Il passaggio di consegne tra Accorinti e De Luca Gag, telefonate del papa e ricordo delle promesse

«Le cose bisogna dirle senza cattiveria e con amore per la città, certo ora però ci aspettiamo quello che hai promesso: che qui dentro ci sia il casinò, che passi il tram volante e che ci siano solo cinque dirigenti». Renato Accorinti, nell’ultimo giorno da padrone di casa, passa la campanella, e con essa la guida di Messina, a Cateno De Luca. E si rimette subito i panni antichi: quelli di chi vigila sull’amministrazione e la incalza. Il sindaco uscente ha iniziato subito, ricordando al suo successore le promesse della campagna elettorale. Non sono mancate le gag, una su tutte. Dopo aver parlato Accorinti si blocca, prende il cellulare dalla tasca: «Scusate, mi è arrivata una telefonata… pronto, Francesco? No, è impegnato in questo momento». Scherza sulla chiamata che De Luca avrebbe ricevuto due giorni fa dal papa, che la sala stampa vaticana non conferma né smentisce. Il nuovo sindaco sorride, i suoi sostenitori in aula rumoreggiano. Ma è lo stesso De Luca a calmarli e a chiedere per l’amministrazione Accorinti «un sincero applauso».

«Siamo obiettivi e non te lo può negare nessuno – ammette il neo eletto – Come ho già detto, avete risollevato Messina, adesso noi continueremo da dove voi avete concluso e il mio grazie va a quello che avete fatto, perché se nel 2013 non ci fosse stato questo cambio di prospettiva degli elettori messinesi, con la tua elezione, oggi io non sarei qui». Quindi dona ad Accorinti la fascia tricolore che ha indossato fino a qualche giorno fa. «Se mi permetti, vorrei che la tenessi tu come ricordo – ha detto De Luca – Ti chiedo invece di aiutarmi a indossare quella che mi è stata regalata dai presidenti di quartiere». I due sindaci fuori sistema si stringono quindi la mano. 

Nel messaggio di Accorinti l’augurio che De Luca continui nel solco tracciato dalla sua amministrazione e allo stesso tempo il monito rivolto ai cittadini di controllare e vigilare l’operato del nuovo sindaco. Accorinti ricorda le condizioni disastrose in cui ha trovato il Comune e cita «la rivoluzione culturale» che ha cercato di portare avanti: «Per esempio nei rapporti con Reggio Calabria, non più rivale. Oggi tante cose le facciamo insieme, come la protezione civile, io ho nominato due assessori reggini, mai successo dal 1948».

De Luca, rispondendo anche alle sollecitazioni del suo predecessore, ribadisce che il suo è un piano che «durerà dieci anni», ed è su questo tempo che dovranno essere valutate le promesse «innovative» fatte. I primi cinque anni, dice, saranno quelli del «tagliando», e serve una prima fase di «ritorno alla normalità» per Messina. Quindi torna a parlare della continuità con chi gli sta accanto: «Una cosa che accomuna me ed Accorinti l’ho detta ieri: voglio che i cittadini mi vogliano bene non chiedendomi provvedimenti che danneggiano la meritocrazia». Alla fine una bambina dona a De Luca un portachiavi. «Così – dice – ci metti le chiavi della città». 

Simona Arena

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