Il vuoto del Governo Crocetta e il niente delle ‘opposizioni’ (o quasi) di centrodestra

INVECE DI LAVORARE PER MANDARE A CASA UN ESECUTIVO FALLIMENTARE IL PDL SENZA GUIDA ANNASPA, MUSUMECI SI ‘ANNACA’, MENTRE IL PARTITO DEI SICILIANI-MPA…

Lo smarcamento, vero o soltanto tattico, del PD dalla Giunta Crocetta, ha innescato un dibattito impostato su una terminologia da vecchio sistema parlamentare, incentrato sulla parola “crisi”.

In realtà, non c’è “crisi” di Governo, perché l’esecutivo non si basa sull’appoggio delle forze parlamentari, ma sul voto dei cittadini elettori al presidente della Regione e, quindi, il ritiro del sostegno di una o più forze parlamentari non determina la caduta del Governo.

Per questo, gli ultimi due inquilini di Palazzo d’Orleans, Raffaele Lombardo e Rosario Crocetta, hanno potuto farsi beffe delle alleanze elettorali che li hanno portati a governare la Sicilia e dei partiti che li sostenevano.

Non sappiamo se quello tra Crocetta e il Pd è un divorzio definitivo o se il tempo rimarginerà le ferite in un rapporto, questo sì, in crisi. Alla politica delle chiacchiere del governatore fa da eco il tatticismo del principale partito che lo sosteneva. Siamo fuori dalla maggioranza, ma potremo sostenere i singoli provvedimenti, fanno sapere dal PD.

Dietro l’apparente senso di responsabilità di questa dichiarazione, una posizione del genere può essere funzionale a un ricatto continuo nei confronti del Governo, a un mercato delle vacche da trasferire nelle sale del Palazzo dei Normanni. Un tenere in bilico le sorti del Governo che, a ogni provvedimento, dovrebbe contrattare con i partiti il sostegno in aula. Una fase di stallo che, a appena un anno dal voto, non vede vie di uscita. Non è pensabile la presentazione e l’approvazione di una mozione di sfiducia a Crocetta, così come minaccia il Movimento 5 Stelle per bocca di Giancarlo Cancelleri.

E se, dal canto suo, come in un litigio tra innamorati, Crocetta prova a fare ingelosire il PD lisciando il pelo alle opposizioni, a lasciare interdetti è l’atteggiamento della minoranza di Centrodestra.

Il Pdl, sembra del tutto assente dal dibattito sui destini del Governo e della Sicilia, al di là di dichiarazioni che sono soltanto un atto di presenza sui giornali, ma che non hanno alcun peso politico. Non risulta che la situazione politica alla Regione sia stata al centro di un confronto formale in seno alla dirigenza regionale del Pdl o che sia stata investita del caso la dirigenza nazionale, dove – ricordiamolo – ci sono figure di peso originarie della Sicilia, da Alfano a Schifani. Non c’è un leader, riconosciuto e riconoscibile, in grado di parlare con una sola voce a nome di tutti.

Così, il momento di difficoltà che scuote la (ex) maggioranza di centrosinistra, è affrontata in ordine sparso, secondo l’umore, la fantasia o i timori di questo o quel parlamentare. Non sembra esserci una strategia di fondo per far uscire allo scoperto Crocetta e i suoi alleati, presenti, passati e futuri, per mettere il governatore con le spalle al muro, per porlo davanti alle sue responsabilità, di fronte a scelte non più rinviabili per il bene della Sicilia, per fare opposizione.

Invece, ci si limita al comunicatino sul porto di Vattelappesca, sulle strade di Borgodisotto. Il capogruppo Pdl all’Ars, Nino D’Asero, per capire se c’è crisi di Governo oppure se il Governo è in crisi, si affida alle interpretazione dei giornali o cerca di farselo spiegare dai colleghi deputati. “Probabilmente, perché i problemi e le loro soluzioni sono più che altro custoditi dal presidente della Regione”, aggiunge.

D’Asero, come Nello Musumeci prima di lui e Figuccia del Mpa dopo, chiede che il governatore presenzi al più presto in Aula per riferire se la Sicilia possiede ancora una maggioranza e un Governo in grado di operare. “Poiché – dice – i problemi dell’Isola sono troppi, troppo impellenti e gravi e non si può continuare a far giochetti politici. Occorre, finalmente, metter mano alla politica del fare, del risolvere…”.

Perché D’Asero ha bisogno delle rassicurazioni di Crocetta: se il governatore gli dirà che è tutto a posto, se gli disegnerà progetti mirabolanti e fuori dalla realtà, come in questi dieci mesi, allora tutto ok, si può andare avanti. E’ il tentativo di riportare in un alveo parlamentare il corso della “crisi”, come si faceva fino a 7 anni fa, con il vecchio sistema, quando era la fiducia o la sfiducia dell’Assemblea a decretare le sorti di un Governo.

C’è, poi, chi – sempre nel Pdl – si dice possibilista, in nome del senso di responsabilità del centrodestra e per l’imprescindibile bene della Sicilia, a valutare l’opportunità di un sostegno a Crocetta sui singoli provvedimenti. Una riedizione delle larghe intese che tengono in vita il Governo Letta, cucinate in salsa siciliana, per dirlo in termini più volgari, una voglia di inciucio con l’obiettivo di una poltrona da assessore, chi lo sa? Un’ipotesi alla quale, però, il deputato berlusconiano Assenza – almeno lui – dice un “no” chiaro, senza appello.

Viceversa, quello che dovrebbe essere il capo dell’opposizione di centrodestra, Nello Musumeci, attraverso un giornale on line, dice a Crocetta di rivolgere un appello istituzionale all’Ars, che vada al di là degli schemi di partito, unisca il Parlamento attorno ad alcuni punti prioritari e su quelli chieda la fiducia. Lasciando alla libera interpretazione del lettore di capire quale sarà l’atteggiamento suo e dell’opposizione di fronte alle parole di Crocetta.

Nessuno, insomma, che bocci senza appello l’operato del Governo in questi dieci mesi, così come dovrebbe essere valutato da un’opposizione dura e pura, riconoscibile e forte, che in virtù dei fallimenti accumulati e del suo isolamento politico, chiuda a Crocetta ogni possibilità di dialogo, cominciando a lavorare per mandarlo a casa.

Del resto, dopo un solo anno, sarebbe troppo aspettarsi questo dai 90 “figli di Ercole”.

E, quando Vincenzo Figuccia, vicepresidente del Partito dei Siciliani, l’ex Mpa, scrive che “la crisi in atto può essere l’occasione per un cambio di passo, che non sia giocato sul numero degli assessori e delle poltrone, ma sui temi concreti soprattutto in materia di sviluppo, sostegno alle imprese e occupazione, con l’avvio delle riforme più volte annunciate”, cos’è, senso di responsabilità, eccessiva e malriposta fiducia nelle capacità del governatore e della sua squadra o voglia di ribaltone?

 

Stanislao Lauricina

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