Ora, al di là degli aspetti politici, quello che sta succedendo in Sicilia – alle istituzioni autonomistiche dell’Isola – è un po’ paradossale. Siamo davanti a un presidente della Regione che si è dimesso. E di un vice presidente che, a propria volta, si è dimesso. Domanda: chi regge, a questo punto, la ‘barracca’ della Regione siciliana? Cerchiamo di riassumere, per grandi linee, la situazione che si è venuta a creare.
Il presidente della Regione, Raffaele Lombardo, nell’ultima fantasia governativa (il riferimento è alle quattro o cinque giunta che ha cambiato in quattro anni), si inventa una giunta con 12 assessori ‘tecnici’. Ai quali viene assegnata un’indennità piena sulla base di una delibera di giunta e non di una norma. Di questo vuoto legislativo macroscopico si accorgono, lo scorso aprile, durante la discussione sulla manovra finanziaria, gli uffici del commissario dello Stato (e la Corte dei Conti?).
Gli assessori regionali ‘tecnici’ avrebbero dovuto restituire la maggiorazione delle indennità. Per ‘salvarli’ si opta per una norma a ‘sanatoria’ che avrebbe dovuto essere impugnata, ma che non viene impugnata dal commissario dello Stato.
Qualche mese dopo, sull’onda di una vicenda giudiziaria, il presidente Lombardo si deve dimettere. Siccome non ha mai nominato un vice presidente della Regione – altra anomalia – lo nomina prima di rassegnare le dimissioni. Il designato è l’assessore alla Salute, Massimo Russo.
Subito dopo si apre un dibattito surreale su che cosa può fare o non fare un presidente della Regione dimissionario. Quando, nell’inverno del 2008, il predecessore di Lombardo, Totò Cuffaro, si è dimesso – anche lui per una vicenda giudiziaria – ha delegato tutto all’allora vice presidente della Regione, Lino Leanza.
Lombardo – che alla fine si è dimesso pure per una brutta vicenda giudiziaria – lascia intendere che opererà anche da dimissionario. E chiede – così si racconta – pareri ai giuristi di turno. Viene per l’occasione riesumato una sorta di ‘regolamento’ adottato dopo le dimissioni di Romano Prodi dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Cosa c’entri questo regolamento con un presidente della Regione che si dimette per una vicenda giudiziaria non si capisce.
Tutto questo, come abbiamo già detto, è surreale: perché un presidente della Regione che si dimette non si dimette a metà: si dimette e basta e lascia l’ordinaria amministrazione al vice presidente.
Ma in Sicilia – terra di giuristi ‘creativi’ – non c’è accordo nemmeno sul concetto di ordinaria amministrazione: cos’è, infatti, l’ordinaria amministrazione? Cosa si può fare da presidente della Regione siciliana dimissionario, visto che Lombardo non ne vuole sapere di andare a casa?
Si può procedere con qualche nomina, nonostante la legge blocca-nomine approvata dall’Ars? Già fatto: nominato il direttore generale dell’Arpa.
Si può revocare qualche nominato sostituendolo? Già fatto: via il consiglio di amministrazione dell’Irsap e nomina di un commissario. Operazione portata avanti dalla giunta dimissionaria in assenza dell’assessore al ramo, Marco Venturi, titolare delle Attività produttive. (Non è un atto amministrativo di poco conto: paliamo della liquidazione degli ex Consorzi per le aree di sviluppo industriale e della gestione dell’organismo unico che li ha sostituiti).
Ora arrivano le dimissioni del vice presidente, Massimo Russo. Domanda: chi convoca la giunta, visto che presidente e vice presidente sono dimissionari? E chi nominerà un secondo vice presidente? Può un presidente della Regione dimissionario nominare un nuovo vice presidente? Questa nomina rientra tra gli atti “indifferibili e urgenti”?
In tutto questo oggi è il 30 agosto. Domani scadono i mandati dei direttori generali delle Aziende sanitarie e ospedaliere della Sicilia. Il Governo, anzi l’assessore alla Salute, dovrebbe nominare i commissari. Magari privilegiando la ‘trasformazione’ degli attuali direttori generali in commissari.
Chi effettuerà queste nomine? L’assessore dimissionario, Massimo Russo? O il nuovo assessore alla Salute che dovrebbe essere nominato non si capisce bene da chi?
Certo, una cosa a Lombardo bisogna riconoscerla: oltre ad aver incasinato la Sicilia, bloccando quasi tutta l’amministrazione regionale e trascinandosi nel baratro più del 50 per cento dei Comuni dell’Isola, ha creato ‘fattispecie’ giuridiche che i libri di testo non prevedono: 12 assessori ‘tecnici’, un vice presidente della Regione non parlamentare, le ‘dimissioni operative’ del presidente della Regione e, adesso, le dimissioni del vice presidente della Regione con il presidente già dimesso: un assessore di un Governo dimissionario che si dimette da assessore…
Ultima domanda: non è che tutta questa ‘bordelliata’ che si sta creando finirà per configurare la violazione dello Statuto? Ci mancherebbe pure il commissariamento con il rinvio delle elezioni regionali…
Avrebbe picchiato la moglie e la figlia minorenne. A Vittoria, in provincia di Ragusa, un…
Mancavano solo - si fa per dire - il voto sul maxiemendamento e quello su…
Il Comune di Catania ha diffuso una nota con la quale fornisce alcuni dettagli utili…
Oltre quattromila botti illegali, per un peso di oltre 170 chili di prodotti pirotecnici, appartenenti alle categorie…
Incidente sull'autostrada A29 Palermo-Trapani. Un tir che trasporta delle bombole di gas è uscito di…
Furto con spaccata nella lavanderia self service Speed Queen, a Palermo. Alcuni ladri sono riusciti…