Hanno ricevuto l’ennesima proroga proprio in questi giorni. Il loro calvario sarebbe dovuto finire a maggio scorso e, invece, è stato prolungato fino ad aprile 2016. Sono trenta famiglie che vivevano in vicolo Bernava, vicino il tribunale di Palermo, e che, a seguito dei lavori per il passante ferroviario, hanno avuto ingenti danni strutturali alle loro case. Il 6 giugno del 2014 sono stati evacuati in tutta fretta, potendo prendere solo l’indispensabile dalle loro abitazioni e lasciando tutto il resto. Ognuno di loro ha dovuto cercare un appartamento in affitto che il Comune paga ogni mese. Da allora non hanno più potuto mettere piede nelle loro case per motivi di sicurezza e ancora oggi non sanno che fine faranno le loro abitazioni.
Cinque anni fa in quella zona sono cominciati gli scavi per la costruzione del passante ferroviario a cura della società Sis. Ben presto, però, tecnici e operai hanno trovato l’acqua e per rinsaldare le fondamenta dei palazzi hanno fatto un’operazione di carotaggio e hanno iniettato cemento e acqua. I primi palazzi di vicolo Bernava furono evacuati per ragioni di sicurezza, ma i lavori continuarono. «Li sentivo lavorare la notte – racconta Stefania Soldano che viveva li – poi la mattina del 6 giugno 2014 alle 8 mentre facevo colazione mi hanno citofonato e mi hanno detto di scendere di corsa prendendo solo il necessario. Però da allora non ho potuto più mettere piede in casa mia». Non sanno che fine faranno le loro case, non riescono a parlare con l’assessore Arcuri e ad avere un dialogo con l’amministrazione.
«Molto probabilmente le nostre case saranno abbattute – continua Soldano – e per noi ci sarà un indennizzo, ma questo indennizzo non dovrebbe essere considerato a prezzo di mercato, perché ovviamente adesso quelle abitazioni sono molto svalutate. Inoltre vorremmo che venissero conteggiati nel risarcimento anche i danni morali e psicologici che abbiamo subito. Siamo stati buttati in mezzo a una strada e ci è stato detto di cercare una casa in affitto che ci avrebbero pagato ogni mese, ma noi avevamo anche una vita, un lavoro e una famiglia. Tutto è stato accantonato per la ricerca di una casa, creando enormi disagi alle nostre vite. In più ogni mese ci obbligano ad andare alla sede della Sis per prendere l’assegno perché non ci fanno i bonifici, un altro disagio e perdita di tempo per noi». La consegna dei lavori sarebbe dovuta avvenire due anni fa, ma allo stato attuale i lavori sono fermi, le famiglie sono evacuate e il Comune paga ogni mese l’affitto per 30 famiglie.
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