Il prestito da un miliardo di euro per pagare le imprese? E’ incostituzionale

Il Governo regionale di Rosario Crocetta si accinge a presentare un disegno di legge che autorizzerebbe la Regione siciliana a contrarre un prestito da un miliardo di euro con la Cassa Depositi e Prestiti. Con questi soldi la Regione non effettuerebbe investimenti, ma pagherebbe i debiti alle imprese. In pratica, la Regione dovrebbe contrarre un debito di un miliardo di euro per pagare spesa corrente. Questo non è consentito dalla legge, trattandosi di un atto incostituzionale. 

Non siano noi ad affermarlo: lo ha affermato lo scorso anno l’ufficio del Commissario dello Stato per la Sicilia. Lo scorso anno il Governo regionale di Raffaele Lombardo – assessore all’Economia Gaetano Armao – ha presentato a Sala d’Ercole una manovra che, tra le altre cose, autorizzava la Regione a contrarre un mutuo di oltre 500 milioni di euro. Il Governo regionale dell’epoca ha provato di arrampicarsi sugli specchi, cercando di spiegare che buona parte di questo prestito sarebbe servito per improbabili investimenti.

Giustamente, COSTITUZIONE ALLA MANO, l’Ufficio del Commissario dello Stato ha impugnato questa parte della legge,precisando proprio che un’amministrazione pubblica non può contrarre prestiti per pagare spesa corrente.

Quello che sta succedendo in queste ore all’Ars è ancora più grave di quello che è avvenuto lo scorso anno. Per due motivi. In primo luogo perché il Governo Crocetta vorrebbe autorizzare la Regione a contrarre un prestito dall’importo quasi doppio rispetto a quello proposto lo scorso anno dal Governo Lombardo. In secondo luogo perché il Governo Crocetta e l’assessore all’Economia, Luca Bianchi, dicono a chiare lettere che con questo miliardo di euro non debbono effettuare investimenti, ma vogliono pagare i debito con le imprese. In pratica, vogliono che il Parlamento siciliano autorizzi un prestito da un miliardo per pagare la spesa corrente.

Questa legge, come ha stabilito lo scorso anno l’ufficio del Commissario dello Stato, sarebbe incostituzionale. E’ una legge destinata soltanto a mettere in difficoltà l’ufficio del Commissario dello Stato per la Regione siciliana che, sullo stesso argomento, non potrebbe pronunciarsi, a distanza di un anno, in modo diverso.

Il Commissario dello Stato non può smentire se stesso. Ne andrebbe di mezzo la credibilità di un ufficio che, fino ad oggi, ha agito sempre con lealtà, correttezza e nel rigoroso rispetto dei principi costituzionali.

Ringraziamo il signor Giuseppe Pezzino che ci ha fornito lo spunto per questa riflessione.

 

Giulio Ambrosetti

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