Tutti contro il ponte sullo Stretto. Tranne Salvini e i suoi ovviamente. Questo è emerso dalle audizioni di oggi della commissione nazionale Ambiente alla Camera dei deputati. Sul banco degli imputati soprattutto la nuova formula, con la parcellizzazione dei lavori, che verranno approvati passo dopo passo. Inizia il comitato Invece del ponte, con il suo presidente Guido Signorino che ammonisce: «Le disposizioni contenute nel decreto legge Infrastrutture sono l’ennesima ingiustificata forzatura procedurale che con l’obiettivo di accelerare la realizzazione di un progetto ancora fragile sotto il profilo amministrativo, tecnico, economico e sociale si pongono in palese contrasto con le regole e le norme sia nazionali che europee».
«Sulla realizzazione del ponte c’è l’assoluta incertezza temporale sulla fase costruttiva e la paura dei territori è che i cantieri finiscano per rimanere lì come ecomostri e incompiute – rincara la dose la sindaca di Villa San Giovanni, Giusy Caminiti – L’opera ponte non può essere immaginata come una sommatoria di tanti lotti e il paradosso è che anche la fase degli espropri o della realizzazione del blocco ancoraggio del ponte possano essere considerati come una fase costruttiva. Cosa succede se a questa fase costruttiva non seguirà altro? Il danno sarebbe inimmaginabile».
E se la Cgil parla del rischio di «costruire una cattedrale nel deserto», più pesante ancora ci va Arcangelo Francesco Violo, presidente dell’ordine dei Geologi e componente della Rete professioni tecniche: «Il decreto legge 35 del 2023 aveva previsto la necessità, per esempio dal punto di vista degli aspetti geologici, sismici e tettonici di quell’area, di aggiornare il progetto definitivo del 2011 alle nuove conoscenze sopravvenute – dice – Ci sono anche le osservazioni del Mase. È un po’ difficile che su questi aspetti si possa andare addirittura a spostare l’approvazione del progetto esecutivo, che proprio per questo decreto ha il compito di accogliere e portare avanti anche prove sperimentali, nelle fasi costruttive. Riteniamo che alcune questioni debbano essere ben chiare e approfondite e approvate già nella fase prima dell’avvio delle costruzioni, per non trovarci con delle sorprese che possono minare la realizzabilità dell’opera».
Ma l’opinione più autorevole è quella di Giuseppe Busia, presidente dell’Anac. «Si è capito che il termine del 31 luglio 2024, inizialmente fissato come termine per l’approvazione del progetto esecutivo è naturalmente irrealistico e va procrastinato. Però nel decreto viene totalmente cancellato e sarebbe opportuno fissare un termine: averlo è essenziale per valutare lo svolgimento dell’opera» dice e in merito all’approvazione del progetto esecutivo che si prevede per fasi costruttive differenti aggiunge: «Proprio un’opera come il ponte sullo Stretto deve avere un progetto esecutivo unitariamente considerato, altrimenti si rischierebbe di approvare singole fasi del progetto senza essere certi che queste fasi vadano a collegarsi l’una con l’altra. Bisogna avere una visione unitaria». Ma c’è di più, una perplessità che riguarda anche i costi di realizzazione: «Riguardo al ponte sullo Stretto e al venire meno del parere previsto in passato da parte del Consiglio di Stato si ritiene che questo parere sia utile al governo a fianco a quello del Cipes. Se possibile sarebbe utile, data l’importanza dell’opera, ripristinare e tenere conto del parere del Consiglio di Stato. Inoltre ci sono alcune disposizioni che fanno riferimento alla verifica dei costi: è importante unitamente al progetto avere una trasparenza ampia sui costi, questo è essenziale per valutare i vincoli di bilancio e la compatibilità con l’articolo 72 (che impone di non superare il limite del 50 per cento rispetto a spesa iniziale – ndr) opportunamente previsto dal decreto fin dall’inizio. Se il ministro ha bisogno di più esperti è giusto che possa avvalersene ma la cosa importante è che l’asseverazione, che ha a che fare con oneri, costi e piano finanziario, sia affidata anche alla Corte dei conti oltre che al Cipe e alle commissioni parlamentari».
«Non ci sono dubbi sulla certezza, né indeterminatezza sui costi. Non c’è tantomeno un rischio di incompiuta, perché il progetto è assolutamente fattibile» replica l’amministratore delegato della Stretto di Messina Pietro Ciucci, che ha parlato di incertezze solo per quello che riguarda l’aspetto temporale della realizzazione dell’opera.
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