Il Sud-Est tra animali annegati e coltivazioni distrutte «A Lentini rischiamo di perdere tutto per il secondo anno»

«Ho visto tornare i miei cani a nuoto attraverso i campi dove di solito corrono, ma tutte le coltivazioni sono andate perdute». Alessandro Giardina osserva, con le gambe affondate nel fango fino alle ginocchia, anni di lavoro buttati in una notte. A Santa Maria del Focallo, a poche decine di metri da uno dei tratti di mare più belli di Sicilia, lui coltiva melanzane e peperoni, cavolfiori, radicchio, broccoli e finocchi. La sua azienda si chiama Semi Selvaggi. Non c’è più niente dopo il nubifragio della notte che ha fatto esondare tutti i canali di scolo. I campi sono tornati a essere paludi, com’erano decenni fa, prima di essere bonificati. Fango e detriti sono stati trascinati dalle campagne più interne fino a valle. Lì dove Alessandro coltiva un ettaro e mezzo di terreni insieme alla sua compagna di Roma. «Qui tra Ispica e Pozzallo sono tutte coltivazioni, non so cosa si sia salvato». 

Le associazioni di categoria stanno tentando di fare la conta dei danni. La situazione peggiore si è registrata tra Siracusa e Ragusa. Da Noto, Rosolini, Ispica e Pozzallo arrivano le notizie più drammatiche. Ma anche tra Lentini e Carlentini, già devastate l’anno scorso dal’esondazione del fiume San Leonardo, i produttori agricoli fanno i conti con danni e disperazione. 

A Ispica, nell’azienda Roccuzzo che produce ricotta e formaggi, sono morti una sessantina tra capre, pecore e agnelli con danni per oltre centomila euro. Il recinto dove si trovavano si mostra come una distesa di animali annegati. «È straripato il torrente Favara – spiega il responsabile provinciale di Coldiretti, Calogero Fasulo – non si capiva più quali erano gli argini. Sono impegnato con i tecnici a verificare l’ammontare dei danni in tutta la provincia. Questi fenomeni dimostrano quanto sia indispensabile la manutenzione continua degli alvei dei fiumi e torrenti».

(Lentini, contrada Leone)

A Lentini lo sanno bene. «È successa la stessa cosa dell’anno scorso con una potenza fortunatamente inferiore – racconta Tony Cusumano, che coltiva ortaggi e rivede a distanza di pochi mesi i suoi terreni sommersi dal fango – i canali non hanno retto, l’acqua è finita nei campi inondando tutto. Per il secondo anno di fila rischiamo di perdere la produzione, ma così investire non conviene più. Spendiamo i soldi con cui ci risarciscono per impiantare ed estirpare l’anno dopo, che senso ha?».

A determinare l’allagamento degli agrumeti e delle campagne sono i canali di scolo insufficienti e non mantenuti. «Non c’è manutenzione da anni – denuncia Giardina – qui a Santa Maria del Focallo il consorzio di bonifica non interviene da almeno cinque, sei anni. Però paghiamo le tasse. Le saie di nostra competenze erano pulite, quelle a monte erano piene di detriti altrimenti non ci sarebbe stata tutta questa devastazione».

(Lentini, contrada Cannellazza)

Salvo Catalano

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