In Sicilia si producono meno rifiuti perché più poveri Ispra: «Differenziata in salita, ma Isola ultima in Italia»

Sempre fanalino di coda, ma con segnali di crescita incoraggianti. Questa la fotografia della Sicilia nell’ultimo rapporto dell’Istituto superiore per la ricerca e la protezione ambientale (Ispra) sulla gestione dei rifiuti in Italia. I dati fanno riferimento al 2018 e non tengono conto degli ulteriori miglioramenti negli ultimi dodici mesi, ma restano comunque un punto di riferimento per tracciare un bilancio sulle politiche attuate nei singoli territori. 

Da questo punto di vista la Sicilia con il 29,5 per cento di differenziata resta in fondo alla classifica delle regioni italiani, ma comunque in crescita del 7,8 per cento rispetto all’anno precedente. Volgendo lo sguardo ancora più al passato, si registra più venti per cento rispetto al 2010. Tuttavia, pur nella consapevolezza di come i dati regionali aggiornati al 2019 segnino il superamento del 37 per cento, non bisogna dimenticare che gli obiettivi fissati dalla Comunità europea restano ancora lontanissimi, se si pensa che la differenziata entro il 2012 sarebbe dovuta già essere al 65 per cento. 

A rallentare il percorso è senz’altro, non solo in Sicilia ma in tutto il Paese, e nel rapporto Ispra questo viene evidenziato, la carenza degli impianti di trattamento dei rifiuti. Nell’isola da questo punto di vista, il quadro generale lascia ancora a desiderare: se i siti gestiti dai privati periodicamente incappano in problemi di diversa natura, compresa quella giudiziaria, sul fronte dell’impiantistica pubblica si va a rilento. E il fatto che la riforma del settore sia ferma all’Ars non agevola.

Guardando ai numeri, dal rapporto emerge che in media, nel 2018, ogni siciliano ha prodotto oltre 457 chili di rifiuti che non sono stati trattati da impianti di riciclo. Mentre il dato sulla differenziata pro capite supera di poco i 135 chili. A livello provinciale, la differenziata ha raggiunto la percentuale più alta a Caltanissetta (43,36%). Seguono le province di Agrigento (40,52%), Trapani (38,45%), Enna (36,89%) e Ragusa con il 33,78 per cento. Scorrendo la graduatoria si trovano poi la provincia di Catania (30,31 ma con il capoluogo che fa molto male), Messina (28,72%), Siracusa (26,18). Chiude il Palermitano, dove nel 2018 non si è riusciti a toccare il 20 per cento di differenziata.

L’unico indice in cui la Sicilia sembra distinguersi in positivo rispetto alle altre regioni d’Italia è la produzione di rifiuti. L’Isola, infatti, insieme alle Marche, è l’unica in cui la spazzatura prodotta è stata inferiore a quella del 2017. Un dato che tuttavia va letto anche in rapporto al Pil: dal rapporto Ispra è emerso che la produzione di rifiuti è tornata a essere direttamente proporzionale alla ricchezza dei territori.

Simone Olivelli

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