Il regolamento sulla movida arriva a Sala delle Lapidi L’opposizione: «Così non va, serve la zonizzazione acustica»

Si fa o non si fa? Il regolamento della movida a Palermo è diventato un affare da azzeccagarbugli. Bozze su bozze, ordinanze sempre più severe del sindaco, pareri contrapposti, pronunciamenti del Tar. E in mezzo le denunce dei residenti. In questi anni sullo svago notturno dei palermitani se ne sono sentite di tutti i colori ma finora una parola definitiva del Consiglio comunale non c’è stata. Oggi, finalmente, l’aula ha prelevato il regolamento e aperto la discussione generale ma il testo della giunta, già visto e rivisto con vari emendamenti e controproposte dell’opposizione e della commissione Attività produttive, va incontro a una vita difficile. 

Le associazioni di categoria, infatti, hanno lanciato l’allarme: nonostante le molteplici riscritture e i tanti ragionamenti, la delibera rischia di andare incontro a ricorsi e impugnative perché manca il piano di zonizzazione. Già una settimana fa Vivo Civile aveva proposto di bloccare tutto e rinviare la trattazione del regolamento facendo valere per il momento la normativa nazionale e il codice penale per il disturbo alla quiete pubblica, in attesa della zonizzazione acustica della città. Il che significa tempi più lunghi per una disciplina che invece il sindaco Leoluca Orlando reclama in fretta: sia perché glielo chiede il comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, sia perché il Tar ha già fatto capire che senza un regolamento non è possibile andare avanti con un’ordinanza dietro l’altra. 

La situazione resta piuttosto tesa, anche perché in una nota del 29 settembre Orlando ha lasciato intendere di essere pronto a usare i suoi poteri extra ordinem – e scavalcare Sala delle Lapidi con provvedimenti straordinari – se il testo approvato fosse troppo permissivo. Peccato che diversi esponenti dell’opposizione, da destra e da sinistra, abbiano già espresso la volontà di ascoltare le ragioni dei commercianti. Così è per Filippo Occhipinti del Gruppo Misto: «Da un lato chi vuole dormire, dall’altro chi vuole divertirsi di notte, in mezzo attività economiche e posti di lavoro. Comunque vada il regolamento scontenterà tutti e paga un vizio originale: la mancanza del piano di zonizzazione, senza il quale non è possibile approvare alcun regolamento, pena l’impugnativa. A conferma, come se ce ne fosse bisogno, che in tre anni la giunta ha navigato a vista, senza alcuna programmazione ma andando avanti a colpi di ordinanze. La normativa nazionale di per sé sarebbe sufficiente, ma mancano i controlli e la colpa è del Comune». 

Rosario Filoramo, capogruppo del Pd, pone l’accento sulla sicurezza: «Il regolamento della movida non potrà da solo per magia risolvere i problemi. È necessario che esso sia sostenuto da una campagna di sicurezza che consenta di mettere in strada in orario notturno un numero maggiore di uomini delle forze dell’ordine. Una vigilanza che possa essere garantita a tutti, a partire dai frequentatori dei locali pubblici, passando per coloro che negli stessi vi lavorano, ed ancora, molto importante, per i residenti ai quali va finalmente assicurato quel minimo di quiete pubblica e di sicurezza che sino a questo momento gli sono stati negati». 

Il parere degli esercenti è espresso su Facebook da Marcello Robotti, vicepresidente di Vivo Civile: «La nostra posizione è una sola e condivisa con tutte le associazioni di categoria e ci auguriamo, come sembra, che venga condivisa da tutto il consiglio comunale. Non è il momento di ambiguità o stampelle politiche. Queste sono occasioni per riscrivere le regole e non vanno sprecate. Alla nostra città manca la zonizzazione acustica nonostante sia un obbligo di legge. Quindi la strada è quella. Ricordo ai consiglieri che uno studio in merito c’è già, commissionato all’università di Perugia. È già pronto, bisogna solo pagare l’integrazione e in breve tempo saremmo a norma come il resto del Paese. Nel frattempo – conclude Robotti – ci sarebbe la normativa nazionale e il codice penale per il disturbo alla quiete pubblica. E poi diciamolo, non è che le ordinanze abbiano sortito effetti». 

Orlando e l’assessore alle Attività produttive, Giovanna Marano, mantengono un cauto ottimismo: «Il diritto alla quiete di intere aree urbane – afferma Marano – attraverso l’adozione di questo strumento potrà entrare in sintonia con le molteplici attività economiche di ristoro ed intrattenimento che animano la città. Prevenire chiasso, bivacco, musica assordante, abbandono di bottiglie e lattine varrà a riportare l’intrattenimento e l’animazione serale dentro il valore della sostenibilità per proseguire il percorso già avviato dall’anno scorso con le ordinanze sindacali». «Si tratta di uno strumento – commenta il primo cittadino – che servirà a integrare il rapporto tra qualità della vita, sicurezza, animazione urbana per valorizzare la bellezza di Palermo e guidare le attività del divertimento e del tempo libero in direzione del rispetto dei diritti di tutti e della legalità». 

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