Il ricorso sulla discarica di Siculiana: chi l’ha scritto ha sbagliato indirizzo

IL CGA NON SI E’ PRONUNCIATO NEL MERITO. HA PRECISATO CHE TALE ATTO ANDAVA PRESENTATO NON AL PRESIDENTE DELLA REGIONE, MA AL DIRIGENTE GENERALE. UNA STORIA PIRANDELLIANA – CHE NON A CASO SI SNODA AD AGRIGENTO – CHE IN QUESTA PROVINCIA LASCIA TUTTO COME PRIMA. ANZI, PGGIO DI PRIMA

di Salvatore Petrotto

Che differenza c’è tra ciò che avviene in Campania, nella cosiddetta ‘terra dei fuochi’, e ciò che avviene nella terra di Pirandello?

Riteniamo nessuna! Cambia solo una vocale: a Napoli la chiamano ‘monnezza’, ad Agrigento ‘munnizza’.

Che volete che sia una o od una u, quando tutti quanti i rifiuti si sotterrano, creando delle micidiali bombe ecologiche? O se gli stessi rifiuti si inceneriscono in mezzo alle strade, in Campania, così come in Sicilia?

Soltanto in questi giorni sono venuto a conoscenza del singolare esito che ha avuto un ricorso straordinario presentato dal Comune di Montallegro, in provincia di Agrigento, nel 2010, al Presidente della Regione siciliana, contro la mega discarica illegittima di proprietà del vicepresidente di Confindustria Sicilia, Giuseppe Catanzaro, e di suo fratello Lorenzo.

Nel leggerlo non sapevo se ridere o piangere, per ciò che ci sta succedendo in Sicilia con l’annosa storia segnata da quella che il docente universitario ed esperto di problemi ambientali, Aurelio Angelini, definisce LA DITTATURA DELLE DISCARICHE.

Si tratta delle motivazioni espresse in un parere del Cga (Consiglio di giustizia amministrativa), in risposta ad un articolato ricorso che dimostrava la pressoché totale illegittimità di ogni atto emanato dalla Regione Sicilia per consentire l’acquisizione di una piccolissima discarica pubblica, da parte dei fratelli Catanzaro, nel tempo ampliata a dismisura, tanto da potervi sotterrare i rifiuti di mezza Sicilia.

Le conseguenze di tali illegittimi comportamenti burocratici, in termini di inquinamento ambientale e per la salute degli abitanti di quei territori, li potete ben capire.

Ma ritorniamo a quello che non posso far altro che definire semplicemente un pirandelliano gioco delle parti, rivelatosi comunque assai utile a far arricchire qualcuno, a spese delle collettività, martoriata da questa nostrana ‘terra dei fuochi’ .

Leggete attentamente, è il Consiglio di giustizia amministrativa che, a supporto del pronunciamento della Regione Sicilia, che risale al 2011 è il N. 1436/10, nell’adunanza del 5 aprile 2011 a sezioni riunite, si esprime in questi termini:

“Il ricorso è inammissibile in quanto il decreto impugnato non può ritenersi atto definitivo, essendo stato firmato dal dirigente del Servizio 2 VAS-V.I.A. del Dipartimento regionale Territorio ed Ambiente dell’ARTA e pertanto non impugnabile con ricorso straordinario al Presidente della Regione, ma suscettibile di ricorso gerarchico al dirigente generale di quel Dipartimento, ai sensi dell’art. 7, comma 1, lettera m), della Legge regionale 15 maggio 2000, n. 10″.

Il Cga, anzi, invita il Comune di Montallegro a presentare tale ricorso ad altre autorità competenti con questa ulteriore valutazione: “Tuttavia, può essere riconosciuto al Comune di Montallegro il beneficio dell’errore scusabile, con conseguente rimessione in termini per l’eventuale proposizione del ricorso in sede gerarchica”.

Ci avete capito qualcosa?

Io ho interpellato la maga Sibilla che mi ha spiegato che il Consiglio di giustizia amministrativo, senza entrare nel merito di detto ricorso, ha scritto che il Comune di Montallegro ha sbagliato indirizzo, perché doveva inoltrare tale ricorso ad altre autorità; inoltre, i provvedimenti autorizzativi illegittimi che hanno consentito la creazione della mega discarica dei fratelli Catanzaro a Siculiana-Montallegro, non erano definitivi e, pertanto, non erano impugnabili attraverso un ricorso al Presidente della Regione Sicilia.

Mah !

Ma quei provvedimenti, non definitivi, hanno consentito di creare ed ampliare ad libitum una discarica che, originariamente, era una piccolo immondezzaio comunale.

Oggi sono state proprio quelle autorizzazioni illegittime, che peraltro si fa fatica a definire provvisorie, visto che sono state rinnovate per circa un decennio, che hanno consentito ai titolari della mega discarica di Siculiana-Montallegro, non solo di tenerla ancora aperta, ma di ampliarla per più di cento volte rispetto alle dimensioni originarie.

A rilasciare tali illegittime autorizzazioni sono stati i soliti funzionari della Regione Sicilia, uno dei quali è stato arrestato ad agosto per delle identiche autorizzazioni riguardanti la discarica di Motta Sant’Anastasia, adesso sequestrata dalla Magistratura ed i cui proprietari sono stati anch’essi arrestati.

