aree a pascolo. Per poi soffermarsi su una ipotesi difficile da dimostrare ma che non può essere esclusa: «Un attacco criminale politico nei confronti delle istituzioni per screditarle e affermare un potere e una influenza». Infine la promessa per l’anno prossimo: «Faremo il massimo sforzo perché la lezione di quest’anno e’ stata tremenda. Ci siamo trovati in una situazione imprevista che avrebbe richiesto un’altro tipo di responsabilità». 

Un’esternazione che molto probabilmente attirerà le critiche di chi invece, date le esperienze degli anni scorsi, ritiene che si sarebbe potuto fare molto di più. 

Simone Olivelli

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