Il Tar sospende lo sgombero del ristorante La Scuderia «Unica colpa essere figlio di un condannato per 416 bis»

«Lui fa il ristoratore. La sua unica colpa è quella di essere figlio di un condannato per 416 bis». Così l’avvocato Luigi Raimondi che, insieme al padre Salvatore e all’avvocato Giuseppe La Barbera, difende gli interessi dell’imprenditore Filippo Gugino, lo scorso dicembre raggiunto da un’interdittiva antimafia da parte della prefettura. Provvedimento che, nel giro di poche settimane, ha messo in moto anche la decisione, da parte del Comune, di sgomberare entro le 24 ore dalla notifica dell’atto i locali di viale del Fante. Decisione impugnata dai legali, che hanno presentato ricorso, accolto ieri dal presidente del Tar Calogero Ferlisi che ha deciso di sospendere lo sgombero, affermando l’esistenza di una situazione «di eccezionale gravità e urgenza, tale da non consentire neppure la previa notificazione del ricorso e la domanda di misure cautelari provvisorie con decreto presidenziale».

Ventiquattro ore, insomma, sono troppo poche per sgomberare il ristorante. Motivo per cui il provvedimento rimane sospeso, fino a quando non verrà fissata una data di udienza per entrare nel merito della questione. Intanto, Gugino può tornare a gestire il ristorante. «È sicuramente un risultato positivo quello stabilito dal presidente del Tar Ferlisi. Adesso notificheremo e depositeremo il ricorso avverso l’ordinanza di sgombero e soprattutto impugneremo l’interdittiva», continua l’avvocato Raimondi. Secondo lui, Gugino starebbe in un certo senso pagando il fatto di avere un padre, Pietro Francesco, condannato per associazione mafiosa e in carcere da oltre dieci anni. «I due non hanno cointeressenze, vale a dire nessun affare in comune – spiega il legale – Per non parlare del fatto che Gugino junior non ha mai subito alcun procedimento giudiziario per mafia o reati gravi». Intanto, però, l’interdittiva della prefettura dello scorso 22 dicembre emessa in seguito alle recenti indagini dei carabinieri, sulla base delle quali vi sarebbe un concreto pericolo di infiltrazione mafiosa non soltanto nelle gare dell’ippodromo, ma anche nel ristorante che opera all’interno dell’impianto sportivo.

«Il discorso è semplice, in fondo – torna a dire l’avvocato – l’ippodromo è del Comune, lo dà in concessione a una società che si chiama Ires, oggetto di un’interdittiva precedente che non ha nulla a che vedere con i Gugino. Poi, la Ires ha dato in gestione il ristorante ad un’altra società, La Scuderia di Stancampiano, che l’ha gestito per molti anni. Per poi optare per una serie di affitti di ramo d’azienda, ultimo dei quali nei confronti di Filippo Gugino, che gestisce il ristorante dal primo agosto del 2016. Anche lui, in seconda battuta, oggetto di un’altra interdittiva. Ci sono tre passaggi in pratica: Ires-Stancampiano-Gugino». Prima della cessione del ramo d’azienda da parte della ditta Stancampiano, Gugino lavorava come dipendente nel ristorante Il baglio degli antichi papiri. «In realtà – si legge nel ricorso dei legali – a carico di Filippo Gugino la prefettura non ha trovato assolutamente nulla di pregiudizievole». 

Il provvedimento emanato dal Comune, secondo i legali, sarebbe da ritenersi illegittimo perché lo stesso proprietario del ristorante, Piervincenzo Stancampiano, ha ammesso di aver ceduto il ramo d’azienda per la gestione della ristorazione a Gugino, «in violazione delle norme contrattuali, che individuano il concessionario (Ires) quale unico soggetto abilitato, previa autorizzazione dell’amministrazione comunale, ad affidare ad un terzo la gestione del locale ristorante». Si punta il dito, nel ricorso, proprio contro il Comune, che «ben avrebbe potuto e dovuto concedere comunque al ricorrente un termine adeguato, potremmo dire decente, per eseguire lo sgombero. Peraltro il Comune – si legge più avanti – pur essendo a conoscenza dello svolgimento dell’attività del sig. Gugino nei locali della Scuderia dal primo agosto 2016, è rimasto del tutto inerte per un anno e mezzo».

Silvia Buffa

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