Il programma di Crocetta e le ‘anime morte’ di Pd e Udc

di Francesco Busalacchi

Va dato atto all’onorevole Rosario Crocetta di avere – unico finora tra i contendenti alla poltrona di presidente della Regione siciliana- presentato un draft sulle cose che intenderebbe fare se venisse eletto. E’ certamente una buona cosa avere un documento sul quale e del quale ragionare, mentre tutti gli altri si affannano a comporsi e ricomporsi tra loro, tutti rigorosamente per il bene della Sicilia (e vorrei vedere!).

Di una Sicilia di cui improvvisamente ed unanimemente, e in ciò anche Crocetta fa la sua parte, vengono scoperti i meriti, incarnati le istanze e il desiderio di riscatto, di libertà,di autonomia. Prevale su tutto il bisogno disperato da parte di qualcuno di presentarsi come l’incarnatore che più incarnatore non si può di queste esigenze. Si va da “Sicilia libera” a “Libera la Sicilia”, dai Forconi all’incredibile Hulk scatenato, dagli Autonomisti agli Indipendentisti fino agli Scissionisti (Tutti uguali a Jerry Calà nel film “Vado a vivere da solo” quando comunica la sua decisione ai genitori che però ci devono mettere i soldi). (a sinistra, foto tratta da ilsimplicissimus2.wordpress.com)

Detto questo i meriti del mini programma Crocetta finiscono.

Partiamo dal dato politico troncante: l’alleanza tra (un segmento) del Pd e l’Udc è innaturale, a meno che la distanza storica, etica, progettuale, conflittuale tra queste due forze politiche un tempo antagoniste non sia stata annullata. Orbene, sappiamo che un programma di governo è figlio di un accordo politico tra i partiti che lo reggeranno e dobbiamo presumere che anche quello di Crocetta lo sia. Altrimenti sarebbero vaneggiamenti. Per dimostrarlo analizzeremo alcune affermazioni (ed alcune omissioni) significative del programma e capiremo che quella distanza non è stata annullata e che siamo, più che di fronte ad un mini compromesso storico alla siciliana, ad un matrimonio di convenienza, di quelli fatti per ottenere la cittadinanza.

Cominciamo con una domanda: che significa essere il presidente di tutti i siciliani onesti? Che Crocetta chiederà il voto solo dei siciliani onesti e rifiuterà i voti dei disonesti? Oppure che appena eletto (da tutti, onesti o disonesti) governerà solo per gli onesti? E chi sono gli onesti? E i disonesti, quanti sono? Se sono la maggioranza, Crocetta può ritirarsi subito; se, come è ovvio, la stragrande maggioranza dei siciliani è fatta di persone oneste, Crocetta farebbe bene a convincerli con ben altri argomenti, evitando dichiarazioni illogiche e irrazionali.

Il discorso ci porta alla lotta alla mafia. Crocetta ci parla di eliminazione della mafia. Finalmente! Attenzione, non contrasto duro e implacabile, senza quartiere, ma addirittura eliminazione. Ci fa sognare… Ecco sta per dirci come farà! Poi però aggiusta il tiro. Con lui la mafia resterà fuori dalla porta. E’ pur sempre qualcosa… (a destra, foto tratta da sanguesulmuro.com)

Veniamo alle omissioni. La più grave: i costi della politica. Crocetta non ci dice se intende abbatterli. Dunque le Province restano. Dunque i Comuni di piccole dimensione restano. Dunque le indennità dei deputati regionali non saranno toccate. Ne prendiamo atto.

Seconda omissione: il precariato. Silenzio di tomba. Che vorrà dire? Che sorte riserverà Crocetta a questi poveri raccomandati scelti dalla peggiore politica in nessuna parte della società per proprio tornaconto elettorale? Lo sapremo alla prossima puntata.

Scendiamo nello specifico. Ambiente e territorio. Crocetta afferma di volere fermare la devastazione del territorio. Giustissimo. Ma perché solo fermare la devastazione e non ripristinate i luoghi già devastati, per esempio, a causa dell’abusivismo edilizio? Forse perché la regola enunciata da un presidente della Regione caduto in disgrazia, e cioè che le case abusive non saranno mai abbattute è ancora operante, o perché c’è di mezzo mezza Gela?