Il Cga, in poche parole, ha detto che il ricorso andava inoltrato all’allora dirigente generale del dipartimento regionale dell’Ambiente e non al presidente della Regione.

Questo errore d’indirizzo, di certo non volto, alla fine, ha favorito il vicepresidente di Confindustria Sicilia e suo fratello Lorenzo.

Infatti i due fratelli di Siculiana sono stati da sempre muniti di questi singolari provvedimenti rilasciati dai funzionari della Regione siciliana, uno dei quali, come già ricordato, arrestato mentre prendeva tangenti.

Sono proprio questo genere di autorizzazioni illegittime e comunque provvisorie, lo ribadiamo, che da qualche decennio a questa parte, hanno consentito di creare proprio delle enormi discariche private come quella dei Catanzaro.

Lo stesso funzionario regionale arrestato ad agosto ha illegittimamente autorizzato gli ampliamenti della mega discarica di Montallegro-Siculiana, quella dei fratelli Sodano ad Agrigento e di Domenico Proto a Motta Sant’Anastasia.

I Proto ed i Sodano sono stati arrestati e le loro discariche sequestrate.

Sul concetto di provvisorietà nel rilascio di tali illegittime autorizzazioni, inoltre, abbiamo più di qualche fondata perplessità.

Dal 2002 ad oggi un cartello di sedicenti imprenditori, alcuni dei quali, come detto, arrestati nell’agosto scorso, del tutto illegittimamente, hanno ampliato a dismisura, le loro discariche private, ostacolando, di fatto, ogni altra modalità di raccolta e smaltimento dei rifiuti.

E ciò è ribadito, come se non bastasse, in un recentissimo articolo pubblicato da la Repubblica del 3 settembre 2014, a firma del già citato prof. Aurelio Angelini, redattore, tra l’altro, della relazione tecnica che evidenzia la totale illegittimità di tutti quanti i provvedimenti autorizzativi, proprio della discarica del vicepresidente di Confindustria Sicilia Giuseppe Catanzaro e di suo fratello Lorenzo. Relazione che è parte integrante del ricorso di cui ci stiamo occupando.

Che quella delle discariche private siciliane, tra mala burocrazia e politici distratti sia una storia sbagliata, ci vuol poco a capirlo.

Al di là dei ricorsi amministrativi, a questo punto ho pensato bene di inoltrare una serie di denunce alla Magistratura Penale e Contabile, all’Autorità Nazionale Anticorruzione ed all’Antitrust.

Speriamo che, adesso, le nostre denunce, relative a degli eventuali reati penali e contabili da imputare a carico dei fratelli Catanzaro e di coloro i quali li hanno illegittimamente favorito siano state stavolta inoltrate all’indirizzo giusto.

Non potevamo, del resto, fare altrimenti, visto che non è stato possibile ripresentare un nuovo ricorso ai funzionari che, per conto della Regione, si occupano, anch’essi storicamente, di discariche private.

Infatti i recenti arresti operati dalla Magistratura proprio di qualche esemplare di questa particolare razza di fauna burocratica che, da sempre, ha rilasciato tali illegittime autorizzazioni, non ci hanno consentito di interloquire con chi ha esaminato nel 2010 il ricorso presentato dal Comune di Montallegro, contro la discarica dei fratelli Catanzaro.

Nel presentare le nostre denunce, stavolta, siamo stati spinti da ben più cogenti motivazioni, rispetto al Comune di Montallegro.

Pensate un po’, abbiamo la presunzione di contrastare il già citato principio assodato che anche in Sicilia, in materia di ‘munnizza’, dal 2002 ad oggi, nulla è più permanente del provvisorio e che pertanto si possono impunemente violare tutte quante le leggi, da quelle per la tutela dell’ambiente a quelle sugli appalti pubblici.

Si possono, impunemente assicurare, per svariati anni e svariate centinaia di milioni di euro, proroghe su proroghe illegali nel settore della raccolta, del trasporto e del conferimento dei rifiuti dentro a queste discariche private; rifiuti, tutti quanti sotterrati dentro queste polveriere, realizzate contra legem; rifiuti spesso sotterrati tal quali, ossia senza una doverosa preselezione ed un pretrattamento.

Si sotterra di tutto e di più, ossia il 93% dei rifiuti in maniera indifferenziata, visto che la raccolta differenziata in Sicilia è inchiodata a percentuali che oscillano attorno al 7%.

Sui costi di questa ultradecennale scellerato affaire ‘munnizza’ parlano le cifre.

In Sicilia si paga, a fronte dei pessimi ed illegali servizi resi, la tassa sui rifiuti più cara d’Italia: il doppio della media nazionale ed, in alcuni Comuni, anche il quadruplo.

Scusate se è poco!

Ci scusiamo, eventualmente, con chi prova un certo fastidio per questo nostro arrembante pressing nei confronti di tutti quanti gli organi e le istituzioni del nostro Stato da me interpellati per darci una mano, compresi ovviamente i numerosi parlamentari nazionali che si stanno interessando della ‘terra dei fuochi’ siciliana, oltre che di quella campana.

Redazione

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