Il recupero della Concordia tra verità e propaganda

NEL GIORNO DELL’ARRIVO DELLA CONCORDIA A GENOVA PER LA SUA DEMOLIZIONE I TELEGIORNALI HANNO RISERVATO PLAUSI E OSANNA A SOGGETTI CHE NON SONO STATI I VERI PROTAGONISTI. IL DIPARTIMENTO DELLA PROTEZIONE CIVILE HA RISPOSTO A TANTE DOMANDE. QUESTA E’ LA SINTESI. BEN DIVERSA COME SI LEGGE.

Pubblichiamo alcune domande e risposte sulle richieste più frequenti che sono arrivate al Dipartimento della Protezione Civile sull’emergenza nave Concordia.

Chi si occuperà della rimozione della nave?

Se ne occpuerà il consorzio italo-americano formato dall’italiana Micoperi e dall’americana Titan Salvage. Il progetto è stato selezionato il 21 aprile 2012 dal comitato tecnico di valutazione costituito per la valutazione delle proposte e composto da esperti in rappresentanza di Costa Crociere, Carnival Corporation & plc, London Offshore Consultants e Standard P&I.

Costa Crociere aveva invitato dieci società specializzate in questo settore a partecipare alla gara di appalto per la presentazione di piani operativi per la rimozione della nave. Tra i sei progetti arrivati a Costa Crociere, tutti di elevata qualità, il comitato tecnico di valutazione ha preferito quello di Titan Salvage/Micoperi perché risponde maggiormente ai principali requisiti richiesti: rimozione intera del relitto, minor rischio possibile, minor impatto ambientale possibile, salvaguardia delle attività turistiche ed economiche dell’Isola del Giglio e massima sicurezza degli interventi.

Quali sono le misure antinquinamento prese per tutelare l’ambiente?

Il primo intervento attuato è stato il piano antinquinamento locale della Capitaneria di Porto con la predisposizione di panne assorbenti attorno alla nave per contenere le possibili fuoriuscite di carburante.Oltre a questo è stato reso operativo un “piano di contenimento per la fuoriuscita accidentale di idrocarburi” che prevede un recupero attivo di eventuali inquinanti con panne assorbenti, panne di contenimento e pulizia della costa. Sulla possibilità di inquinamento a terra, sono stati sensibilizzati i comuni di costieri ad adottare e implementare un piano di risposta in caso di sversamento di idrocarburi. Per questo sono stati organizzati anche corsi di formazione dal Dipartimento della Protezione Civile in collaborazione con Ispra – Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, Legambiente e le istituzioni locali per istruire volontari e amministratori sulle tecniche di pulizia della costa. I corsi sono stati realizzati nei comuni della costa e sull’isola del Giglio.

Per monitorare la qualità delle acque Arpat – Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana e Ispra hanno avviato un monitoraggio che prevede il prelievo quotidiano delle acque in prossimità della nave e del dissalatore. I risultati delle analisi sono pubblicati sul sito dell’Arpat. Per approfondimenti consulatre la pagina “L’attività di monitoraggio” nella sezione dedicata all’emergenza nave Concordia.

È previsto un piano per il recupero dei materiali e oggetti che sono usciti dalla nave?

È stato definito e approvato dal Comitato tecnico-scientifico un piano per la rimozione dei rifiuti che riguarda le operazioni e le procedure per raccogliere, trasportare e smaltire oggetti flottanti e materiali contenuti all’interno della nave e depositati sul fondale. È iniziato il recupero delle acque reflue e sono in corso le attività per recuperare i materiali flottanti e le operazioni di “caretaking”, cioè le attività per la pulizia del fondale da materiali e oggetti usciti dalla nave che durearanno da uno a due mesi.

Quali sono state le operazioni per prelevare il carburante contenuto nella Concordia?

Il recupero del carburante è stato gestito dalle società Smit Salvage e Neri. Dal 12 febbraio, giorno di inizio delle operazioni, al 24 marzo, conclusione dell’intervento, sono stati aspirati complessivamente 2.042,5 metri cubi di idrocarburi. Le operazioni hanno riguardato il prelievo carburante presente nei 15 serbatoi della nave e nella sala macchine.

Il piano si è articolato in una fase di perforazione e flangiatura dei serbatoi e una di pompaggio del carburante, “defueling”. Per la flangiatura sono state installate per ogni serbatoio due flange, che hanno permesso l’attacco delle tubature utilizzate nella fase del defueling per aspirare il combustibile e immettere acqua nei serbatoi di pompaggio del carburante. L’intervento è iniziato prima per i sei serbatoi esterni che contevano circa il 67% del combustibile, per poi passare ai nove serbatoi interni, arrivando così al prelievo complessivo dell’84% del carburante. La restante parte del carburante era contenuta nella sala macchine, che è stata l’ultima zone della nave in cui si sono svolte le operazioni.

Come sono controllati gli spostamenti e le deformazioni della nave?

La posizione e gli spostamenti della nave sono costantemente controllati attraverso un sistema di monitoraggio con funzione di Early Warning – Allertamento Rapido installato il 18 gennaio e attualmente operativo. I dati, condivisi con il Comitato tecnico-scientifico, consentono di verificare le condizioni di sicurezza delle operazioni e di valutare i movimenti della nave. Al sistema collaborano Centri di Competenza e altri istituti di ricerca. Il Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università degli Studi di Firenze ha il compito di coordinare l’attività scientifica e sintetizzare le varie attività di monitoraggio della nave. Il sistema di monitoraggio è costituito da tecniche e reti di monitoraggio indipendenti – es. interferometro radar, stazione totale robotizzata, ecc. – che permettono di misurare i movimenti dell’intero scafo, in tempo reale, ad altissima precisione. Gran parte dei sistemi trasmettono i dati via radio o su rete internet.

Redazione

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