Ato e rifiuti. Crocetta sostiene che devono tornare in mano pubblica. E’ venuto il momento di dire basta con la cattiva informazione.

Il dibattito sulla gestione dei servizi idrici e dei rifiuti in Sicilia si è da tempo concentrato su due problemi che danno l’illusione di apparire risolutivi delle gravissime deficienze che caratterizzano questi servizi nel territorio e cioè: “acqua pubblica o acqua privata?” (nel caso idrico) e “termovalorizzatori sì o termovalorizzatori no?” (nel caso rifiuti).

Ad un osservatore esterno, proveniente da un qualsiasi paese considerato sviluppato dove questi problemi sono stati affrontati e risolti da tempo, o comunque da paesi dove sono in via di risoluzione, questi dibattiti appaino lunari se confrontati con la triste realtà che è invece riscontrabile quotidianamente in Sicilia.

Per evitare di ragionare del nulla è indispensabile chiarire il quadro legislativo che è derivato dalla sbornia di leggi sulla privatizzazione di servizi, referendum abrogativi e sentenze della Corte Costituzionale che si sono rincorsi freneticamente in questi ultimi anni. Proviamo a riassumerli:

allo stato attuale sia per l’acqua che per i rifiuti l’assegnazione della gestione dei servizi deve seguire la normativa europea, che mette sullo stesso piano le tre forme di gestione: dell’affidamento in-house, della società mista con socio scelto per gara e della concessione a terzi anch’essa per gara;

la società in-house deve rispettare i tre principi della proprietà unicamente pubblica, della prevalenza delle attività nei confronti del soggetto pubblico proprietario e del controllo analogo; inoltre la sua attività va considerata nel perimetro del soggetto pubblico proprietario e quindi va sottoposta al patto di stabilità e deve rispettare la normativa pubblica per assunzioni e per l’acquisizione di lavori, servizi e forniture;

non esiste nessuna legge, a livello nazionale, che impone una ripubblicizzazione del servizio idrico, e la Corte Costituzionale ha bocciato leggi regionali che prevedevano questa eventualità, sostenendo che questa materia è relativa a concorrenza e ambiente e come tale di competenza esclusiva dello Stato; qualunque legge regionale volesse ripercorrere la stessa strada sarebbe certamente impugnata dal Commissario dello Stato e subirebbe la stessa sorte delle altre; la legge di settore che rimane valida per l’acqua e i rifiuti è il Dlgs. 152/2006 e successive modifiche;

Logicamente nulla impedisce che il servizio idrico venga gestito da una società in-house, ma questa scelta deve dimostrarsi superiore alle altre alternative possibili su un piano di efficienza economica ed efficacia gestionale e non per scelta politica.

Cultura e turismo. Drammatica è l’identificazione della cultura come fruizione dei beni culturali e l’identificazione di essa con i musei e le fiumare. E’ alla nostra acculturazione che dobbiamo pensare, e poi a portare i turisti a Gibellina. Bisogna garantire la programmazione nei teatri d’opera, e di prosa, nelle sale da concerto, negli auditorium di tutta l’Isola, procedere a restauri e apertura di teatri, e garantire in tutta l’Isola stagioni, manifestazioni, eventi. La cultura non sono i canterini pelororitani, ma le grandi masse delle nostre fondazioni. Bisogna abolire i finanziamenti a tutte le manifestazioni che ci lasciano nell’ignoranza e lavorare per l’affinamento del gusto e per la crescita culturale.

Discorso analogo per l’istruzione, anch’essa dimenticata da Crocetta, forse perché non è al corrente del grande ruolo che può esercitare la Regione nel settore. Ma tant’è, il mare della Formazione è molto più pescoso.

Crocetta è sibillino e reticente su Turismo, Pesca e Industria e non ci resta che attendere approfondimenti.

Infine, nel suo programma Crocetta dedica ai giovani e alle donne l’attenzione che meritano. Frasi fatte e luoghi comuni. Evidentemente il futuro non lo interessa.

 

Redazione

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