Dei 48 incidenti plurimortali (con due o più vittime) avvenuti in Italia nei primi sei mesi del 2021, nove si sono verificati lungo le strade siciliane. Un numero che pone l’Isola in testa alla drammatica classifica facendo registrare anche il dato più alto di morti sull’asfalto, stando ai dati pubblicati nel report dell’osservatorio di Asaps, l’associazione sostenitori amici polizia stradale. Dopo la Sicilia, ci sono l’Emilia-Romagna e la Puglia con otto, la Campania con cinque episodi plurimortali, seguita da Lazio e Piemonte con quattro, Lombardia e Abruzzo con due; un solo episodio per Friuli Venezia Giulia, Liguria, Marche, Sardegna, Toscana e Veneto. «Fermarsi all’illustrazione dei risultati di questi report non serve a nulla. Bisogna, invece, agire in modo concreto su più aspetti della questione per provare a invertire la rotta», commenta a MeridioNews Pina Cassaniti che, dal 2001, è la presidente dell’associazione nazionale familiari vittime delle strade (Aifvs).
Ottant’anni appena compiuti, nel 1997 fu un «automobilista killer che procedeva a tutta velocità» a uccidere sua figlia Valeria Mastrojanni, di 17 anni, mentre si trovava sul marciapiede di fronte casa in pieno centro storico a Messina. «Finché le vittime della strada rimarranno solo numeri, non cambierà la situazione della strage stradale continua», ribadisce Cassaniti. Intanto, dall’analisi dei dati raccolti da Asaps emerge che le strade più pericolose sono le statali e provinciali, seguite dalle autostrade e dalle superstrade, mentre nettamente inferiori sono gli schianti mortali nelle aree urbane. Il maggior numero di incidenti avviene dalle 12 alle 18, ma quelli mortali e plurimortali si verificano soprattutto nelle ore serali e notturne. Buche, mancato rispetto del codice della strada, cantieri di manutenzione segnalati poco e male, segnaletica assente o carente, cattiva illuminazione, asfalto dissestato o reso scivoloso dalle piogge. «Quel che è certo – aggiunge la presidente di Aifvs – è che in Sicilia le condizioni delle strade sono davvero disastrate: manti vecchi, senza interventi di manutenzione adeguati e disseminate di continui cantieri aperti».
Tra l’altro, nel report di Asaps viene espressamente messo nero su bianco che «in nessun incidente è stato possibile accertare con sicurezza l’abuso di alcol e di stupefacenti». Oltre alla «scarsa attenzione» da parte delle istituzioni dal punto di vista della prevenzione, per la presidente Cassaniti le cause del triste primato siciliano vanno ricercate anche «tra gli errati comportamenti alla guida, prima fra tutte la distrazione che è ancora troppo sottovalutata, che però – sottolinea – dipendono dalla scarsa formazione, non solo per quanto riguarda i progetti nelle scuole di ogni ordine e gravo che vengono fatti a macchia di leopardo ma anche la teoria e la pratica nelle scuole guida». Altri aspetti su cui puntare per avere conducenti consapevoli secondo Cassaniti sono «un’informazione adeguata dei pericoli e dei rischi, ma anche delle sanzioni – sottolinea – che abbiano un reale valore rieducativo. Che senso ha, per esempio, per infrazioni gravi del codice della strada, togliere i punti della patente per poi restituirli? Altri aspetti fondamentali – aggiunge – sarebbero aumentare i controlli sulle strade e puntare sulla mobilità razionale».
Intanto, dal 2016, nel codice penale è stato introdotto il reato di omicidio stradale. «Questo – spiega a MeridioNews l’avvocato Giuseppe Incardona, che è uno dei legali dell’associazione nazionale familiari vittime delle strade – da un lato, è stato un bene perché ha inasprito le pene ma, proprio a fronte di questo, è aumentata tantissimo la percentuale dei responsabili che scappano senza prestare soccorso». Una tendenza che negli anni è cresciuta e ha fatto aumentare anche la mole di lavoro dell’associazione e di indagini da parte delle procure. «E questo perché – aggiunge l’avvocato Incardona – anche se non si riesce a trovare il colpevole, per assicurare giustizia ai familiari delle vittime, è necessario dimostrare che la causa è stato un pirata della strada, altrimenti viene catalogato come incidente autonomo».
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