Imprenditore denuncia il pizzo a Corleone Quattro boss arrestati nel blitz dei carabinieri

I carabinieri di Corleone e di Monreale stanno eseguendo arresti nell’ambito di una indagine antimafia fra i comuni di Corleone, Palazzo Adriano e Villafrati. Sono quattro le persone arrestate nel blitz in cui sono impegnati decine di militari, unità cinofile e un elicottero. Dall’inchiesta, denominata Grande Passo, coordinata dalla Dda di Palermo, emergono i nuovi assetti di Cosa nostra nella provincia di Palermo Scoperta anche una serie di estorsioni a carico di imprenditori e commercianti. Diverse vittime avrebbero collaborato all’indagine.

Le indagini si sono avvalse di attività tecniche e servizi di osservazione e pedinamento, ma anche e per la prima volta in questa zona, della collaborazione di vittime di estorsioni. Anche grazie al racconto delle vittime che hanno svelato il meccanismo di pagamento del pizzo: l’imprenditore o il commerciante è chiamato a versare le somme sia alle famiglie mafiose presenti nel proprio paese di origine sia a quelle delle zone dove svolge la sua attività economica. Dalle indagini è emerso anche le vittime privilegiate delle estorsioni non sono solo gli imprenditori impegnati nell’esecuzione di appalti pubblici, ma pure i singoli esercizi commerciali e chi esegue lavori di edilizia privata.

Le Estorsioni

Nel corso delle investigazioni, sono stati ricostruiti ben 4 nuovi casi di estorsione, ai danni di imprenditori impegnati nel settore dell’edilizia e del commercio, sia nelle fasi dell’apertura che della gestione degli esercizi commerciali.

Per la prima volta è stata constatata la preziosa collaborazione delle vittime che hanno offerto il loro contributo, abbandonando l’atteggiamento di reticenza che fin ora ha caratterizzato gli imprenditori e gli esercenti operanti nel territorio di Corleone.

Il muro di omertà degli imprenditori e dei commercianti ha ceduto di fronte all’operato repressivo svolto negli ultimi tempi e alla professionalità dimostrata da magistrati e investigatori, i quali hanno saputo rassicurare ed infondere fiducia nelle vittime. Queste ultime hanno così deciso di raccontare senza alcun riserbo il meccanismo di pagamento del pizzo.

Le indagini hanno messo in luce un singolare radicamento delle competenze a esigere il pizzo: l’imprenditore o il commerciante è chiamato a versare le somme estorte sia alle famiglie mafiose presenti nel proprio paese di origine sia a quelle operative nelle aree ove l’attività economica si svolge.

Altro elemento di novità per l’area in questione emerso con l’odierna indagine: mentre con l’operazione Grande Passo è stato possibile documentare come le vittime privilegiate degli associati a cosa nostra fossero quegli imprenditori impegnati nell’esecuzione di appalti pubblici, ora è stato appurato come il metodo estorsivo possa essere applicato anche ai singoli esercizi commerciali o per l’esecuzione di lavori di edilizia privata.

Redazione

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