Il buio periodo degli arresti e delle prime pagine dei giornali sembra già uno sbiadito ricordo. Eppure solo tre mesi fa il maestro Gianfranco Pappalardo Fiumara lasciava i domiciliari. Colpa di una vicenda che ha squassato la Diocesi di Acireale, a partire dalla piccola parrocchia di Trepunti, frazione di Giarre. Il pianista ripostese, con un recente passato anche in politica, è protagonista di un presunto ricatto a luci rosse ai danni dell’ex parroco Luigi Privitera, avviato a sua volta a un «percorso di recupero» dal vescovo Antonino Raspanti.
Tutta acqua se non passata, quantomeno distante dall’attualità innanzitutto professionale del musicista. Pappalardo ha ripreso a suonare e si prepara a tornare in scena anche a Catania. L’accusa sul suo capo è legata all’estorsione che sarebbe stata tentata nei confronti del sacerdote. Tra i due, la scorsa primavera, si sarebbe instaurata una relazione intima che però era ben presto precipitata. Cinquemila euro per non diffondere video e foto dei loro incontri a sfondo sessuale, consegnando il materiale al vescovo. Questa l’illecita richiesta che, secondo l’accusa, Pappalardo Fiumara avrebbe fatto a don Luigi prima che quest’ultimo lo denunciasse.
Oggi però, per il pianista, la vita continua. Lui stesso ha diffuso la data della prossima prestigiosa esibizione: il 28 ottobre, a palazzo Biscari, nell’ambito dell’undicesimo Festival Belliniano. «All’inizio qualche difficoltà l’ha avuta – fa notare il suo difensore Enzo Guarnera a MeridioNews – ma poi tutti gli impegni contrattualizzati sono stati onorati dal maestro. Di fatto la sua attività non si è fermata». Anche fra ospitate in tv e in giro per l’Italia nonché, come avverrà l’anno prossimo, all’estero fra Romania, Stati Uniti e Giappone.
Nonostante ciò, «formalmente» Pappalardo Fiumara rimane sottoposto all’obbligo di dimora fra Giarre e Mascali, suo luogo di residenza. Specifica appunto «formalmente» l’avvocato Guarnera, perché finora il giudice per le indagini preliminari etneo Carlo Cannella si è mostrato flessibile. «A oggi ha autorizzato ogni attività del mio assistito dietro le nostre apposite istanze». Le indagini, nel frattempo, non si sono ancora concluse. «Speriamo che entro l’anno possa arrivare la parola fine – aggiunge Guarnera – e che così il pubblico ministero depositi il fascicolo». A quel punto la strategia difensiva del maestro potrà essere ulteriormente approfondita. Pappalardo Fiumara aveva ammesso i fatti, ma «nego – scrisse lui stesso in una nota – di avere mai preso un euro dal prete, anzi, al contrario, era lui a volere da me qualche regalo». Avrebbe agito in quel modo poiché il sacerdote voleva interrompere il loro rapporto.
Riceviamo e pubblichiamo
«Scriviamo in nome e per conto del nostro cliente, Gianfranco Pappalardo Fiumara: il caso si è concluso in via stragiudiziale pochi mesi dopo, nel novembre 2019, con il ritiro di tutte le accuse da parte dello stesso Luigi Privitera, l’allora parroco di Trepunti di Giarre».
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