LO SCANDALO DELLA FORMAZIONE PROFESSIONALE NON HA INDEBOLITO FRANCANTONIO. CHE STA IMPONENDO AL PARTITO UN PROPRIO SODALE – BASILIO RIDOLFO – ALLA SEGRETERIA PROVINCIALE DEL PARTITO. LE PROTESTE DI GIOACCHINO SILVESTRO E LUCIA TARO CELI
C’è poco da fare, nel PD dello Stretto il menù non cambia: chi si vuole sedere a tavola nel Partito Democratico si deve sorbire il piatto unico: ‘Pesce stocco alla Genovese’…
Lui, l’autore di questa ‘ricetta’ gastronomico-politica è Francantonio Genovese, conosciuto anche come ‘L’acqua lo bagna e il vento l’asciuga’. Intrighi, traghetti, formazione professionale: tutto scorre, ma Francantonio, leader del PD di rito messinese, rimane al proprio posto.
Inamovibile lui e inamovibili i suoi. Sempre in sella. Sempre pronti a comandare. C’è da eleggere – anzi, da nominare – il nuovo segretario provinciale del PD? Francantonio ha un nome pronto: quello del Sindaco di Ficarra, Basilio Ridolfo.
Tutti d’accordo? Sì e no. Tra i dirigenti del Partito che hanno detto “sì” ci sono Panarello, Laccoto, La Monica, Intelisano, Beninati. Ma ci sono anche quelli che hanno detto “no”. Tra questi, l’ex parlamentare regionale, Gioacchino Silvestro.
Sua una lunga dichiarazione al quotidiano on line tempostretto. L’occasione per chiedere “un confronto limpido e trasparente”. E, a proposito dell’accordo unitario, Silvestro precisa: “L’accordo unitario non permette tutto questo. Gli accordi unitari nel PD di Messina non funzionano. L’abbiamo visto prima con Gallo e poi con Bartolotta che sono stati eletti con la stessa piattaforma con la quale sarà eletto Ridolfo. Nessun impegno mantenuto e certamente non per responsabilità personale di Gallo e Bartolotta , ma perché è il sistema del rito messinese del PD ad impedire l’innovazione necessaria. E così sarà con Ridolfo. Sarebbe stato più utile per tutti un confronto a viso aperto su due alternative: quella che si raccoglie attorno all’on. Genovese e quella di chi in questi anni ha cercato di cambiare il corso delle cose. Era necessaria una candidatura alternativa e un raggruppamento di forze che la sostenesse. Non c’è stata né l’una, né l’altro e per questo sono pessimista circa le sorti del PD.
Critica anche Lucia Taro Celi che, sempre su tempostretto, attacca: “Non mi sembra che la scelta del nome del futuro segretario provinciale risponda a criteri di confronto e segnali quella svolta radicale di cui il PD in città e in provincia ha assolutamente bisogno per riprendere un minimo di credibilità e di consenso. Le ragioni per cui non voterò il sindaco di Ficarra non sono personali, dal momento che non ho il piacere di conoscerlo, ma riconducibili ad alcune precise considerazioni. La richiesta di senso di responsabilità e di unità rivolta a tutte le anime del Partito fatta dal reggente regionale Lupo contraddice il suo totale disimpegno nei confronti della delicata vicenda messinese, dai fantomatici circoli alla inesistente agibilità democratica interna durante l’egemonia di Genovese. La scelta di un nome appartenente a quella egemonia chiama in causa l’aspetto etico oltre che giudiziario degli apparati di controllo del consenso e chiama in causa anche l’immagine del Pd e la sua credibilità tra la gente. Non capisco le ragioni per le quali non si è lavorato per una candidatura alternativa in grado di incarnare passione, trasparenza, cambiamento, anche a rischio di perdere. Ma la città avrebbe colto il segnale, un segnale ormai ineludibile se vogliamo costruire un PD all’altezza dei tempi e della crisi che attanaglia, oggi, le fasce più deboli oltre che negarne, talvolta, la dignità. Spero che ci siano ancora margini di ripensamento e di ascolto. Nel frattempo,preferisco sentirmi eretica.
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