Quella che ieri sera appariva come una certezza, questa mattina, dalle parti di palazzo d’Orleans, ci si augura che sia diventata soltanto una minaccia, dopo una nottata che magari ha portato consiglio. Ma intanto i vicinissimi al governatore non hanno dubbi: Nello Musumeci ha convocato per mezzogiorno la giunta di governo per annunciare all’esecutivo le sue dimissioni e consegnarle, nel pomeriggio, all’Aula.
Nessun piano B, nessuna ipotesi – al momento e stando così le cose – di rimpasto o azzeramento della giunta. Nessun ribaltone. Il presidente piuttosto preferisce prendere atto dell’implosione della sua coalizione e rimandare gli elettori alle urne.
Sarà davvero un mezzogiorno di fuoco, quello della giunta fissata per le 12 di oggi. Gli scontri degli scorsi giorni, il clima di tensione che da mesi si respira all’interno della maggioranza, un governo in ostaggio dei franchi tiratori all’Assemblea regionale. E ancora, gli attacchi trasversali, da Micciché a Razza, dagli assessori ai deputati e viceversa, le assenze nei giorni dell’esame della Finanziaria, da Calderone a Genovese, fino a Figuccia, Caronia e La Rocca Ruvolo, in congedo nella seduta in cui si è votato il bilancio. Il braccio teso dei Cinque Stelle e l’intenzione – ferma – di Musumeci di tenere fede al patto con gli elettori, che alle scorse regionali hanno scelto, sì, lui. Ma sostenuto da una precisa coalizione di governo.
Sono in molti in queste ore a tentare la via della mediazione col governatore che, però, appare irremovibile anche agli occhi dei suoi uomini più vicini. Di certo sarà una giunta molto intensa e contrastata. Al termine della quale sarà chiaro se gli assessori saranno riusciti a fargli cambiare idea. O se l’aula sarà chiamata per approvare una finanziaria tecnica, di servizio, per poi ratificare le dimissioni del governatore e dare appuntamento ai siciliani ai seggi elettorali.
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