di Andrea Tisano
Lo avevano chiamato il viaggio della speranza, e non ne capivo il motivo. Soltanto dopo averne fatto esperienza sulla mia pelle posso dire di trovarmi pienamente d’accordo. Il volo Ryanair da Pisa a Comiso è iniziato e si è concluso come una freddura: all’insegna dell’umorismo più triste.
Bisogna essere perfettamente consapevoli del fatto che se, da bravi studenti in bolletta o da vecchi pensionati o da casalinghe disperate, si opta per il risparmio, non ci si può atteggiare a delicate damine settecentesche, e delle dimensioni striminzite del bagaglio a mano non se ne fa un dramma. Il posto a sedere viene imposto dal caso? Tanto di cappello. Ma quando le due scomodità si sommano in modo nefasto c’è da correre ai ripari.
Iniziamo dal posto. Un numeretto e una letterina all’apparenza del tutto innocui. 1C. Nulla può far presagire al malcapitato passeggero che il sedile cui è destinato sia la postazione privilegiata per godersi uno spettacolo interattivo. Interattivo perché richiede il coinvolgimento di tutti gli arti e tutti i sensi. Lo spettacolo ha inizio con un gran risucchio: il malcapitato, tra i primi a salire sull’aereo, si siede – che dico – casca su una prima fila che più che una fila sembra un avamposto di trincea, schiacciata in mezzo ai due portelloni aperti sui fianchi del velivolo, e il poveretto si ritrova immerso in una corrente gelata che gli intirizzisce naso orecchie mani piedi, ogni cosa.
Davanti a lui nel frattempo la hostess continua ad accogliere gli altri passeggeri. Ricordiamoci che il malcapitato è sul lato corridoio del suo avamposto di trincea. Quindi oltre alla corrente gelata gli toccano le spallate, le gomitate, i colpi di borse e deretani, il lezzo di ascelle surriscaldate dall’attesa, le scortesie dei vecchi e le prepotenze dei giovani che per primeggiare si spintonano e s’aggrovigliano nel corridoio, nemmeno fosse il budello di Danzica. Ma qui viene il bello. I passeggeri hanno ingaggiato una lotta all’ultimo sedile perché sanno cosa attende gli ultimi arrivati di ogni singolo volo Ryanair.
Nonostante le dimensioni striminzite del bagaglio a mano imposte dalle tariffe di viaggio, i vani portabagagli degli aerei Ryanair riescono a non bastare per tutti i passeggeri. Finito lo spazio, le valigette degli ultimi quaranta arrivati vengono affidate alla hostess all’ingresso, che se le accatasta intorno come per costruirsi un fortino. Ovviamente i facchini tardano a etichettare gli sventurati bagagli che dovranno essere portati nella stiva, e questi vanno a formare un cumulo sempre più gonfio, che pigia contro le gambe del malcapitato in prima fila e minacciano di traboccare e rotolare fuori dal portellone ancora aperto. Nel frattempo un’altra hostess, sgusciando fra i mille ostacoli del budello di Danzica riesce a farsi largo fino al fortino. Cerca anche lei di barricarsi, quasi sull’orlo delle lacrime perché uno dei passeggeri l’ha insultata a squarciagola per gli ultimi cinque minuti. Il malcapitato potrebbe perfino sentirsi commosso alla vista della scena, forse ha addirittura gli occhi lucidi, o forse è solo la corrente gelata che glieli irrita.
Finalmente i facchini demoliscono il fortino delle due hostess, portano tutto nella stiva, chiudono i portelloni e l’aereo è pronto a partire. Con quaranta minuti di ritardo. Adesso bisogna fare tutto di fretta. Uno steward imberbe mima le istruzioni di sicurezza con rapidi gesti svogliati mentre delle matrone di mezza età dalla seconda fila lo stuzzicano con osservazioni indecorose sui pregi dell’uniforme (e qualcosa lascia intuire come queste gran dame abbiano formato il proprio galateo sui testi di E.L. James). L’aereo decolla bruscamente facendo sobbalzare lo steward (risolini sconci delle matrone), buca le nubi incendiate e in poco tempo siamo in crociera. Una crociera un po’ inusuale. Il pilota, infatti, ben deciso a recuperare il ritardo, sfreccia attraverso i cieli senza curarsi degli altri aerei. Intanto gli assistenti di volo si sono già liberati dalle cinture di scurezza e dagli altri gingilli, e possono fiondarsi a praticare quello che sembra più un mestiere da venditori ambulanti che da assistenti di volo.
D’altronde Ryanair deve pur compensare in qualche modo i prezzi stracciati dei biglietti. E lo fa smerciando a bordo la qualsiasi. Le hostess partono in formazione d’attacco con carrellini stracolmi di profumi in bottiglia, creme in barattolo, campioncini di cosmetici, snack di ogni forma dimensione e temperatura, di bevande gasate lisce artificiali al 100 per cento, di gratta-e-vinci. Sorprendente (o forse purtroppo no) dovrebbe essere il successo che hanno avuto i prodotti Ryanair. Il malcapitato ne può avere conferma vedendo la hostess già sull’orlo delle lacrime rientrare alla base vittoriosa, accolta dalle lodi dei colleghi per le sue doti da piazzista. Ma ancor più sorprendente è la faccia tosta con cui i passeggeri, dopo che − con una virata da far rivoltare le budella – il pilota si è tuffato sotto la pancia di un altro aereo a un incrocio, battono tutti le mani all’atterraggio. Sconvolto da tanto masochismo il nostro malcapitato scende dall’aereo e fugge dall’aeroporto senza più guardarsi indietro.
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