«Siamo qui per parlare di diritti sociali come la casa, il lavoro listruzione, problematiche che anche a Catania coinvolgono moltissime persone». Spiega così Federico Galletta, esponente dellassociazione Officina rebelde, i motivi dellassemblea cittadina che il gruppo ha indetto ieri pomeriggio in piazza Stesicoro, insieme alle associazioni Arci, Catania Bene comune, Cobas scuola, Officina rebelde, Unione degli studenti, Movimento studentesco e dal Comitato No Muos-No Sigonella. Unassemblea catanese, ma organizzata nell’ambito della settimana di mobilitazione nazionale che parte con la manifestazione nazionale a Roma, oggi, Costituzione: la via maestra, per la difesa e l’attuazione della carta costituzionale, promossa da Lorenza Carlassare, Luigi Ciotti, Maurizio Landini, Stefano Rodotà e Gustavo Zagrebelsky.
Già ieri però si sono tenuti cortei studenteschi in difesa del diritto allo studio in molte piazze italiane. A Catania si parla di una partecipazione di oltre 10mila studenti, soprattutto delle scuole medie superiori, che partendo da piazza Roma sono arrivati in piazza Università riempiendo il cortile del rettorato. Se numerosi sono i partecipanti al corteo, molti meno sono quelli che prendono parte all’assemblea: una quindicina. Complice un po il tempo, forse: soleggiato di mattina, pioggia di pomeriggio. «È un momento catanese che però abbraccia temi nazionali. Una settimana importante che si concluderà il 18 con lo sciopero generale dei sindacati di base e il 19 con la manifestazione nazionale di tutti i movimenti delle sinistre alternative – afferma Matteo Ianniti del Movimento studentesco catanese e Catania bene comune – Vogliamo i nostri diritti e manifestiamo. Un po come è già accaduto nell’ottobre di due anni fa», conclude.
Dopo un po in attesa dellarrivo di qualche altro interessato, la sistemazione di qualche sedia, delle bandiere No Muos e qualche volantino, inizia lassemblea. Dura poco però. La pioggia, infatti, che poco prima aveva smesso di cadere torna sulle teste dei partecipanti che dunque decidono di spostarsi nella sede di Officina rebelde. «Peccato – dice ancora Ianntti – volevamo farla in piazza proprio per permettere a chiunque volesse di partecipare».
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