Il rugby arriva in piazza. Ma è la protesta dei Briganti Da avamposto di legalità a squadra senza un campo

C’era una volta il campo San Teodoro liberato a LibrinoAvamposto di legalità targato Briganti. Loro, la squadra di rugby simbolo in un quartiere dalle mille difficoltà, ci sono ancora. A mancare, da circa un anno, è il rettangolo di gioco per portare avanti quello che sanno fare meglio: aggregare ragazze e ragazzi in nome della palla ovale e non solo. La colpa di tutto questo? Un mix tra rinvii e promesse della politica, puntualmente disattese, e presunti errori tecnici nel progetto di riqualificazione del campo. Così ieri pomeriggio il rugby è sbarcato in piazza Università. Nessuna manifestazione promozionale ma una protesta vera e propria. Insieme, con le loro casacche rosse, giocatori, volontari e sostenitori

«Da quasi un anno – spiega a MeridioNews Mirco Saraceno, allenatore della categoria under 14 e giocatore della prima squadra – ci ritroviamo senza campo per colpe distribuite a vari livelli». Una situazione «insostenibile» che si riflette inevitabilmente sui ragazzi più piccoli. «Senza campo infatti – sottolinea amareggiato – rischiamo di perdere tutto: alcuni ragazzi stanno già abbandonando». Un peccato per l’associazione sportiva il cui obiettivo è offrire un’alternativa a scorciatoie come il lavoro minorile e lo spaccio di droga. «Ma così – prosegue – diventa difficile, il campo è pieno di erbacce alte un metro». Quali sono, allora, le sorti dei circa duecento tesserati dei Briganti? «Adesso – risponde Saraceno – siamo costretti ad allenarci al Cibalino con una maggiorazione dei costi che, insieme alle spese per partite e trasferte, stanno mettendo in serio rischio le nostre attività». 

Non solo l’incertezza sui tempi, ma quei pochi interventi finora operati non sono soddisfacenti per l’associazione. L’unico registrato è la delimitazione del campo e l’opera di rizollatura. «Fai due passi – ironizza l’allenatore – e prendi dieci storte alla caviglia. Inoltre hanno pure abbattuto un muro di contenimento. Quindi il campo da cantiere inaccessibile è diventato anche inagibile».

Per comprendere i motivi della manifestazione però bisogna riavvolgere il nastro fino al 2018 (anche se l’ultimo aggiornamento risale al 31 dicembre 2019), quando il Comune di Catania pubblica la gara (da oltre 376mila euro) per la posa del manto sintetico, utilizzando il residuo di un programma comunitario. «Quindi – replicano i Briganti – totalmente a costo zero per la città». L’appalto viene poi aggiudicato dalla RI Cangeri & Muratore, azienda che avrebbe dovuto completare i lavori prima nell’ottobre 2019, poi nel gennaio 2020. Passato un mese dalla prevista data di consegna quello che dovrebbe essere un campo di rugby si è trasformato in una prateria abbandonata al degrado.

I lavori di rifacimento, infatti, sono iniziati nel mese di giugno 2019 ma interrotti già a ottobre dello stesso anno, cumulando appena due giorni di lavoro, tempo sufficiente a rendere totalmente inagibile il campo da gioco. Nonostante le promesse dell’assessorato allo Sport, la posa del manto in erba non è stata ancora realizzata. «Con l’assessore Sergio Parisi e con tutta l’amministrazione comunale – spiega Saraceno – abbiamo avuto qualche incontro informale, ma abbiamo ottenuto solo il solito scaricabarile». Sì, perché l’ente comunale demanda tutto alla presunta errata redazione dei progetti. «Ancora oggi continuano a rinviare di due settimane – spiega – Noi vogliamo solo sapere quando riavremo il campo». 

Per questo l’associazione ha lanciato un hashtag, #daibrigantinoncècampo, con cui intende denunciare anche sui social la mancanza di interesse delle istituzioni. L’hashtag si accompagna a un video in cui i Briganti improvvisano partite in luoghi non adatti al gioco della palla ovale. «Così – spiega una giocatrice – a chi dovesse chiedersi il perché, rispondiamo che non abbiamo un campo». 

Gabriele Patti

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