Il sindaco sotto scorta che sfida la mafia dei Nebrodi  «Abbiamo ridotto del 70% i reati nelle campagne»

«Non essendoci elementi di novità rispetto al passato, la misura di tutela mi è stata rinnovata fino a nuova decisione». Sono le parole di Sebastiano Fabio Venezia, 33enne sindaco di Troina, nell’Ennese, che dallo scorso dicembre vive sotto scorta, assegnatagli dal Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica. Una scelta che ha mutato profondamente gli equilibri nella quotidianità del primo cittadino, nonché assistente universitario all’Università di Catania. «Ho avvertito, soprattutto all’inizio, un grande disagio – dice Venezia. Le limitazioni imposte hanno cambiato radicalmente lo stile di vita mio e della mia famiglia. Il momento è senz’altro difficile e preferirei non aggiungere altro».

Il provvedimento scadeva il 31 marzo. Tutto parte da una nota inviata dalla Prefettura di Messina che invitava i Comuni aderenti al Parco dei Nebrodi ad attuare iniziative a tutela della legalità nel settore agricolo. In un’interrogazione parlamentare presentata l’8 gennaio, il senatore Pd Beppe Lumia aveva osservato come «risulta inoltre che al Comune di Troina appartiene la gestione di una grossa area boschiva sui Nebrodi, circa 4mila 200 ettari, che sembra essere oggetto di interesse da parte di alcune famiglie mafiose tradizionalmente legate alla mafia dei Nebrodi (Tortorici, Cesarò, San Fratello, Maniace, Montalbano Elicona, Castell’Umberto)». 

Un territorio vastissimo, polmone verde della Sicilia e con ettari ed ettari di bosco ceduti in affitto per il pascolo di greggi ed armenti. Sui quali è in corso un’indagine da parte di una commissione nominata dal Prefetto di Enna. «Ritengo più in generale che il territorio dei Nebrodi sia stato per lungo tempo terra di nessuno – afferma il primo cittadino di Troina – e la criminalità rurale è riuscita ad avere un controllo capillare e a curare indisturbata i propri interessi economici. Per scardinare questo sistema occorrerà una forte sinergia tra cittadini ed istituzioni. Si tratta di uno sforzo collettivo che deve riguardare non solo le forze dell’ordine e la magistratura inquirente: anche le altre istituzioni devono fare la propria parte». 

Il Parco dei Nebrodi fa gola a molti, come dimostrano anche le minacce rivolte negli ultimi mesi al presidente dell’ente, Giuseppe Antoci, e a colui che l’ha nominato, il presidente della Regione Rosario Crocetta. «Nel territorio che io amministro – sottolinea ancora Venezia – negli anni 2011 e 2012 si consumava mediamente un furto ogni quattro giorni, senza contare i molti casi in cui i cittadini, sfiduciati, preferivano non rivolgersi alle forze dell’ordine e non denunciare. I furti dei trattori con il sistema del cavallo di ritorno imperava nelle campagne. Fin dal nostro insediamento abbiamo capito che occorreva affrontare di petto il problema e abbiamo investito nella sicurezza, concedendo contributi a fondo perduto fino all’80 per cento alle aziende agricole che installano un impianto di videosorveglianza oppure dei localizzatori satellitari nei propri mezzi agricoli». 

Un’iniziativa che, unita ad altre, sta dando i suoi frutti. «Grazie anche all’efficace attività di controllo delle forze di polizia – conclude Venezia – nel 2014 si sono ridotti di circa il 70 per cento i reati nelle campagne e si sono azzerati i furti dei trattori». 

Andrea Turco

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