«Un’amministrazione arrogante e una maggioranza che si ripara sotto le sue decisioni senza intervenire nel merito». Parole dure quelle di Saro D’Agata, consigliere comunale Pd a Catania durante la sesta seduta che l’assemblea cittadina dedica all’Imu, l’imposta municipale unica. Il Consiglio deve esprimere il proprio parere su due delibere di giunta: il regolamento comunale sull’imposta – che definisce le aree e le eventuali esenzioni da applicare – e le relative aliquote, cioè i soldi che materialmente verseranno i cittadini. Il capogruppo del Partito Democratico è assoluto protagonista: chiede continuamente la parola, presenta emendamenti, discute con la ragioneria generale di regolamenti e norme e non risparmia aspre critiche all’assessore al bilancio Roberto Bonaccorsi, presente in aula. Ma, nonostante lo sforzo dell’opposizione, il regolamento Imu viene approvato. Conclusasi alle 2.30, tra lunghi dibattiti e decine di votazioni, la seduta trascorre tra le polemiche per la mancata approvazione delle agevolazioni per i contratti d’affitto concordati ai sensi della legge 431/98.
La proposta, contenuta in uno degli emendamenti all’articolo otto del nuovo regolamento Imu e presentata dal consigliere D’Agata, è stata giudicata dalla ragioneria generale con parere contabile sfavorevole «per mancanza di dati su cui calcolare la perdita di gettito». E, di conseguenza, non approvata dalla maggioranza. «Non considerate le esigenze della povera gente», sbotta D’Agata contro il parere dell’amministrazione. A cui ricorda i colloqui con i sindacati inquilini Sicet, Sunia, Uniat e come i dati su quanti affitti a regime calmierato siano presenti in città fossero facilmente reperibili, «senza scuse da parte dell’amministrazione, che lamenta l’impossibilità di riceverli dall’Agenzia delle entrate». L’opposizione, da sinistra a destra, reagisce in maniera compatta a supporto di D’Agata, attuando una linea apertamente ostruzionistica.
A cominciare dai consiglieri Francesco Montemagno e Puccio La Rosa del gruppo Intesa per Catania che lasciano l’aula per aver «constatato che i colleghi della maggioranza si rifanno solo a interessi di parte». Dai banchi della maggioranza il solo Vincenzo Castelli (Pdl) risponde, innervosito dalla richiesta di voto per singolo punto dei 20 articoli del nuovo regolamento sul pagamento dell’imposta, considerata una perdita di tempo. «Mi sto incavolando, signor presidente. Questi consiglieri pensano di essere i primi della classe, mentre qui la gente della maggioranza è per bene e lavora», afferma Castelli. Che se la prende in particolare con il consigliere Manfredi Zammataro del gruppo La Destra, promotore del voto per singolo articolo. Ma è Nello Musumeci, capogruppo dello stesso partito di Zammataro, ad annunciare esplicitamente la tattica: «Potremmo chiedere l’appello nominale per ogni articolo: l’ostruzionismo è un nostro diritto».
Con venticinque voti favorevoli su trenta votanti l’atto viene approvato. Tra strascichi polemici, non ultimo quello scatenato dalla pregiudiziale posta dal consigliere di maggioranza Salvo Di Salvo (capogruppo Famiglia lavoro e solidarietà) sull’opportunità di richiedere un parere ai revisori dei conti riguardo alle tariffe Imu. Sono già le 2.20 quando si passa alla votazione delle aliquote. Giusto il tempo di votare un emendamento presentato da La Destra, che riceve parere tecnico e contabile sfavorevole dalla ragioneria generale. Questa volta i consiglieri in aula sono solo otto: la seduta è rinviata per mancanza di numero legale.
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