Il Parlamento siciliano costa 158 milioni Negli ultimi tre anni riduzione di solo il 4%

Se volete fare imbestialire Giovanni Ardizzone, eletto esattamente tre anni fa (cinque dicembre 2012) presidente dell’Ars, basta parlargli di casta. Nel corso del primo, duro inverno di questa legislatura, Ardizzone dovette affrontare una severa campagna di stampa, portata avanti da Il Sole 24 ore e Il Fatto quotidiano, che ricordavano, numeri alla mano, l’enormità dei costi della politica siciliana. Sprecopoli o privilegio da cui non si vuole uscire? Nell’estate del 2014 lo stesso Ardizzone, a processo di razionalizzazione della spesa compiuto, intervenne duramente ricordando come l’Ars avesse effettuato rispetto al passato una riduzione dei costi di 40 milioni di euro per le spese dei deputati, di 27 per quanto riguarda il personale. «Tagli senza precedenti», aveva commentato Ardizzone. 

Oggi, mentre è atteso il varo della prossima legge finanziaria con un bilancio regionale che non si riesce a chiudere, i numeri che certificano i costi di funzionamento e di gestione dicono che il parlamento siciliano costa 158 milioni di euro all’anno. Cioè circa il quattro per cento in meno del 2013 (quando erano 164 milioni) e due milioni in meno dell’anno scorso. A incidere sul totale sono soprattutto le spese obbligatorie: per ben 139 milioni 488mila 500 euro, cioè l’88 per cento. Dentro questa maxi voce, poi ci sono i vari capitoli di spesa: 26 milioni 690mila euro sono assorbiti dal personale dipendente e quasi il doppio dai dipendenti in pensione50 milioni e 600mila euro. In totale quindi, i costi per pagare chi lavora e chi ha lavorato a palazzo dei Normanni ammontano a circa 77 milioni. Rispetto ai dati diffusi dai quotidiani nazionali nel 2013, su questa singola voce c’è stato un risparmio di circa dieci milioni di euro. A questi vanno aggiunti gli ospiti del Palazzo, cioè i 90 deputati per cui la spesa della Regione nel 2015 è di 16 milioni 258mila euro. Mentre il contributo per il funzionamento dei gruppi parlamentari arriva a 700mila euro l’anno.

La gente da fuori continua ad interrogarsi sulle cose semplici: le spese telefoniche, il ristorante, le pulizie, su quanto viene a costare una legge ai siciliani. 650mila euro l’anno le spese per servizi di caffetteria e di ristoro, 600mila euro l’anno di servizi di pulizia, disinfestazione, smaltimento dei rifiuti, servizi igienici ed acquisto di prodotti igienico sanitari. Quasi duemila euro al giorno, contando una media di 330 giorni l’anno. Le spese telefoniche e telematiche contenute nell’ultimo bilancio sono pari a 350mila euro e comprendono i costi relativi alla manutenzione della centrale telefonica e alla rete di trasmissioni dati. Ammontano a 80mila euro le spese di cancelleria, mentre per il restauro del patrimonio bibliografico lo stanziamento è di 20mila euro. 

Il presidente Ardizzone in materia di razionalizzazione di costi, sente di avere la coscienza pienamente a posto: «Sono convinto del fatto che i giornalisti scriveranno sempre e soltanto in una direzione, per me parlano i fatti ed i numeri. Siamo assolutamente e del tutto consapevoli della necessità, non della discrezionalità del processo di contenimento della spesa. Per quanto mi riguarda ho provveduto per il prossimo bilancio ad azzerare il capitolo dei contributi, riducendo al minimo le spese di rappresentanza e quelle del cerimoniale. Vorrei precisare che gli altri consigli regionali ed il parlamento nazionale girano intorno ai problemi, noi siamo andati oltre». Ardizzone è atteso a presiedere la terza seduta d’Aula sulla sfiducia a Crocetta: «Il presidente della Regione mi ha comunicato che giovedì sarà a Roma per impegni istituzionali al Quirinale, sarebbe auspicabile un rinvio a venerdì, ma sarà la conferenza dei capigruppo a pronunciarsi». 

Giuseppe Bianca

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