Il Pd prova a uscire dall’angolo, Mentre nel centrodestra Leontini e Bufardeci…

Disarticolato dalla vittoria di Leoluca Orlando a Palermo, il Pd siciliano cerca di trovare una strategia che, per ora, non c’è. Più che un orchestra, il Partito democrarico sembra un coro stonato. Se appena tre mesi fa i vari Antonello Cracolici, Giuseppe Lumia e la corrente Innovazioni di Nino Papania e Francantonio Genovese non nutrivano alcun dubbio sul sostegno al Governo Lombardo, pur tra i dubbi e i mal di pancia della base, oggi i dubbi fanno parte del loro presente e del loro immediato futuro.

Il capogruppo all’Ars, Antonello Cracolici, almeno a parole, annuncia il disimpegno del Pd dal Governo. Stasera Papania e Genovese sono più espliciti e lasciano trapelare l’ipotesi di una mozione di sfiducia. Cosa, del resto, adombrata dallo stesso segretario regionale del partito, Giuseppe Lupo, uscito rafforzato dall’Assemblea regionale del partito di domenica scorsa, visto che i suoi avversari interni non sono riusciti a disarcionarlo.

La mossa del Pd, o meglio, della corrente Innovazioni, sembra dettata più dalla paura che da una strategia. L’appoggio al Governo Lombardo non paga più. Soprattutto in termini elettorali. In più il presidente della Regione si è preso due mesi di tempo – un vantaggio incredibile – che utilizzerà per ‘pilotare svariate centinaia di nomine (alcune, importanti, le ha già fatte, come abbiamo raccontato stamattina).

Il Pd siciliano è finito in una posizione scomodissima. Deve recuperare un rapporto con la base, delusa dalle scelte degli ultimi quattro anni. E deve provare a recuperare a sinistra dove ormai la competizione – a partire da Palermo – è diventata sempre più aspra. Aver portato dalla propria parte Sel di Nicki Vendola non si è rivelata una scelta vincente. Anzi. Perché nel capoluogo siciliano buona parte dell’elettorato non ha seguito il partito del presidente della Regione Puglia. I voti di Sel, in gran parte, sono finiti alla Federazione della sinistra e, forse, in parte ai grillini.

Il problema – con Orlando sindaco di Palermo diventato un punto di riferimento per un’alternativa al centrodestra alle prossime elezioni regionali – è che questo schema può benissimo essere riproposto nelle altre otto province. Le condizioni politiche ci sono tutte, perché il Pd, logorato dal rapporto con Lombardo, non è più credibile.

Da qui la marcia indietro un po’ tardiva di Papania e Genovese. Che, come già accennato, non escludono la mozione di sfiducia al presidente Lombardo. Un passo che non risolverebbe comunque i problemi del Pd siciliano, che in questa fase non ha nemmeno un candidato alla presidenza della Regione. E che con molta difficoltà riuscirà – ma ci riuscirà? – a riaccreditarsi in uno schieramento di centrosinistra. Per il semplice fatto che Orlando, che ha vinto a Palermo andando al di là dei partiti, potrebbe anche provare a riproporre lo schema alla Regione. Magari con un candidato, per l’appunto, al di fuori degli schieramenti politici classici.

Diverso il discorso nel centrodestra. Se Orlando ha scompaginato i giochi un po’ trasformisti di Lombardo e Pd, l’assemblea dei ‘dieci’ di ieri ha rimesso in gioco il centrodestra siciliano. Il legame tra il Pid e una parte del Pdl si va già stabilizzando. Coinvolgendo quasi tutte le componenti dello stesso Pdl (il più sospettoso, verso questo accordo, sembrava Giuseppe Castiglione, che forse sognava di essere il candidato alla presidenza della Regione) e di Grande Sud.

Se il centrosinistra il candidato alla presidenza della Regione dovrà cercarselo – con molta probabilità – al di fuori della politica classica, nel centrodestra siciliano in via di ricomposizione i candidati ‘politici’ possibili sono invece tanti: c’è il già citato Castiglione con poche possibilità (in primo luogo, sussurrano i maligni, dovrebbe convincere la sua famiglia, cioè il suocero, cioè il senatore Giuseppe Firrarello); quindi il solito Gianfranco Miccichè, anche lui un po’ logorato; e poi due candidature di spessore: quella di Innocenzo Leontini, attuale capogruppo del Pdl all’Ars, e quella di Titti Bufardeci.

In ogni caso, la partita è aperta. Su tutt’e due i fronti.

Giulio Ambrosetti

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