Accelerare la fine del governo Crocetta e provare a smarcarsi, guardando già oltre, alle prossime elezioni regionali. Sono queste le parole d’ordine in casa Pd. È quanto emerge dalle parole del segretario siciliano Fausto Raciti e dalla vicesegretaria del partito nazionale, Debora Serracchiani. Quest’ultima, intervistata da Repubblica, parla di «situazione insostenibile» e di «un’agonia politica che il Pd non può permettersi». Mentre Raciti prova a prendere le distanze da alcune scelte del governo regionale, individuando nel cerchio magico di Crocetta i veri responsabili: «In questi giorni il dibattito riguarda la gestione della sanità – afferma il segretario a Radio Anch’io su Radio1 -. Quando c’è stata la scelta sulla nomina dei manager il Pd, e io per primo, ci siamo messi di traverso perché ritenevamo che ci fossero molte forzature e logiche non convincenti fino in fondo, che avevano il sapore della spartizione. Oggi le intercettazioni riportano a quel momento, in cui ci fu un aspro conflitto tra il Pd e Crocetta. Molto della responsabilità di quelle scelta è attribuibile a un circuito molto stretto, su cui Crocetta ha fatto leva, il cosiddetto cerchio magico. O c’è il cerchio magico o c’è il Pd, entrambi non possono convivere».
Il Partito democratico, principale protagonista dei due anni di legislatura, stacca dunque la spina al governo. A contribuire in maniera determinante alla scelta è stato il discorso di Manfredi Borsellino, secondogenito del giudice ucciso da Cosa Nostra, che ha attaccato duramente le istituzioni regionali durante la commemorazione per la strage di via D’Amelio. «Quanto ha detto Manfredi – ha affermato Serracchiani – raccontando la solitudine e il calvario della sorella Lucia, le difficoltà, le ostilità e le offese subite solo per adempiere al suo dovere di assessore alla Sanità, quasi un corso e ricorso della vicenda del padre Paolo, mi hanno scosso». Le parole del fratello di Lucia Borsellino hanno squarciato un velo, restituendo un quadro della realtà allarmante. Fino al giorno prima il Pd siciliano, però, non trovava «ragioni per interrompere la legislatura». Poi il vento è cambiato. «La nostra – dice oggi il segretario Raciti – è una valutazione politica. Crocetta ha fatto della sua caratura antimafia la cifra dell’azione politica, ed è questa caratura quella che è stata messa in discussione dalle parole di Manfredi Borsellino. Penso che il nostro compito sia dare una valutazione politica e amministrativa sulla giunta».
Lo stesso Manfredi Borsellino è cosciente di quanto il suo discorso ha inciso sulle scelte politiche. «La partita Borsellino – spiega oggi in un’intervista al Mattino – era stata liquidata in un attimo dopo quelle dimissioni provocate da chiacchiere, maldicenze e attacchi. Quattro pedine risistemate e via. Con le mie parole si è rimesso tutto in gioco. Si sono scossi tutti. Lucia non poteva parlare e ci ho pensato io. Nulla di concordato. Nell’aula magna del palazzo di giustizia – aggiunge – mi sembrava di rivivere lo stesso sconforto di Rosaria Schifani ai funerali di 23 anni fa. Fortunatamente è stato un attimo, solo un attimo, poi è prevalso l’ottimismo che ci hanno lasciato i nostri cari caduti a Capaci e in via D’Amelio».
Domani Crocetta riferirà all’Ars. In queste ore il presidente continua a difendersi, a dichiarare di non volersi dimettere. Ma il quadro è in rapida evoluzione, perché il Pd ha ormai deciso di liberarsi della sua figura. «Il problema – sottolinea Raciti – non è dimettersi, farlo cadere. Il problema è come costruire una proposta politica per il futuro. Questo è un fatto che riguarda non solo noi ma anche gli alleati e il Pd nazionale, è un fatto che va letto con la giusta cautela e fermezza».
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