Il registro dei bambini mai nati con nome di fantasia «Medievale, stigmatizza donne che scelgono l’aborto»

Un «registro dei bambini mai nati» è stato approvato con una delibera del Consiglio comunale di Marsala. Ventitré voti favorevoli e tre contrari tra i consiglieri presenti in aula. «Vuole fare riflettere la politica sull’importanza che ha nel promuovere la cultura della vita», ha detto durante la seduta del civico consesso la relatrice Giusi Piccione, consigliera comunale di destra eletta nella lista del movimento civico ProgettiAmo Marsala

Un atto che prevede anche la modifica del regolamento cimiteriale: «Bambino mai nato» sarà la nuova dicitura che andrà a sostituire «prodotto abortivo» che, finora, è stata utilizzata per i feti partoriti prima della 28esima settimana di concepimento; inoltre verrà individuato uno spazio cimiteriale destinato alla sepoltura. Altra novità riguarda l’istituzione di un registro nel quale indicare un nome di fantasia per il feto «che – spiega Piccione – qualifichi il nato prematuro come essere umano a prescindere dalla settimana di gestazione». 

Trentasei minuti di seduta sono stati dedicati a dibattere questo tema. «Sono cose delicate e non se ne dovrebbe discutere così a metà agosto – dice a MeridioNews il sindaco di Marsala Alberto Di Girolamo – Io non c’ero ma, da quello che mi hanno riportato, la mia sensazione è che tanti consiglieri non abbiano ben capito di cosa si stesse discutendo e al momento di votare si siano solo accodati. È una cosa che non condivido – continua il primo cittadino – e spero che non abbia nessun seguito. Da medico capisco ancora di più che si parla di una scelta privata e personale, spesso anche sofferente, in cui la politica non dovrebbe mai entrare». 

Al momento è l’Asp a inviare i feti al cimitero dove vengono registrati in modo anonimo. «Valutata la rilevanza emotiva che la questione riveste, si ritiene di porre in essere comportamenti per dare dignità a questi bimbi mai nati», dice la consigliera Piccione entrando nel merito della proposta. «Questa delibera di consiglio è una intromissione nelle scelte individuali, spesso dolorose, che discrimina chi sceglie legalmente di abortire – ha controbattuto la consigliera Luana Alagna, una delle tre a dare voto contrario – È un’ingerenza nella libera autodeterminazione delle donne che ha in sé anche una spirale di stigmatizzazione delle donne che decidono volontariamente di abortire». Per il consigliere Daniele Nuccio «l’atto nega i passi avanti fatti dalla legislazione italiana in materia di diritti inviolabili delle persone: mette in discussione capisaldi in favore di un approccio medioevale della questione».

Marta Silvestre

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